Roberto d’Azeglio e il mercato dell’arte: le acquisizioni per la Reale Galleria tra Piemonte e Toscana (original) (raw)

Il mercato globale dell’arte

Silvia Stabile (a cura di) Il diritto e la fiscalità dei mercati internazionali dell'arte, Wolters Kluwer Italia, 2024

Introduzione, in "Capitale e crocevia. Il mercato dell'arte nella Roma sabauda", a cura di Andrea Bacchi, Giovanna Capitelli, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2020, pp. 15-17

Capitale e crocevia. Il mercato dell'arte nella Roma sabauda, a cura di Andrea Bacchi, Giovanna Capitelli, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2020

La Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio: gli acquisti del Comune di Roma e la politica culturale capitolina negli anni Sessanta

La Diana, 2023

The Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio: the purchases by the City of Rome and the Capitoline cultural policy in the 1960s Despite numerous and continuous criticism for the overabundance of exhibited works and the lack of curatorial logic, six editions of the Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio were organised between 1958 and 1968 at the Palazzo delle Esposizioni in Rome. There are many areas that should be investigated, such as the process of selecting artists and the reasons why some of them withdrew, the reconstruction of the various setups and, also, the conflicting coexistence of experimental spaces in the city and outdated institutional exhibitions. This article aims to analyze, for the time being, what the City of Rome purchased during the Rassegna: if, in its first years, the Capitoline collections were populated by works of art still firmly rooted in the concept of figuration, on the other hand the purchases for its latest editions seem to consider the intentions of curators Nello Ponente and Enrico Crispolti, who were sensitive to the most recent novelties in the Roman cultural context.

Capitolo III: Collezionismo e gallerie d’arte, un’asse per la Axel Vervoordt Company

Il sistema dell’arte contemporanea e il caso di Axel Vervoordt. Intuizione e strategia di un collezionista., 2023

