NUOVO (DIS)ORDINE MEDITERRANEO (original) (raw)

LA GRANDE MADRE MEDITAZIONI MEDITERRANEE

I. Le pagine che seguono sono all'insegna di un'evasione e di un ritorno 1. Di un allontanamento, innanzi tutto, dal Nord, regno dell'attivismo sfrenato e di una greve malinconia, alla volta del Mediterraneo, illuminato dalla «serenità dionisiaca» 2 e accogliente come una «seconda Grande Madre» 3. Fin dalle prime battute, Jünger inscrive, così, il suo ritorno in Sardegna entro una dimensione mitica, numinosa e archetipica che getta luce su un altro episodio emblematico: la visita all'antica città di Biblo, sede, come sappiamo grazie a Frazer, del culto di Adonis e di Ishtar, «la grande dea madre, incarnazione delle energie riproduttive della natura» 4. Come ha osservato Alfonso di Nola, la ricostruzione dello studioso scozzese si basava su una visione evoluzionistica del corso della storia, culminante nel progresso scientifico, latore di indiscutibili vantaggi sotto il profilo intellettuale, morale e materiale. Tuttavia, il quadro tracciato da Frazer non è privo di ombre. Lungi dal formulare una filosofia della storia vicina alla teoria comtiana dei tre stadi, che implicava il passaggio dal predominio della religione a 1 In un'intervista rilasciata nel 1969 Jünger riconobbe che «la fuga ha giocato un certo ruolo nella mia vita» (E.

MEDITERRANEO. LE APORIE

L’esperienza del mare non può prescindere dall’insieme di contraddizioni che hanno originato la nascita della filosofia, a partire dalla rivelazione di una doppiezza: l’essere uno e molteplice, eterno e diveniente, identico e differente. Nulla può accadere, separandosi dall’indistinzione dell’infinito (apeiron), senza essere preso all’interno di polarità che non possono risolversi l’una nell’altra, che non si lasciano afferrare da una dialettica risolutiva. Gli opposti che non si annullano, né si sintetizzano, definiscono un’aporia. Si tratta di un pensiero dei confini, per definizione, predisposti all’attraversamento, eppure segnati dall’impossibilità del passaggio. Su di essi non si può conservare un’identità predefinita, né rimanendo nella propria, né assumendo quella dell’altro. Si sperimenta piuttosto un’identità spartita, che rimane fra-i-due, senza poter essere esclusivamente né l’uno né l’altro. Il confine può rappresentare un passaggio (pas), oppure una negazione (pas)1. In esso si accoglie ciò che di nuovo può accadere, l’arrivante, ma anche ciò che si rifiuta ad ogni determinazione. Ogni confine esplicita un rapporto con la fine, con quella mancanza che attraversa ogni singolarità e la consegna all’altro, producendo una condizione in cui non si è mai pienamente presenti a se stessi, piuttosto segnati dalla anacronia, da un differimento. Ancora prima della relazione, sul confine si con-divide la forma della relazione, la differenza come separazione e insieme come legame. Ogni confine rimane indecidibile rispetto alla definizione delle identità. È impossibile distinguere con certezza il dentro dal fuori, l’amico dal nemico. Il confine mette in discussione la proprietà, il diritto, riguarda una condizione in cui si accoglie a partire da uno spazio che non si possiede, dunque ci si rivolge a chi è già al proprio confine, a chi a sua volta ci offre ospitalità. L’aporia si presenta laddove sono attive due leggi altrettanto cogenti − la legge della singolarità e la legge del numero, l’identità e la differenza, la sovranità e la giustizia, il diritto e l’ospitalità. − dove il dovere di corrispondervi non può contare sulla forma di una regola determinata. È proprio di fronte a questa indecidibilità che la scelta assume senso e non è la semplice esecuzione di un dovere.

IL " NUOVO ORDINE " DI HITLER

Estratto da Prometeo, n° 133, anno 2016, Mondadori Editore. Una ricognizione sulle radici, la natura e gli esiti del Generalplan Ost nazista

MEDITERRANEO, L'INVASIONE DEGLI ALIENI

Treccani.it Atlante, 2023

Dove sono gli alieni? Viene spontaneo guardare verso il cielo e le stelle. Invece è il caso di tenere d’occhio il Mediterraneo. Perché quelli cui ci riferiamo sono strani ma non extraterrestri. Semmai li scoviamo nel luogo “sbagliato”: non dovrebbero essere nel Mare nostrum, bensì in acque tropicali: dalla lepre di mare (o Aplysia dactylomela), mollusco erbivoro svolazzante sott’acqua, al Melibe viridis, un lumacone carnivoro con una testa gelatinosa che setaccia il fondale, degno di un film fanta-horror; dal “bruttissimo” e, soprattutto, velenosissimo pesce pietra (Synanceia verrucosa) al pesce chirurgo (Acanthurus monroviae), con la coda tagliente come un bisturi.

LA NUOVA DIASPORA CURDA

Limes, 2013

L'IRAN TORNA IN CAMPO 193 Dal Kurdistan siriano, un flusso costante di rifugiati varca il confine con l'Iraq e approda nel campo profughi di Domiz. Il business dei peshmerga. Le mire inconfessabili di Barzani. L'emergenza umanitaria rischia di sabotare i fragili equilibri iracheni.

