(2005) I Maestri dell’Argilla. L’edilizia in cotto, la produzione di laterizi e di vasellame nel Valdarno Inferiore tra Medioevo ed Età Moderna (original) (raw)

(2011/2013) Una fornace da laterizi postmedievale della Bassa Val di Cecina: il complesso Lessi di Guardistallo (PI)

Archeologia Postmedievale, 2011

"La fornace oggetto di questo contributo è stata individuata e documentata nel corso di un survey di superficie, nell’ambito di un più ampio progetto di studio archeologico dei paesaggi della Bassa Val di Cecina. Dopo un’introduzione che rende conto di questi aspetti e consente di contestualizzare questo manufatto nel quadro insediativo e produttivo di età postmedievale, se ne affronta l’analisi: si tratta di una struttura attestata dalle fonti archivistiche almeno dal 1822 e attiva fino alla metà del Novecento, quando era di proprietà di una famiglia Lessi. Il complesso, costituito da 5 Corpi di Fabbrica, è il solo, dei quattro individuati nell’ambito del survey, ad essere stato indagato poiché estremamente leggibile nelle sue parti funzionali e corredato da vari tipi di fonte che ne hanno permesso una più vasta conoscenza. L’utilizzo della fonte orale è stato determinante per ricostruire le vicende della struttura e ha permesso di documentare i materiali ivi prodotti: mattoni, embrici e coppi per la maggior parte. Peculiarità di questa fornace, a conduzione familiare e a carattere stagionale, resta senza dubbio quella di non aver subito gli ammodernamenti che molti altri complessi subiscono con la metà del XIX secolo, con la conversione a forno Hoffmann. L’impossibilità di effet¬tuare uno scavo archeologico e il progetto di riqualificazione dell’area, i cui lavori non è stato possibile seguire, hanno posto un limite evidente alla ricerca, non consentendo di poter risalire a fasi anteriori agli inizi dell’Ottocento, periodo che sarebbe stato utile indagare per poter fare confronti con strutture simili o con gli altri edifici studiati per quel periodo nel comprensorio. "

DEL MONTE F. 2022, I chiodi nell’edilizia e nella carpenteria abruzzese medievale. Un catalogo ragionato, in NUME, VIII Ciclo di Studi Medievali, Atti del Convegno (23-24 maggio 2022 Firenze), Lesmo (MB), Edizioni EBS, pp. 269-275.

I chiodi nell’edilizia e nella carpenteria abruzzese medievale. Un catalogo ragionato, 2022

Questo contributo è il frutto di uno studio condotto su di un particolare tipo di reperto metallico associato alla lavorazione e all’utilizzo del legno nell’edilizia e nella carpenteria: il chiodo. L’attenzione è stata focalizzata sulle varie tipologie di questo oggetto, da quelli impiegati nell’assemblaggio delle travature dei tetti a quelli utilizzati nel mobilio e negli infissi. Si tratta di 706 chiodi, provenienti da nove siti archeologici dell’Abruzzo interno, indagati dall’Università degli Studi dell’Aquila in circa vent’anni di ricerche. Uno studio dettagliato di questo reperto metallico è stato intrapreso raramente e senza un adeguato approfondimento, soprattutto per la difficoltà di individuare caratteristiche formali cronologicamente distinte, ma anche per la sua banalità funzionale e il suo scarso valore estetico. Il chiodo, essendo uno strumento da lavoro, ha raggiunto l’apice della sua funzionalità molti secoli prima dell’epoca medievale e ha mantenuto le sue caratteristiche formali e funzionali inalterate fino all’epoca moderna. Si può parlare di immobilismo funzionale che porta con sé un altro motivo per il quale oggetti di questo tipo non sono studiati in maniera approfondita: la loro scarsa utilità ai fini cronologici. Pertanto, alla base di questa ricerca c’è la convinzione che anche da una tipologia di reperti poco interessante come il chiodo è possibile ricavare informazioni e dati utili ad ampliare la conoscenza e la comprensione dei contesti di rinvenimento.

