L'alta cultura e l'antisemitismo fascista.Il convegno Volta del 1939(con un'appendice su quello del 1938) (original) (raw)
Related papers
La propaganda antisocietaria fascista attorno alla metà degli anni trenta
ITALIA CONTEMPORANEA, 2013
La politica estera del fascismo è stata studiata spesso in relazione alla centralità del tema del consenso interno per il regime. Questo approccio si rintraccia già nelle importanti riflessioni sulle caratteristiche della diplomazia mussoliniana svolte negli anni trenta da Salvemini 1 . Quantomeno, da allora, storici e studiosi con convinzioni politiche e specializzazioni differenti hanno in generale concordato sullo stretto legame fra la 'bellicosità' delle affermazioni mussoliniane e del sistema comunicativo fascista proiettata verso l'esterno -si trattasse della comunità internazionale o di singole entità statuali o governative -e il bisogno di mantenere in stato di fibrillazione la popolazione italiana in ottemperanza all'ideologia stessa propagandata dal regime. Il bellicismo, il non venire a patti, l'evitare come precondizione culturale la politica del compromesso erano infatti valori fondanti della visione fascista del mondo, un voler e dover essere che ha segnato il "regime di parole" per l'intero ventennio.
Genesi e filosofia dell'antisemitismo
VITA EBRAICA E MONDO MODERNO. ESPERIENZE, MEMORIA, «NUOVO PENSIERO», 2011
Il lavoro esamina il dibattito culturale tedesco nel periodo del Berliner Antisemitissmustreit (1879-1881) alla luce delle analisi di Tz. Todorov ed E. Lévinas su razzialismo e antisemitismo.
2008
La creazione in Alto Adige di una stampa a carattere «nazionale», nello stile come nei contenuti, fu uno degli obbiettivi cui il fascismo dedicò le maggiori cure, una volta arrivato al potere, nel tentativo di realizzare la nazionalizzazione della minoranza allogena 1 di etnia tedesca. Si trattava di dare corso anche qui -anzi, qui con maggiore intensità che altrove nel Paese, a causa della speciale posizione di confine della regione e la presenza appunto di una consistente popolazione di lingua e cultura tedesca -a quell'esperimento di pedagogia totalitaria, come è stato definito da Emilio Gentile 2 , che il fascismo, nella fattispecie il Pnf come organo ad esso preposto, si era prefisso di portare a compimento, avviando con la rivoluzione dell'ottobre 1922 la rigenerazione dell'Italia e degli italiani. Nella regione il compito si presentava doppiamente difficile: non si trattava solo di trar fuori dal vecchio italiano, su cui pesava ancora come grave fardello il retaggio di secoli di servitù politica, un italiano nuovo, che provasse al mondo la sua tempra di dominatore, sul modello dell'antico progenitore romano. Bisognava -ed era questione vitale 1 Il termine «allogeno», coniato proprio intorno al 1923, si trova impiegato tanto come aggettivo quanto come sostantivo nella documentazione del periodo a cui ci riferiamo, sostanzialmente senza differenze rispetto al termine «alloglotto», viceversa di stampo ottocentesco. Entrambi i termini, nelle fonti a stampa come in quelle archivistiche, identificano genericamente le minoranze di etnia o di lingua diversa da quella italiana, che si trovavano incluse nel territorio dello Stato italiano. 2 E. Gentile, La via italiana al totalitarismo. Il partito e lo Stato nel regime fascista, Carocci, Roma, 2001 2 , passim. L'approccio di Gentile alla questione della funzione svolta dal partito nell'ambito del regime ha archiviato precedenti letture storiografiche, impostate sulla sostanziale svalutazione del ruolo del Pnf. La sua nuova impostazione consente di affrontare la storia dei fascismi locali alla luce dell'impegno che il compito della nazionalizzazione delle masse richiedeva al partito nel suo ruolo di Grande Pedagogo della Nazione.