PAOLO DI TARSO, QUASI UN LENIN MEDITERRANEO

Come si fa a recensire il libro di un filosofo come Slavoj Žižek, star mondiale del pensiero pre/post/trans? Uno che, vivo e vegeto, a colazione può godersi la lettura dell'International Journal of Žižek Studies? Che dalle prime righe di un qualsiasi suo libro ti trascina su un ottovolante speculativo da cui atterri stordito? Se non sei un lettore ben temperato il rischio è di venire sballottato tra idee e contro idee e di sentirti, alla fine, un verme. Non mi risulta che tra le tipologie dell'argomentare filosofico ci sia la civetteria, anche se Georg Simmel gli ha dedicato un acuto saggio cent'anni fa. Žižek ti strizza l'occhio, poi ti volta le spalle e di nuovo ti prende per mano per abbandonarti subito dopo. Qualche volta sembra stupirsi da solo della propria arditezza intellettuale o della trita banalità che gli è appena sfuggita. Se poi ci mette di suo anche la meritoria casa editrice che traduce l'accademico titolo del libro qui in questione Paul's New Moment. Continental Philosophy and the Future of Christian Theology con San Paolo Reloaded. Sul futuro del cristianesimo, si capisce che non c'è solo Žižek a zizekkare.

L'"ULTIMA" MEDAGLIA D'ORO CONCESSA DAL DUCE

P. Cappellari, Eori d'Italia. Documenti della Mostra della Rivoluzione Fascista, Edizioni del Centenario, Roma, 2020

Sulle Medaglie al Valor Militare concesse durante la Repubblica Sociale Italiana non esiste uno studio esaustivo. Si dispone solamente di un elenco di nomi-diciannove per la precisione-di coloro che furono insigniti di Medaglia d'Oro 1 ed alcuni richiami ad altre decorazioni nei libri che trattano la storia di questo o di quel reparto. L'elenco delle Medaglie d'Oro della RSI, oltretutto, è fermo alle concessioni date fino al 3 Gennaio 1945 e si ignora se, successivamente, furono date ulteriori decorazioni. Tutto questo per la dispersione e la distruzione degli archivi avvenuta all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, aggiunto al fatto che la Repubblica Italiana non riconosce ufficialmente questi encomi. Nelle carte della Presidenza del Consiglio dei Ministri della RSI conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato vi sono, però, diverse segnalazioni su queste decorazioni che potrebbero chiarire la situazione o, comunque, far luce su tanti episodi di valore compiuti dai combattenti della Repubblica Sociale Italiana oggi sconosciuti. Un esame di questo carteggio ha rilevato, tra l'altro, un fatto poco conosciuto: la RSI seguì le pratiche di concessione delle decorazioni iniziate prima dell'8 Settembre, su fatti d'armi con protagonisti militari delle Regie Forze Armate. È il caso, ad esempio, del Guardiamarina Piero Ceriana, decorato motu proprio dal Duce della Medaglia d'Argento al V.M. "ai dispersi", per un episodio di cui fu protagonista nell'Aprile 1943: Imbarcato su silurante partecipava a numerose missioni di guerra dando prova di elevato senno del dovere e di cospicua capacità professionale. In una missione di scorta ad importante convoglio, avvistava nottetempo una formazione navale nemica, coadiuvava con senso di ardimento e perizia il Comandante nell'audace ed immediato attacco che portava al danneggiamento e successivo affondamento di una delle unità. Squarciata la sua unità nell'esplosione di un siluro che provocava il rapido affondamento, s'inabissava con essa scomparendo in mare. Esempio di noncuranza del pericolo sino all'estremo sacrificio e di assoluta dedizione al dovere ed alla Patria. (Mediterraneo Centrale, 16 Aprile 1943-XXI) 2. Ceriana, classe 1921, studente del Politecnico di Torino, si era arruolato Volontario e venne imbarcato sul Torpediniere "Cigno" che venne affondato nel Canale di Sicilia il 16 Aprile 1943, durante la scorta ad un convoglio che portava gli ultimi rifornimenti alle truppe italiane impegnate nella lotta mortale in Africa Settentrionale. La concessione della Medaglia d'Argento è stata, a quanto pare, confermata dall'apposita commissione del Ministero della Difesa della Repubblica Italiana: Sulla "Cigno" il Guardiamarina Piero Ceriana (Ufficiale di rotta), sceso in coperta, raggiunse la radio e-mentre la nave affondava-avvertì le navi del convoglio, che seguivano ad alcuni chilometri, dell'attacco in corso, trasmettendo loro l'ordine di porsi in salvo. Non sopravvisse; alla sua memoria fu conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare 3. Dal 1956, in suo onore, il Circolo Vela di Porto Recanati (Macerata) organizza la Coppa "Ceriana", una storica regata. Tra le carte della Presidenza del Consiglio dei Ministri della RSI compare un'altra concessione interessante, questa volta una Medaglia d'Oro. Potrebbe essere l'ultima Medaglia d'Oro al Valor 1 Cfr. Medaglie d'