Primo Levi, un «lettore strampalato» (original) (raw)
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Primo Levi, nostro contemporaneo?
Lineatempo, http://lineatempo.ilsussidiario.net/sites/default/files/5\_Neppi\_Primo.pdf), n. 3/2014
Alterazione dell'ambiente, post-umanità, rischi di autodistruzione dell'uomo: quali aspetti del pensiero di Primo Levi possono essere considerati come pertinenti per riflettere su questi argomenti?
Una “furtiva occhiata d’allarme”. Primo Levi, Prometeo e il Golem
Religioni Fantastiche e Dove Trovarle. Divinità, Miti e Riti nella Fantascienza e nel Fantasy , 2-3-4-5-6 luglio , Velletri (Roma) , https://www.fantasymagazine.it/29861/religioni-fantastiche-e-dove-trovarle , 2019
Il contributo intende analizzare la convergenza di tre «mitologemi» (Kerény, Lévi-Strauss) in alcuni racconti di Primo Levi dedicati alla figura del golem, in relazione ai temi della poiesi, «antropopoiesi» (Pianzola) e autopoiesi. Partendo dal modello offerto nel Tanakh, Levi rielabora il mito più volte: nei racconti fantastici, fantascientifici e «fanta-biologici» (Calvino) sovrappone il Golem (sinonimo di robot in ebraico moderno) all’evoluzione tecnologica (su cui si informava tramite «Scientific American») e alla mitologia greca (Prometeo e Pigmalione). Nella torsione distopica le innovazioni tecnologiche degenerano, amplificando l’«euforia prometeica» (Cassata) degli anni Sessanta sull’onda della rinascita politico-economica del tempo. Fino a giungere all’apocalittica «minaccia di de-umanizzazione» (Hagen), la cui morale invita ad un «ottimismo strumentale» (Levi) di fronte alle catastrofiche (e possibili) alterazioni del Golem, ora «Prometeo scatenato» (Jonas). L’oggetto creato assume ruolo e valore di co-protagonista, come la statua di Pigmalione (che Levi ricorda nel 1982): già negli anni Settanta, peraltro prefigurando diverse innovazioni odierne come la stampante tridimensionale o la realtà virtuale, Levi intuiva il sinistro potere della tecnologia e della tecnica. Di fronte ad una modernità sempre più evoluta e pericolosa, che ha permesso tragici stermini di massa, cedeva forse a quella «tentazione del monito» e alla «meta-etica» (Berti), presentandola come baluardo dell’umanità nei suoi racconti. Si raffigura però una post-umanità (Pianzola), specialmente nei racconti distopici, le cui parole-chiave sono meticciato, ibridazione e contaminazione. Rappresentata, in particolare, dall’intertestuale e «affascinante dialogo con la mitologia classica e biblica, con le leggende ebrai¬che, con la fantascienza» (Barenghi): un dialogo che il presente contributo intende analizzare ed interpretare, definendolo in qualità di «tema, mitologema e processo» (Pianzola).
«Coltivare percezione e ricettività»: Primo Levi scrittore etico
Atti della Summer School Etica e didattica della letteratura Le responsabilità della fictio nella post-truth era (Lecce, 18-22 luglio 2022), 2023
Il pericolo con gli autori come Levi consiste in un eccesso di retorica celebrativa che porta spesso a incensarlo come fosse un altarino o un cadavere imbalsamato, rendendolo un monumento o un’icona liofilizzata, per così dire, e dimenticandosi di partire dalla materialità dei testi e della sua opera letteraria. La lezione di Levi è in gran parte insondata, e la sua eredità risiede proprio nella forza di porre alcuni problemi e domande ancora oggi irrisolti. Si tratta, lo vedremo, di domande e interrogativi di natura etica, come emerge già in questa sua frase di auto-presentazione: «Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali».
Primo Levi, I sommersi e i salvati
"Allegoria", n. 79: Canone contemporaneo, a cura di Anna Baldini e Martina Mengoni. Articoli di Martina Mengoni, Domenico Scarpa, Marco Belpoliti, Niccolò Scaffai
Primo Levi. L'arte di un "testimone integrale
Kaiak, 2015
Primo Levi. L'arte di un "testimone integrale" 1 di Raffaella Di Castro L'espressione "testimone integrale" è usata da Primo Levi in un passo di I sommersi e i salvati diventato ormai famoso. Nel porlo al centro delle seguenti riflessioni, vorrei accostarlo a un altro brano, tratto da La scrittura o la vita, di Jorge Semprun, altro superstite-scrittore, con l'obiettivo di mostrare la vicinanza tra i due testi che sembrano a prima vista antitetici. […] non siamo noi, i superstiti, i testimoni veri […]. Noi sopravvissuti siamo una minoranza anomala oltre che esigua: siamo quelli che, per loro prevaricazione, abilità o fortuna, non hanno toccato il fondo. Chi lo ha fatto, chi ha visto la Gorgone, non è tornato per raccontare, o è tornato muto; ma sono loro i "mussulmani", i sommersi, i testimoni integrali […]. Noi toccati dalla sorte abbiamo cercato, con maggiore o minore sapienza, di raccontare non solo il nostro destino, ma anche quello degli altri, […] ma è stato un discorso "per conto terzi", il racconto di cose viste da vicino, non sperimentate in proprio. La demolizione condotta a termine, l'opera compiuta, non l'ha raccontata nessuno, come nessuno è mai tornato a raccontare la sua morte. I sommersi, anche se avessero avuto carta e penna, non avrebbero testimoniato, perché la loro morte era cominciata prima di quella corporale. Settimane e mesi prima di spegnersi, avevano già perduto la virtù di osservare, ricordare, commisurare ed esprimersi. Parliamo noi in loro vece, per delega. 2 È il 12 aprile 1945, il giorno della liberazione di Buchenwald. La storia insomma è fresca. Non occorre uno sforzo particolare della memoria. Né una documentazione degna di fede […]. La morte è ancora al presente. Ha luogo sotto i nostri occhi, basta guardare. […] La realtà è lì a portata di mano, la parola pure. Tuttavia mi sorge un dubbio sulla possibilità di raccontare. Non che l'esperienza vissuta sia indicibile. È caso mai invivibile, che è tutt'altra cosa […]. È qualcosa che non riguarda la forma di un racconto possibile, ma la sua sostanza. […] Soltanto coloro che sapranno fare della loro testimonianza un oggetto artistico, uno spazio di creazione, o di ricreazione, riusciranno a raggiungere questa sostanza, questa densità trasparente. Soltanto l'artificio di un racconto abilmente condotto riuscirà a trasmettere in parte la verità della testimonianza. 3 1 Queste riflessioni sono la rielaborazione di due conferenze, tenute nell'ambito dell'iniziativa Attraverso le arti.
The article analyses two books, by Sergio Luzzatto and Frediano Sessi, which deal with the complex and controversial issue of Primo Levi's brief partisan career. The piece raises some issues about Luzzatto's interpretation of Levi's Resistance and also makes some observations about the role of the historian in contemporary Italy.