«Sopra le tenebre del mio povero inchiostro»: Biagio Marini e la musica sacra (original) (raw)
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«Alli spiriti armonici, et gentili». Fortunato Martinengo e il Lucidario in musica di Pietro Aaron
Philomusica on-line, 2016
Nel breve corso della propria esistenza il conte Fortunato Martinengo (Arco di Trento 1512 - Vienna 1552) mostro in piu occasioni un interesse spiccato per le arti e in particolare per la musica, tant’e che il pittore Moretto e il teorico musicale Pietro Aaron gli dedicarono rispettivamente il Ritratto di gentiluomo (ora alla National Gallery di Londra) e il Lucidario in Musica, pubblicato a Venezia nel 1545 dallo stampatore Girolamo Scotto. Nel testo dell’Aaron compare un elenco del tutto eterogeneo di cantori a libro e di interpreti di cui si provera a dare conto alla luce delle relazioni politiche e delle inquietudini spirituali del conte bresciano. Traccia, queste ultime, di un’aspirazione a giocare un ruolo attivo e propositivo nelle scelte politiche e culturali del proprio tempo.
2019
La presente scheda di catalogo riassume e riporta le novità già rese note dallo scrivente sulla pala di Brera di Carlo Bononi, un tempo a Fabriano e rimpatriata per la prima volta in occasione della mostra "La luce e i silenzi. Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento", allestita nella Pinacoteca Civica Bruno Molajoli e alla Cattedrale di San Venanzio. Le pagine della bozza definitiva qui caricata hanno subito un leggero slittamento nel catalogo della mostra per via delle ultime modifiche e aggiustamenti del volume prima della stampa. Il testo e la veste editoriale tuttavia sono gli stessi della scheda pubblicata.
Revista de literatura medieval, 2023
Nella rappresentazione dell'oltremondo dantesco, fin dai canti d'esordio, il Purgatorio si configura come il regno della monodia liturgica per eccellenza 1. Al suo interno le anime, sorprese dallo sguardo indagatore del protagonista, intonano sempre un versetto appartenente al repertorio salmodico o innodico che conferma-nel contenuto letterario del brano citato e nelle modalità dell'intonazione descritte dall'autore-la cornice morale dei singoli luoghi (Ardissino 2020: 55-79). Le intonazioni liturgiche, usate in funzione di contrappasso, non costituiscono, però, l'unica espressione musicale del secondo regno 2. L'organizzazione, crediamo, sia invece più complessa: la musica partecipa della creazione architettonica dei diversi spazi purgatoriali e li dispone e relaziona tra loro in una prospettiva progressiva e ascensionale 3. L'edificazione sonora del regno che «'l mal amor de l'anime disusa» si sorregge sui seguenti elementi: il rapporto di continuità e alternanza tra le diverse voci che risuonano nei luoghi attraversati dal protagonista, le altezze sonore, i loro timbri, le modalità espressive che le caratterizzano, il carattere dei
Marco Ruggeri INTRODUZIONE ALLA MUSICA VOCALE SACRA DI P. DAVIDE DA BERGAMO
Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti (Zanica 1791-Piacenza 1863), giunse nel Convento dei Frati Minori di S. Maria di Campagna nel 1818 ed ivi svolse la restante e lunga parte del suo ministero sacerdotale, sino al 1863. 1 Con il suo arrivo a Piacenza, il frate bergamasco si inseriva in un contesto nel quale la presenza del musicista da chiesa era tradizionalmente riservata soltanto alle mansioni di organista e non a quelle di maestro di cappella. La basilica piacentina, infatti, nonostante il suo prestigio artistico e architettonico e al suo non indifferente peso nella vita ecclesiale della città, fin dalle epoche più lontane usufruiva stabilmente soltanto di un organista mentre, per le sporadiche occasioni in cui era richiesta la presenza di musica vocale a più voci e strumentale, chiedeva soccorso a maestri di cappella esterni, in particolare a quello del duomo. 