Recensione a: Giovani Musulmane in Italia. Acocella e Pepicelli (a cura di) (original) (raw)

Recensione a C. Esposito, Il Nichilismo del nostro tempo, Carocci 2021

I castelli di Yale, 2021

Esposito mette a fuoco i segni che in più di un secolo il nichilismo ha tracciato, considerandoli non appena come effetti, ma come processi in corso che schiudono prospettive nuove. Tra le righe dei grandi autori del nostro tempo, da Philip Roth a Foster Wallace, da Houellebecq a Sacks, nonché nella grande narrativa delle serie televisive degli ultimi anni, da True Detective a Westworld, la cronaca di Esposito dà voce a una ferita che si riapre, come l’attesa di qualcosa che balugina nel nulla.

Recensione a: G. Campagna, Messina Judaica. Ebrei, neofiti e criptogiudei in un emporio del Mediterraneo (secc. XV-XVI), ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2020, in Ho Theologos (2020) 2-3

Ho Theologos, 2020

Recensione a: G. Campagna, Messina Judaica. Ebrei, neofiti e criptogiudei in un emporio del Mediterraneo (secc. XV-XVI), ed. Rubbettino, Soveria Mannelli 2020, pp. 246, € 18,00 in Ho Theologos, QUADRIMESTRALE DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA «S. GIOVANNI EVANGELISTA» -PALERMO, Anno XXXVIII (2020) 2-3 , pp. 391-393

Chiesa Popolo di Dio. Recensione di Paola Cavallari

Ogni volta che mi ritrovo di fronte all' espressione Opzione preferenziale per i poveri, sempre mi si evoca una l'immagine di pietà popolare più potente che io conosca: il brano di Simone Weil in cui lei dà conto di quel kairos che stravolge la sua vita: l'attimo in cui si imbatte in una processione di un popolo povero. Da agnostica quel era, diviene cristiana. Il racconto fa venire i brividi: una scena evangelicamente epica. Evoca lo scenario in cui Gesù chiama Simone e Andrea, dicendo loro "Seguitemi". Una chiamata analoga seduce Simone Weil, in rapimento estatico davanti a quel popolo di donne e uomini pescatori che si raduna in cerimonia devozionale, semplice e insieme sovrabbondante. Lì scatta una scintilla. Perché nella Parola si squaderna la koinonia tra Poveri e Regno di Dio e la bellezza escatologica si fa carne. Ma un altro pensiero, evangelico anch'esso, sbalza dalla superficie su altri: le donne, tra i poveri, sono le ultime tra gli ultimi, ancor più "minime", "scarti", perché della loro sventura estrema non c'è parola, poiché la lingua le cancella; non nel Vangelo, però, dove anche le donne prostituite-dai maschi-sono innalzate. Ho esordito parlando di poveri/povere nell'ambito della chiesa perché è la sollecitudine nei loro confronti a dominare l'orizzonte discorsivo del libro di Paolo Cugini, Chiesa Popolo di Dio, dall'esperienza brasiliana alla proposta di papa Francesco (EDB

Ida Zilio-Grandi, Le virtù del buon musulmano (recensione)

Studi Maġrebini, 2021

Un’intensa riflessione sui Nomi Bellissimi. Si può leggere anche così il recente lavoro di Ida Zilio-Grandi, che si propone di «illuminare l’elemento morale necessariamente sotteso alla religione islamica». In un contesto in cui ancora una volta l’attenzione è pressoché totalmente catturata dal tema del jihadismo e del fondamentalismo, il volume propone una documentata e partecipata meditazione sui valori etici veicolati dall’esperienza di fede musulmana.

Rivista di Storia del Cristianesimo 18 (2021) - Recensione di Francesco Tacchi a "Gli anni della pazienza"

Rivista di Storia del Cristianesimo, 2021

L'elegante volume che la Fondazione Ezio Franceschini pubblica per la collana "La mistica cristiana tra oriente e occidente" (33) raccoglie otto contributi sul cuore, inteso sia come organo sia come sede dei sentimenti, in particolare dell'amore. La miscellanea si apre con una perlustrazione "cardiaca" in chiave teologica, L'estaticità del «cor» nelle «Confessiones» di Agostino (pp. 3-48) di Gaetano Lettieri, il quale analizza l'interpretazione agostiniana di cor sotto una prospettiva cristologica. Il cor è per il vescovo di Ippona, oltre che l'organo della vita spirituale, «l'estaticizzazione paolina della mens cristiano-platonica» (p. 47). Esso è considerato come un punto estatico che dipende dal Dono della Grazia: l'essere umano non può ottenere la redenzione con i propri mezzi perché la Grazia è libera, non condizionata da meriti o peccati. Nel cuore l'uomo confessa la propria debolezza e loda l'incommensurabile Dono della Grazia. Al «padre che studiava e curava il cuore con amore» Donatella Manzoli dedica il lavoro Per l'archeologia della rima cuore amore (pp. 49-74). La studiosa rileva la presenza della coppia rimante cuore-amore nella letteratura italiana delle sue origini, nei poeti della scuola siciliana e negli stilnovisti, e ne sottolinea la notevole fortuna nel Trecento per impulso di Petrarca. In una rapida divagazione musicale, dimostrato l'ingresso della rima dalla letteratura nella librettistica d'opera, Manzoli arriva a individuarne la presenza nella musica italiana dal xix sec. fino ai nostri giorni. Come emerge dall'interrogazione effettuata sul database mqdq, della coppia cor e amor risultano dieci occorrenze nella poesia latina classica, mentre essa ricorre con più frequenza nei poeti tardoantichi: dalle diciassette occorrenze in nove poeti si ricava che «il nesso», fatta eccezione per Draconzio (Orest. 155) e Massimiano (3, 12), «gravita sempre nell'orbita dell'amore per Dio» (p. 61), mentre nel solo Venanzio Fortunato si registrano sedici occorrenze, tra le quali spiccano le sei del nesso cordis amore, un «felice conio venanziano» (p. 66) che trova facile collocazione nel secondo emistichio del pentametro grazie al dattilo e al trocheo (non allo spondeo, come invece si legge a p. 66) che lo costituiscono. A differenza dei tardoantichi Venanzio, tranne in due casi (Carm. x, 6, 65-66 e Carm. app. xvi 5-8), impiega amor in riferimento al «sentimento verso esseri umani, come vescovi, dignitari, Agnese e Radegonda» (p. 67). Di Venanzio si sottolinea lo sperimentalismo espressivo consistente nel riuso di forme lessicali o di stilemi desunti dai classici e dai tardoantichi con una tale larghezza da divenire tessere esemplari per la produzione poetica latina posteriore-da Aldelmo di Malmesbury ai poeti carolingi fino a quelli dei secc. x-xiii-«e forse, per vie ancora da accertare, anche per i poeti in lingua italiana» (p. 67). I risultati cui perviene Manzoli sono confermati dai numerosi casi in cui amor nella produzione classica è associato a pectus, il termine che statisticamente più di cor indica la sede dei sentimenti; proprio questi casi illuminano il senso di espressioni venanziane quali meo … corde tenendus amor (Carm. iii, 24, 6), interiora mei cordis amore tenes (Carm. ix, 10, 2), corda ligabat amor (Carm. iv, 9, 16) e cuius (scil. Christi) amore sacro corda ligata manent (Carm. app. xvi, 8), espressioni che poggiano tutte sull'immagine elegiaca dell'amore che risiede nel cuore (cfr. ad es. Ov., Am. i, 1, 26 … in uacuo pectore regnat Amor; 2, 8 … possessa ferus pectora uersat Amor; Rem.