Memorie d'argilla. I laterizi figurati di Santa Maria di Anglona, in Città tangibili. Materialità e identità in Italia meridionale, a cura di Stefano D'Ovidio, Joris van Gastel e Tanja Michalsky, Roma, Campisano Editore, 2020 (Quaderni della Bibliotheca Hertziana, 5), pp. 41-65

Città tangibili. Materialità e identità in Italia meridionale, a cura di Stefano D'Ovidio, Joris van Gastel e Tanja Michalsky, Roma, Campisano Editore, 2020 (Quaderni della Bibliotheca Hertziana, 5), pp. 41-65, 2020

La chiesa di Santa Maria d'Anglona, sede episcopale della Diocesi di Tursi (MT) fra XII e XVI secolo, ha preservato un numero considerevole di laterizi figurati a rilievo, che nonostante i numerosi studi prodotti sull'edificio, sollevano ancora numerosi interrogativi in merito a tecnica, stile, iconografia, funzione e destinazione. In questo intervento «l'enigma» dei laterizi di Anlgona è affrontato dal punto di vista della materialità, che consente di interpretarli nel più ampio contesto culturale, artistico e paesaggistico del territorio.

I laterizi della Villa dei Vetti. Materiali, tecniche costruttive e organizzazione del cantiere nel Valdarno tardo antico

Demolire, Riciclare, Reinventare. La lunga vita e l'eredità del laterizio romano nella storia dell'architettura, Atti del III Convegno Internazionale "Laterizio" (Roma, 6-8 marzo 2019), a cura di E. Bukowiecki, A. Pizzo, R. Volpe, collana Costruire nel mondo antico, 3, pp. 129-143., 2021

Lo scavo della villa dell’Oratorio (Capraia e Limite, Fi) ha offerto l’occasione di studiare con le metodologie tradizionali dell’archeologia e con l’uso dell’archeometria i materiali da costruzione del complesso architettonico. Quest’ultimo, realizzato alla metà del IV secolo, era costituito da un impianto termale, da alcuni vani di servizio e da una grande struttura a pianta esagonale, destinata a ricevere gli ospiti e dotata di tappeti musivi che arricchivano cinque aule absidate, una per ogni lato, e una sala centrale esagonale. La corretta caratterizzazione dei materiali da costruzione è stata considerata un passo necessario per ricostruire il cantiere della villa. Relativamente alla committenza possiamo ipotizzare che la struttura doveva essere appartenuta alla famiglia dei Vetti e forse, originariamente, al suo membro più famoso, il senatore Vettio Agorio Pretestato. Ma come rispondeva il mercato, in termini di maestranze e materie prime, alle richieste di una committenza senatoria che si ispirava ai modelli residenziali imperiali? Relativamente alle prime, lo studio dei litotipi, delle malte e delle modalità operative di messa in opera dei laterizi ha permesso di ipotizzare l'operato di maestranze urbane, che dovevano condividere il cantiere con quelle specializzate nella realizzazione dei sectilia e dei mosaici, che sembrano di matrice o di ispirazione africana. Quali meccanismi regolarono la produzione e l’approvvigionamento del laterizio utilizzato nella villa? Nel contributo sono presentati i risultati delle analisi dei campioni prelevati dagli strati associabili al cantiere di metà IV secolo, alle fasi di ristrutturazione della villa databili tra il V e l’inizio del VI secolo e dai crolli delle coperture, oltre a qualche laterizio romano di foggia particolare da contesti successivi all’abbandono del complesso.

Laura Simone Zopfi, Carlo Liborio (2012): "Fornaci d’età romana per la produzione di laterizi a Cassano d’Adda (MI)"

FOLD&R Fasti On Line Documents & Research, 250, 2012

Archaeological excavations have brought to light a major workshop of the production of bricks and tiles and characterized by three kilns and various other structures, less well preserved, that can be attributed to the same complex. The best-preserved kiln has a rectangular chamber supported on arches with a single central corridor. The third chamber was built on the remains of the second, and had a double corridor. At least one period of use of the workshop can be dated to the first century A.D. by a sherd of thin-walled pottery. The choice of the site is more obscure, as there are no substantial deposits of suitable brick clay in the area.