2 Fino ad ora noto soprattutto come organista, Padre Davide, però, esercitò di fatto anche le funzioni di un vero e proprio maestro di cappella, come dimostra la gran quantità di brani vocali per tutte le necessità dell'anno liturgico. E la sua venuta a S. Maria di Campagna, appoggiata nientemeno che da Johann Simon Mayr, pare essere stata motivata e propiziata con intenzioni chiaramente mirate allo svolgimento di un servizio musicale completo, sia come maestro di cappella che come organista. Tutto questo sembra infatti emergere da una lettera del 19 agosto 1826 indirizzata allo stesso Simone Mayr da Padre Angelo Maria Sgorbati, all'epoca Guardiano del Convento: in essa Padre Davide viene considerato come un «prezioso regalo» fatto dal Mayr al Convento piacentino e risulta «costituito già Maestro di canto e di suono d'organo pei giovani nostri religiosi capaci, e Direttore del Coro di questo nostro Santuario», 3 a testimonianza di un preciso programma formativo rivolto all'istituzione e alla direzione della cappella. La consistente produzione vocale sacra di Padre Davide è pertanto destinata all'organico vocale ordinario della basilica piacentina (coro maschile a 1-3 voci) con l'accompagnamento dell'organo. Una minima ma significativa parte di tale produzione venne edita nell'Ottocento: una messa per coro (2 tenori e basso) e organo durante la vita del frate, 4 il resto nelle edizioni postume di Vismara del 1866 e 1874. A questo proposito ci pare utile elencare le composizioni pubblicate dall'editore milanese, costituenti la seconda annata delle tre previste e realizzate per onorare la memoria di Padre Davide, come segue: 5
L'impronta del sacro secondo Claudio Parmiggiani
Works of Claudio Parmiggiani have been commissioned in the last ten years for several places that are important for Christianity, such as the cathedral of Reggio Emilia and the hermitage of Camaldoli, and the artist is now involved with other important projects in this field. In all of these works, he responds to the situation and the reason of the project, but he also resorts to the themes that represent his poetics and his ties with specific topics in art history. Among these is the theme of the mark, according to which shadow is a medium showing the relationships between what we see and the Other, the archetypal, the Divine. Nicoletti investigates the connections between a few works of Parmiggiani and relics, like the " footprints of Christ" in the church of S. Maria in Palma, in Rome. Both have their core in the theme of memory and witness something that is not there, but that we know by faith. Looking at the critical positions that the work of Parmiggiani has arisen, and particularly the essays of Georges Didi-Huberman, the author investigates the reasons from which the "shadow sculptures" of Parmiggiani preserve the memories of personal and symbolic contents.
Nardo ed alabastro. Dal “cabaret liturgico” alla divina bellezza nella liturgia e nella musica sacra
Quanti vanno a Messa e tornano a casa sconvolti dal “baccano musicale” che hanno trovato in chiesa? Chitarre grattate, tamburelli assordanti, canti che sono una pallida brutta copia delle canzoni di un festival di musica leggera o di una serata in un discopub. Qualche operatore pastorale esce di chiesa divertito, convinto che quello sia il modo giusto per attirare i giovani e per far divertire i bambini. Tanti, troppi fedeli, invece, tornano a casa con un’amara sensazione: “Non mi sembra neppure di essere stato a Messa! Non mi sono potuto concentrare nemmeno per due secondi!”. Così inevitabilmente capita che da un lato si abbiano catechisti e chitarristi (spalleggiati più o meno ingenuamente da qualche diacono o presbitero) che sbandierano la necessità di tali “gioiose esternazioni” per esigenze pastorali, ma che poi sperimentano la dolorosa frustrazione di perdere quegli stessi adolescenti, appena conferita loro la Cresima, senza riuscire a capacitarsi del perché; dall’altro, si hanno musicisti con seri studi alle spalle, musicologi, liturgisti e naturalmente non pochi sacerdoti e religiosi i quali, consapevoli della indiscutibile validità delle glorie del passato, si aggrappano al celebre adagio “hodie mala tempora currunt”, forse però mancando un poco di speranza cristiana. Questo saggio è un tentativo per fare chiarezza, invitandoci prima a guardarci alle spalle per capire cosa realmente stiamo perdendo (senza intransigenze o ideologie di sorta) per poi proporre qualche linea guida positiva e costruttiva per un sereno cammino di risanamento. Il testo, molto piacevole a leggersi per uno stile discorsivo fluente e piano, e per una sintassi limpida e scorrevole, presenta diversi pregi, soprattutto in ragione del fine generale "apologetico" cui tende, ottenuto per una non comune padronanza degli argomenti trattati, e - nella fattispecie - con intelligenti comparazioni dei documenti magisteriali e diversi richiami agli scritti e discorsi di Benedetto XVI, già fin troppo appannati e dimenticati.
