Il corpo negato. Tre discorsi sulla castità in età moderna, EDB, Bologna 2014 (original) (raw)

Intertestualità e processi compositivi in …ed insieme bussarono e Rima di Franco Donatoni, in Franco Donatoni. Gravità senza peso. Atti del convegno (Parma, 30 novembre 2013), a cura di Candida Felici, LIM, Lucca, 2015, pp. 233-252.

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Corpi fragili, cose forti. Brancati e la debolezza come antifascismo (in Scritture del corpo, Pisa, ETS, 2018)

Analizzare la dimensione della corporeità nell’opera di Vitaliano Brancati significa rendersi conto che non si tratta di “un tema", ma piuttosto, di una pista ermeneutica che ci consegna una lettura di questa presunta “scrittura dell’eros” estremamente distante dalla vulgata del gallismo e della satira di costume. Dimensione che esplode violentemente nella produzione del secondo dopoguerra, dando vita a narrazioni che brulicano di corpi stravolti, esplosi o mutilati, che formano un teatro della crudeltà dagli esiti fantastici e perturbanti. Il contributo documenta l’ipotesi che la corporeità costituisca la colonna vertebrale della narrativa di Brancati anche prima degli anni Cinquanta, a cominciare dagli dal romanzo Gli anni perduti. A tal fine, si isolano i temi della fragilità e della debolezza dei corpi, che segnano tanto la scrittura, quanto la biografia di Brancati: giovane riformato al servizio di leva per via della sua gracilità e professore antisportivo, che rifiuta di accompagnare gli alunni alle parate, pur rimanendo ingabbiato in un sistema di istruzione che insegna la forza, la virilità e l’energia. Una fragilità dal valore ideologico, quindi, che sbatte in faccia al lettore la violenza dei conflitti bellici del Novecento, ma anche la miseria inevitabile della condizione umana, assumendo un significato che è, insieme, storico ed esistenziale.

"Quel pezzetto di ippocampo è qualcosa che manca»: scritture sul corpo in "Non luogo a procedere" di Claudio Magris

Comparatismi, 2019

Portraying the breakdown of Time and History, Claudio Magris' Non luogo a procedure (2015) deals with the consequences of «Postmodern Dark Ages» (see L'infinito viaggiare, 2005) which crack the narrative texture and, at the same time, outline a new textual space; a space in which writing grasps reality, converging towards a deep word-world mimesis The current essay seeks to investigate how the prominent role of the body, in Non luogo a procedere, turns to assess the primacy of a rhetoric level where the body itself becomes a starting point of a thematic dia-chrony. By addressing corporeal geographies of Non luogo a procedere, the novel reveals itself as a true and proper organism, tainted by the poisons of History.