Il “Roman de Troie”: la scrittura. (original) (raw)
Bozza di stampa del testo mai pubblicato della relazione tenuta al convegno «Dal progetto di digitalizzazione dei manoscritti del “Roman de Troie” alla gestione, fruizione e valorizzazione dei beni librari attraverso gli strumenti dell’Information & Communication Technology. Problematiche e prospettive», Roma, Archivio di Stato, 5 dicembre 2006. Absract Una certa funzione ausiliaria della paleografia non viene meno con la sua sostanziale e ormai riconosciuta autonomia come scienza. Tale funzione si esprime in un originario rapporto con la filologia e consiste principalmente nel datare il testimone manoscritto di un testo letterario: localizzarne nel tempo e nello spazio la scrittura. In questo senso (inclusa la possibilità di stabilire indirettamente l’età dell’antigrafo di un testimone, individuandovi errori originati dalla lettura di un certo tipo di scrittura) il lavoro paleografico può contribuire quell’operazione storico-critica che è la recensio. Ma che cosa succede se la tradizione presenta aspetti peculiari e per i suoi testimoni – in quanto appartenenti a una certa tipologia di scrittura e di libro – il contributo paleografico consiste, per metodo, nel riconoscere problemi anziché risolverli? È ciò che proveremo a esemplificare esaminando le datazioni di quattro manoscritti del Roman de Troie: Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 55 sup.; Napoli, Biblioteca Nazionale XIII c. 38; Città del Vaticano, Vat. Reg. Lat. 1505; Venezia, Biblioteca Marciana, fr. VII.
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La prima traduzione in lingua d’oïl delle «Eroidi» di Ovidio si trova al centro di un progetto culturale di ampio respiro. Le epistole sono inserite in una versione in prosa del «Roman de Troie» di Benoît de Sainte-Maure, che costituisce a sua volta la sezione troiana di un’«Histoire ancienne jusqu’à César». La storiografia medievale si fonde con la fantasia del romanzo e l’amore dell’epistolografia classica nella corte della Napoli angioina della prima metà del Trecento, segnata dal governo del re mecenate Roberto d’Angiò e dalla presenza di Boccaccio. Le «Eroidi» francesi sono presentate per la prima volta, nella versione del codice Royal 20.D.I della British Library, testimone napoletano a capo di tutta la tradizione manoscritta. L’edizione è accompagnata da uno studio storico, letterario, linguistico e filologico, che permette di ricostruire un importante capitolo di storia culturale del Medioevo europeo.
Sul ruolo della scrittura nel romanzo neostorico italiano
Between, 2015
Although the neo-historical Italian novel belongs to a climate of disengagement and the collapse of ideologies, the declared attribution of a civil role to writing is still present in the meta-fictional reflection of most of these works. This essay explores the theme of the gap and the repression, – a particularly fruitful issue in the discourse on the relationship between history and writing and widely present in the theoretical debate on historiography – to illustrate how these novels, albeit in an often indirect manner, are aimed at a critical education of the reader, themselves serving to break the silences of history.
Scritture svelate. Il manoscritto della Commedia di Dresda
Die italienischsprachigen Handschriften der Sächsischen Landesbibliothek - Staats-und Universitätsbibliothek Dresden Neue Perspektiven der Forschung, hrsg. A. K. Plein und M. Schürer, Dresden, SLUB, 2020, pp. 107-122 [https://nbn-resolving.org/urn:nbn:de:bsz:14-qucosa2-709376\], 2020
Il saggio è dedicato allo studio del Mscr. Dresd. Ob. 25 della Sächsische Landesbibliothek - Staats- und Universitätsbibliothek di Dresda. Il codice, databile alla fine del XIV secolo, contiene le tre cantiche della Commedia di Dante. Dall’analisi codicologica e paleografica, Ob. 25 emerge come un prodotto tipico del suo tempo, trascritto per uso personale. Il saggio, però, ha il suo focus nell’analisi di una delle pagine della prima cantica, molto deteriorata e non più leggibile a occhio nudo, che è stata resa possibile dall’utilizzo del Multispectral Imaging System. Si è quindi inteso evidenziare la complessità di una conoscenza che si può realizzare attraverso il metodo storico proprio delle discipline del libro e grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia
2015
Nel presente contributo vengono esposte nuove ipotesi circa la provenienza e la storia antica del manoscritto ambrosiano del Roman de Troie (Milano, Biblioteca Ambrosiana, D 55 sup.) formulate dopo un’attenta analisi del codice stesso e di numerose fonti d’archivio. In particolare nuovi spunti vengono offerti dal ritrovamento di un documento autografo di Plombeolo de’ Plombeoli, autore della nota di possesso a c. 196v, e dalla scoperta della firma erasa di Jacopo Plombeoli, finora mai notata, all’interno del manoscritto. Grazie allo studio delle miniature e al confronto di queste con altri apparati decorativi si offre una nuova ipotesi circa il luogo di produzione del manufatto, che andrebbe collocato in area crociata e piu precisamente ad Antiochia. In this contribute new hypotheses about the origins and ancient history of the Ambrosian Roman de Troie manuscript (Milan, Biblioteca Ambrosiana, D 55 sup.) are presented. These were formulated after a very careful analysis of the codex...
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