«L’evangelista della mia poesia»: il carteggio tra Marin e Magris
2022
La poesia di Biagio Marin attraverso la testimonianza diretta di Claudio Magris. È interessante attraversare la corrispondenza fra i due scrittori per seguire la vicenda poetica e intellettuale di Marin, la nascita delle sue poesie, il succedersi delle raccolte, le riflessioni filosofiche e umane che accompagnavano i suoi versi, e osservare i dubbi e le discussioni attorno alla validità dei propri versi soprattutto riguardo alla scelta del dialetto, confidati ad un corrispondente d’eccezione - grande intellettuale e amico intimo del poeta - come Claudio Magris. Eng: The poetry of Biagio Marin through the direct witness Claudio Magris. It is interesting to go through the correspondence between the two writers and follow the poetic and intellectual history of Marin, the compositions of his poems and collections, the philosophical and human reflections that accompanied his verses, and to observe the doubts and discussions around the validity of his poetry especially with regard to the choice of dialect as poetic language, confided to an exceptional correspondent – great intellectual and close friend of the poet – such as Claudio Magris.
Il suono dell'elogio nella Tarda Antichità. Tra la mousike di Imerio e il Misopogon di Giuliano
S. Pittia-M.T. Schettino (ed.), Les sons du pouvoir dans les mondes anciens, Besancon 2012
caratterizza per l'importanza conferita alla dialettica suono/silenzio nella vita pubblica. Diversi studi moderni hanno infatti più volte sottolineato il rilievo assunto dal fenomeno delle acclamazioni proprio a quest'epoca quando le acclamazioni divennero autentici « sons du pouvoir ». Negli spazi pubblici, istituzionali o paraistituzionali, come il teatro e l'ippodromo, esse dispiegavano le loro potenzialità politiche anche come espressione di opposizione 1 . Prevalente restò comunque la loro funzione di elogio a testimonianza dello stretto rapporto instauratosi tra suono ed elogio anche ai fini della stabilità del sistema imperiale.
Lunigiana Dantesca, 20 dicembre, http://www.lunigianadantesca.it/bollettino-dantesco/, 2022
Omaggio al Dantedì, 25 marzo 2022. La lettura sinottica è stata suggerita dall’intervento, in remoto, al Convegno per l’anno del centenario dantesco 2021 organizzato dalla Universidad Complutense di Madrid, dal titolo: "L'ombra sua torna": Dante, il Novecento e oltre. Tra i materiali e gli spunti presentati vi era la comparazione di tre basilari raccolte di saggi danteschi, precisamente di Francesco De Sanctis, "Lezioni e saggi su Dante" (Einaudi 1955, a cura di Sergio Romagnoli), di Benedetto Croce, "La poesia di Dante" (Laterza 1921 [1. ed. 1920], ma utilizzata in una ristampa del 1966) e di Giovanni Gentile, "Studi su Dante" (Sansoni 1965, raccolti da Vito A. Bellezza). Il termine di paragone, all’interno della trattazione organica di ciascun critico della materia dantesca, è stato ridotto all’episodio di Sordello perché Gentile ne diede una ‘lettura’ alla Casa di Dante in Roma il 19 marzo 1939.