Mircea Eliade (capitoli 8-10) (original) (raw)

Mircea Eliade (10) Spazio sacro

Ogni cratofania o ierofania, indistintamente, trasfigura il suo teatro: da spazio profano, quale era prima, quel luogo è promosso a spazio sacro. Così, per il Canaco della Nuova Caledonia, 'nella boscaglia innumerevoli rocce, pietre forate, hanno un senso speciale. Un certo avvallamento è favorevole alla ricerca della pioggia, un altro è abitato da totem; una data località è infestata dallo spirito vendicatore di un ammazzato. L'intero paesaggio è animato in questo modo, i suoi minimi particolari hanno un significato, la natura è carica di storia umana' (1). Più esattamente si potrebbe dire che, a opera delle cratofanie e ierofanie, la natura subisce una trasfigurazione e ne esce carica di miti. Partendo dalle osservazioni di A. R. Radcliffe-Brown e di A. P. Elkin, Lévy-Bruhl ha posto felicemente in luce la struttura ierofanica degli spazi sacri: 'Per quegli indigeni la località sacra non si presenta mai isolatamente allo spirito; fa sempre parte di un complesso nel quale entrano con essa

Mircea Eliade (8) La vegetazione

Risvegliata da Odino dal suo profondo sonno affinché riveli agli dèi i principi e la fine del mondo, l'indovina, la "völva", dichiara (1):

Mircea Eliade (3) Il Sole e culti solari

Una volta, nei tempi eroici della storia delle religioni, si credeva che il culto del sole fosse conosciuto, in altri tempi, da tutta l'umanità. Si può dire che i primi tentativi di mitologia comparata ne decifrassero le tracce dappertutto. Tuttavia, fin dal 1870, un etnologo eminente come A. Bastian osservò che questo culto solare si trova, in realtà, soltanto in rarissime regioni del globo. E mezzo secolo dopo Sir James Frazer, riesaminando il problema nell'àmbito delle sue pazienti ricerche sull'adorazione della Natura, noterà (1) l'inconsistenza degli elementi solari in Africa, in Australia, in Melanesia, in Polinesia e in Micronesia. La stessa inconsistenza si nota, salvo poche eccezioni, nelle due Americhe. Soltanto in Egitto, in Asia e nell'Europa arcaica, quello che si chiama 'culto del sole' ha goduto di un favore tale da divenire in certe occasioni, per esempio in Egitto, vera preponderanza. Se consideriamo che, oltre Atlantico, il culto del sole si è sviluppato unicamente nel Perù e nel Messico, cioè fra i soli popoli americani 'civili', e i soli che abbiano raggiunto un'autentica organizzazione politica, non si può non riconoscere una certa concordanza fra la supremazia delle ierofanie solari e i destini 'storici'. Si direbbe che il

Mircea Eliade e la filosofia del Rinascimento italiano

EPHEMERIS DACOROMANA, 2019

The cultural and historical miracle of the Italian Renaissance, together with its great names, had a great influence on the thought of Mircea Eliade, here recovering that "center" in which historical and ahistorical, material and spiritual, particular and universal planes intersect and that will become an archetype (renovatio) that he will follow through all his work, both scientific and literary. This theme radiates in different directions in the work of Mircea Eliade, even if the most significant contribution was made by his Degree Thesis, elaborated at the end of his studies in the Faculty of Philosophy, in October 1928: Contributions to the Philosophy of the Renaissance. In the field of the history of religions, there are a number of concepts that Mircea Eliade proposed and derived from the study of the Renaissance phenomenon (new humanism, creative hermeneutics, active imagination, religious ecumenism). In my paper I propose to return a broader picture of modern studies dedicated to the phenomenon of the Renaissance, in the light of the history of ideas and the philosophy of culture. I therefore propose to investigate the critical and methodological perspectives to which the young Eliade referred, in relation not only to the phenomenon of the Renaissance itself but also to the bibliography that he studied in the research stays undertaken in Italy.

Mircea Eliade (6) Litolatria e pietre

Per la coscienza religiosa del primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una ierofania. Non v'è nulla di più immediato e di più autonomo nella pienezza della sua forza, e non v'è nulla di più nobile e di più terrificante della roccia maestosa, del blocco di granito audacemente eretto. IL SASSO, ANZITUTTO, E'. Rimane sempre se stesso e perdura; cosa più importante di tutte, COLPISCE. Ancor prima di afferrarla per colpire, l'uomo urta contro la pietra, non necessariamente col corpo, ma per lo meno con lo sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza. La roccia gli rivela qualche cosa che trascende la precarietà della sua condizione umana: un modo di essere assoluto. La sua resistenza, la sua inerzia, le sue proporzioni, come i suoi strani contorni, non sono umani: attestano una presenza che abbaglia, atterrisce e minaccia. Nella sua grandezza e nella sua durezza, nella sua forma o nel suo colore, l'uomo incontra una realtà e una forza appartenenti a un mondo DIVERSO da quel mondo profano di cui fa parte. Non saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi. La devozione del primitivo si riferisce sempre, in ogni caso, a qualche cosa di diverso, che la pietra incorpora ed esprime. Una roccia, un ciottolo, sono oggetto di rispettosa devozione perché rappresentano o