Meccanismi e trattamento delle broncopneumopatie da inalazione perioperatorie (original) (raw)

EMC - Anestesia-Rianimazione, 2011

Abstract

ABSTRACT Le broncopneumopatie da inalazione perioperatorie rappresentano una complicanza frequente e potenzialmente grave. La loro reale frequenza è, tuttavia, difficile da precisare e, probabilmente, è ampiamente sottostimata, poiché il processo di inalazione passa spesso inosservato. Benché siano state spesso associate all’anestesia generale, in particolare in ostetricia, restano responsabili di una morbilità e di una mortalità non trascurabili, pur essendone, attualmente, una causa meno frequente. Esse insorgono soprattutto nei pazienti con fattori di rischio, in particolare di origine digestiva, operati in urgenza. La fase di induzione è la più esposta. Si verificano anche nella fase postoperatoria, in terapia intensiva, associate a disturbi della coscienza, a lesioni neurologiche responsabili di anomalie della deglutizione, a un’astenia intensa, a un’alimentazione enterale e a un’età avanzata. L’inalazione di liquido gastrico molto acido è all’origine di un’aggressione chimica polmonare di gravità proporzionale al volume di liquido inalato. La presenza di particelle solide alimentari, anche in una soluzione poco acida, può essere anch’essa responsabile di un quadro clinico grave. Il quadro clinico dell’inalazione può essere di gravità molto variabile, andando da un quadro quasi asintomatico a un quadro molto acuto, a volte asfittico e, a volte, evolutivo verso una sindrome di distress respiratorio acuto e una fibrosi polmonare. Le complicanze infettive sono classiche, o secondarie, nel quadro di un’aggressione chimica, o di comparsa più rapida e più frequente, in caso di inalazione di un liquido gastrico e orofaringeo colonizzato. Le pratiche della terapia antibiotica non sono chiarite. La prevenzione dell’inalazione è essenziale. In anestesia, l’individuazione dei pazienti a rischio, l’applicazione delle regole di digiuno preoperatorio e la realizzazione di una procedura di induzione a sequenza rapida con una pressione cricoidea restano le principali misure. Nella fase postoperatoria e in terapia intensiva, la prevenzione passa attraverso il rigore nell’applicazione delle cure di nursing e nel controllo delle modalità di somministrazione dell’alimentazione. L’insorgenza di un’inalazione di liquido digestivo e delle sue conseguenze polmonari ha una frequenza e una morbilità ampiamente sottostimate. Benché costituisca l’ossessione dell’anestesista, essa compare molto più spesso in altre situazioni, in particolare nella fase perioperatoria. Può provocare dei quadri clinici di aspetto e di gravità molto variabili. Mendelson pubblicava, nel 1946, una casistica clinica relativamente poco grave, ma dimostrava, attraverso uno studio sperimentale, il rischio rilevante dell’inalazione di liquido gastrico acido. Benché il suo nome sia spesso stato attribuito a questa sindrome, riservandolo piuttosto alle forme gravi secondarie all’inalazione di liquido gastrico acido, molti studi clinici e sperimentali hanno, in seguito, dimostrato che la gravità non era appannaggio di queste forme e che anche le particelle d’origine alimentare potevano essere responsabili di quadri gravi. Molti studi epidemiologici hanno cercato di precisare il contesto di insorgenza, i fattori predisponenti e le possibilità di prevenzione. Essi hanno dimostrato che le inalazioni sono divenute una complicanza poco frequente dell’anestesia generale e che sono, in genere, associate a disturbi neurologici con alterazioni della coscienza e della deglutizione, a un’alimentazione enterale e a disturbi gastrointestinali postoperatori.

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