Collezionismo e gallerie d'arte, un'asse per la Axel Vervoordt Company "Tutta l'arte è stata contemporanea", è ciò che si legge nella traduzione della scritta riportante l'aforisma "All art has been contemporary". La frase costituisce, in realtà, l'opera omonimarealizzata in tubi al neon-dell'artista fiorentino Maurizio Nannucci che, dal 1999 al 2005, ha sostato su facciate e pareti di importanti istituzioni museali di tutto il mondo. La frase-aforisma, riportata su grandi tubi di colore blu, fa parte della ricerca visiva dell'artista, incentrata sullo studio delle relazioni che intercorrono tra arte, linguaggio e immagine: parole come installazioni che, data la possibilità di diverse chiavi di lettura, possono essere considerate anche come un monito. Verosimilmente questa interpretazione appare sempre più ragionevole se si pensa ad alcune delle destinazioni per questo intervento artistico: non è, forse, un caso che l'opera sia stata collocata nel 1998 sul tetto della Galleria d'Arte Moderna di Torino (GAM), dove diveniva un'ipotetica chiave di lettura offerta al visitatore sul contenuto dell'istituzione o, viceversa, un ammonimento. Nel 2005 la scultura passò a contraddistinguere anche la facciata e il colonnato del Altes Museum di Berlino-il cosiddetto Museo Vecchio-, eretto secondo i canoni dell'architettura neoclassica da Karl Friedrich Schinkel, che oggi ospita le collezioni dell'antichità classica, tra cui molti reperti Greci e Romani, la collezione di papiri e di altri reperti risalenti all'antico Egitto. Nuovamente a troneggiare, allusiva, sull'ingresso di un'istituzione museale, ancora una volta occupando lo spazio di una realtà non strettamente legata alle ricerche inerenti l'odierna arte contemporanea, qual'è l'Altes Museumquesto nonostante, va detto, sempre più musei d'arte, legati ai settori del moderno e dell'antico, siano costretti, nel tentativo di intercettare e assecondare la crescente domanda riguardante il contemporaneo da parte del pubblico, ad attuare frequenti dialoghi tra la propria collezione e le proposte più recenti, snaturando il loro statuto e la loro ragion d'essere di ente dedito alla conservazione di reperti storici. Ad ogni modo, ciò che, essenzialmente, differenzia la lapidaria sentenza di Nannucci dalle opere contenute in queste storiche istituzioni è il fattore temporale: la prima, realizzata con materiali della nostra epoca e riferita ad un tempo presente, le seconde espressione di una tecnologia e una realtà ormai da tempo passate. L'arte è da sempre, infatti, espressione e testimonianza della realtà che ci circonda. Ciò è tanto valido oggi quanto nelle epoche passate, nonostante i cambiamenti tecnologici, il progresso dei materiali a disposizione della ricerca artistica, la modificazione di usi e costumi. L'arte si è nutrita, sino ad oggi, indiscriminatamente di tutti quegli stimoli opportuni al suo svolgersi, di pari passo alla storia di quegli attori che l'hanno generata, ammirata e di coloro che hanno avuto l'onore di possederla. Devono essere state, pertanto, queste le motivazioni che spinsero il magazine berlinese 032c, una rivista semestrale di cultura contemporanea-la quale tratta di arte, moda e politica-ad "appropriarsi", nel novembre 2016, della frase dell'artista fiorentino per posizionarla ancora una volta in apertura, ma questa volta con la funzione di titolo, del loro articolo dedicato al collezionista belga Axel Vervoordt. Nel pezzo, ad opera dell'attuale Associate Director delle comunicazioni del Asian Art Museum di San Francisco, Zac Rose, All Art Has Been Contemporary: AXEL VERVOORDT viene ritratto il collezionista d'arte e decoratore d'interni fiammingo ma, oggetto di maggiore interesse, risulta essere la sua collezione e la modalità di raccolta della stessa. Egli, infatti, si è contraddistinto fin dagli anni Settanta per «la sua inclinazione all'avventura pan-storica e per il suo impareggiabile fiuto per la qualità.» (Rose, 2016, 032c), tanto da aver definito uno stile, secondo l'esperto in comunicazione, basatosi tanto su un calibrato gioco di accostamenti tra cultura alta e cultura bassa-che recentemente, come si potrà leggere nelle successive pagine, è divenuto così di moda-quanto, inoltre, per una studio scientifico riguardo la bontà e integrità di ciascun pezzo che compone l'enorme collezione, per la quale il belga si preoccupa che «tutto abbia un pedigree-assicurato dal piccolo esercito di storici dell'arte, ricercatori, restauratori e scout che fanno parte del suo team» (Rose, 2016, 032c). Quest'ultima affermazione aveva già avuto modo di trovare conferma nel primo capitolo, circa l'episodio dell'acquisizione in asta della collezione di porcellane Ming del XVII secolo. In quel caso il Signor Vervoordt, giustamente, fece riferimento ad esperti, facenti parte del suo personale team, per un'esame approfondito riguardo l'oggetto del contendersi prima di esporsi con qualsiasi tipo di offerta durante la fase di bidding. La cosiddetta due diligence-termine tecnico appartenete tanto al mondo delle aste quanto a quello della finanza e che «rappresenta un approfondimento, una verifica di un potenziale investimento, ed è finalizzata a confermare oppure a smentire tutti i fatti, gli elementi e le circostanze che attengono a una data operazione»-, a cui il belga fa abbondante ricorso, garantisce non solo l'integrità fisica di ciò che 1 La citazione fa, in questo caso, riferimento alla definizione data, di due diligence, dal Vocabolario Treccani. 