Primi sviluppi della metallurgia nell'area medio-tirrenica nel quadro della protostoria peninsulare (original) (raw)
Related papers
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA. V incontro. Paesaggi d'Acque. Ricerche e scavi (Sorano - Farnese, 2000), 2002
Nel panorama della Calabria protostorica, il più noto rinvenimento riferibile alla fase avanzata dell'antica età del bronzo è quello, avvenuto negli anni '50, del ripostiglio del Timparello dei Ladri, composto da sette lame di alabarde tipo Cotronei e due asce a margini rialzati tipo Savignano e S. Lorenzo. Il ripostiglio del Timparello dei Ladri può essere interpretato come un'offerta rituale alla divinità, come ipotizzato per alcuni ripostigli delle coeve facies tirreniche. Recentemente è stato condotto sul sito un breve intervento di scavo che ha messo in luce parte di una struttura di tipo abitativo. Essa testimonia che il ripostiglio fu deposto nell'area di un insediamento perilacustre che, per le condizioni climatiche della montagna silana, non poteva che essere stagionale. Un frammento di ceramica d'impasto è decorato con un ornato presente nei complessi calabresi attribuiti alla facies di Capo Piccolo 1-Cessaniti e documentato, inoltre, nelle fasi iniziali della facies di Capo Graziano. Questo rinvenimento permetterebbe di istituire un importante legame tra le facies ceramiche e le facies metalliche. Di grande rilevanza è l'attestazione di un'attività di estrazione di metallo nella valle del lago Ampollino, poco nota dal punto di vista minerario, ma di grande interesse. Appare in tutta la sua evidenza il complesso rapporto che doveva legare gli insediamenti costieri con quelli posti a controllo delle vie di penetrazione verso l'interno, verso le aree di pascolo estivo, verso le aree minerarie. La cartografia del XVI e XVII secolo ci testimonia, inoltre, l'esistenza di un non piccolo invaso lacustre, unico in tutta la montagna calabrese, ampliato nei primi anni del XX secolo con la costruzione di una diga artificiale. Il fiume Tassito, immissario del lago Ampollino e prossimo al sito protostorico, è scavalcato da un ponte a doppia arcata in blocchi squadrati di granito silano, struttura che trova precisi confronti con il ponte a due archi di San Giovanni di Butris (Acquasparta) sulla via Flaminia e può essere datata a età augustea. La strada relativa al ponte è da considerarsi la trasversale di collegamento tra il Tirreno e lo Jonio, tra la via Popilia e la via Jonica e ricalca l'antico percorso protostorico tra i due mari.
Ultime ricerche hanno reso possibile una definizione più accurata del tessuto degli insediamenti costieri « minori » d'età arcaica. Alla rete delle città - Vetulonia e Roselle - si è aggiunta infatti una serie di nuclei insediativi « minori » in precedenza solo ipotizzati sulla scorta del ritrovamento di necropoli: Orbetello e Fonteblanda sulla costa orientale, l'abitato del Castellare del Campese all'Isola del Giglio, tracciano una rete di insediamenti anche dalla vocazione marittima e portuale che raccorda gli sbocchi al mare di Vulci al grande bacino lagunare del Prile, probabile area portuale di Roselle e Vetulonia. Più a nord, recuperi e ricerche sul litorale di Follonica consentono di saldare a Populonia gli abitati costieri dell'area vetuloniese. La spiccata vocazione mercantile e artigianale dell'insediamento costiero trova nella lavorazione e commercializzazione del minerale di ferro proveniente dall'Isola d'Elba prove archeologiche particolarmente solide, che permettono di ricostruire alcuni aspetti del « ciclo » del ferro elbano, e di ampliare con sviluppi per certi aspetti inattesi il rapporto, dato per scontato, fra miniere elbane e siderurgia populoniese.