1 Si veda: https://www.treccani.it/enciclopedia/due-diligence\_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/ #:~:text=Espressione%20(%C2%ABdovuta%20diligenza%C2%BB),un%20accordo%20con%20una%20con troparte. si andrà ad acquistare ma anche quella storica del pezzo: nessuno, per citare un'esempio, a dire il vero piuttosto ricorrente in questo settore, vorrebbe trovarsi in collezione un'oggetto strappato dalla proprietà di qualche famiglia di religione ebraica durante gli orrori dell'Olocausto, men che meno possedere un pezzo collezionato in precedenza da qualche gerarca nazista. È, in fin dei conti, ancora una volta una questione relativa all'aura dell'oggetto in questione, e qualunque macchia possa 2 andare ad inficiare la giustezza del singolo pezzo, per non parlare dell'intera collezione, viene puntualmente e opportunamente esclusa, salvaguardando in questo modo anche il valore economico dell'intera raccolta. L'arte, alla pari di qualsiasi altra merce, è, oggi, scambiata per il suo equivalente in denaro, ma, al contrario del secondo bene-che offre una funzione d'uso-, ciò avviene a patto che la sua ragion d'essere, la sua aura, non sia compromessa. Se davvero sia possibile parlare di stile, come sostenuto da Zac Rose nell'articolo citato in precedenza, in riferimento alla modalità di raccolta del collezionista belga, allora dovremmo definirlo come dotato di una sensibilità organica e certamente eclettico, nel senso letterale di colui che, non seguendo un determinato indirizzo, sceglie, e in alcuni casi non disdegna di essere consigliato durante la fase di scelta-evidente nel caso della sua infatuazione per le opere dell'Associazione d'arte Gutai, ad opera di Mattijs Visser-e armonizza secondo i principi che ritiene più validi. Le collezioni, infatti hanno sempre rappresentato le loro epoche, non solo nel senso che le hanno testimoniate e rispecchiate campionandole attraverso gli oggetti e le opere raccolte, né solo corrispondendo al gusto e alla cultura del loro tempo, ma anche nel senso che, proprio là dove hanno deviato dalla linea principale e più condivisa, hanno ancor meglio provato la profondità e la verità delle scelte possibili. Così, a ogni epoca ritrovano modalità e concezioni di collezionismo corrispettivi. (Grazioli, 2012, pag. 11) L'attività di raccoglitore di oggetti d'arte di Axel Vervoordt, la quale spazia indifferentemente tra tempi storici e abbatte i confini geografici, sembra smarcarsi, infatti, dalle classiche motivazioni e modelli di consumo della stessa domanda d'arte. Certamente, non si può dire che questa si lasci facilmente imbrigliare all'interno della rigida segmentazione odierna di tale domanda; è, anzi, proprio come individua Grazioli-ovvero attraverso quella incredibile ricchezza e complessità, sia Con tale termine si qui fa riferimento al tema, imposto nel Novecento da Walter Benjamin, riguardante la 2 capacità di un'opera, contraddistinta appunto dall'aura, di produrre un effetto su coloro che ne intercettano la visione. storica che geografica, così ricca da poter assumere, a seconda dei punti di vista, il più inquietante e vertiginoso aspetto di una totale assenza di confini storico-geografici-che il processo di raccolta del Signor Vervoordt è riuscito a intercettare e rappresentare al meglio quello che è stato definito come lo stato liquido della nostra modernità, in cui nulla possiede più contorni definiti e nitidi. Un progetto che, come sarà possibile leggere nel successivo capitolo dedicato all'attività di curatore del Signor Vervoordt, egli ha esteso, partendo dalla sua pratica di collezionista, anche a quella di organizzatore e allestitore di esposizioni temporanee, con risultati quantomeno dubbi a seconda che si analizzi il progetto scientifico che sorregge tali occasioni espositive oppure il successo in termini di critica e visite delle stesse. Tornando, per un momento, alle basi del desiderio e necessità del fenomeno collezionistico, al fine di comprendere meglio a che punto l'attività del belga nell'attuale panorama della domanda di opere d'arte si inserisca, si scopre che, oltre all'indiscutibile utilità intrinseca del soddisfacimento di un bisogno meramente materiale, si trova, inoltre, «un'esigenza di autoaffermazione della propria personalità» (Zorloni, 2007, pag. 149), per la quale, non casualmente, Jean Baudrillard scrisse "Si colleziona sempre il proprio io". Come avvenga questa dichiarazione è possibile comprenderlo direttamente dalle parole di Alessandra Mottola...