Rimbaud dissonante (original) (raw)

Soggettività dissonanti

Attraverso i racconti di un gruppo di ex attivisti del gruppo della sinistra extraparlamentare Lotta continua il lavoro ripercorre il ciclo di mobilitazione che ha attraversato l’Italia negli anni Settanta, alla ricerca delle intersezioni tra eventi collettivi ed esperienze soggettive. Il testo si sofferma su due temi considerati crinali di una controversa memoria condivisa: da una parte la violenza politica, dall’altra il neo-femminismo. Due passaggi cruciali nel percorso di soggettivazione delle singole e dei singoli, i cui effetti sono ritracciabili anche osservando gli esiti individuali e collettivi della “smobilitazione”.

"Madame la critique": sul Rimbaud di Bonnefoy

Se tutti i poeti divengono -secondo il Baudelaire del Richard Wagnernaturalmente, fatalmente, dei critici, ne discende che il poeta è il miglior critico 1 . Questa relazione d'eminenza, a più riprese richiamata da Yves Bonnefoy 2 , sembra poter costituire il presupposto di quella che lui stesso definisce la «double postulation de la poésie»: intuitiva e riflessiva 3 . La poesia propriamente detta si identifica, è vero, in Bonnefoy, con la presenza (intesa, quest'ultima, ben più come azione che come condizione); essa riabilita nondimeno e accoglie, in una dialettica sempre intrattenuta con la sua dicibilità, due precipitati storici dell'atto medesimo: il testo poetico e il testo critico. «Mais pourquoi, direz-vous, pourquoi, alors que l'on n'a qu'une vie, chercher à la fois à écrire la poésie et en comprendre l'histoire?» 4 , egli interroga i lettori, in una delle sue frequenti concessioni. Vero è che «la réflexion théorique ne prépare guère à l'intuition qui fonde la poésie» 5 ; ma altrettanto vero il fatto che la poesia come azione non può prescindere dal discorso storico che è sua condizione riflessa e riflessiva. E ci troviamo dunque già nel vivo di quella formazione di compromesso; di quella logica bipolare che contempla la coesistenza e la reciprocità di due termini tra loro antitetici; siamo subito proiettati nell'ambito paradossale dell'et, ovvero, dell'à la fois. 395 1 Charles Baudelaire, Richard Wagner et Tannhäuser à Paris, in OEuvres complètes, Paris, Gallimard, «La Pléiade», 1975, II, p. 793. 2 Si veda, ad esempio, L'Université et la poésie: «[…] les poètes à venir feront bien de comprendre que s'ils veulent être critiques -comme Baudelaire a dit qu'il fallait qu'ils fussent -ils ont tout intérêt à se tourner vers ces témoins [les critiques] érudits et réfléchis de la parole à travers l'histoire» (Yves Bonnefoy, L'Université et la poésie, in La communauté des critiques, Presses Universitaires de Strasbourg, 2010, pp. 37-38). 3 Y. Bonnefoy, L'histoire et l'invention littéraire, ivi, p. 209. 4 Ivi, p. 202. 5 Y. Bonnefoy, Georges Poulet et la poésie, ivi, p. 59. sioni inautentiche attestano infatti a pari titolo, pur nella loro diversità, l'«absolutisation indue d'une langue particulière, ou idolâtrie du langage» da parte di una collettività che, avendo presumibilmente abbandonato «le courage de l'espérance» 13 , cade vittima di illusorie consistenze. Contro tutti i sistemi che edificano simulacri, la poesia abita «au plus près de la mort» 14 ; suo stesso empito aurorale, e perpetuo nascimento, essa è costantemente proiettata nell'à venir. Di qui la speranza. Non lo compresero, per primi, i surrealisti che, in nome di questo à venir, elessero il poeta di Charleville a capostipite della loro metafisica rivoluzionaria, dando avvio a tutte le successive misinterpretazioni; e se Bonnefoy prese, a suo tempo, le distanze 15 dal movimento di Breton, fu proprio grazie all'esempio poetico di Rimbaud. Contro i metodi aprioristici della sociologia e della psicologia, che da quella metafisica discendono, dunque; e contro le analisi marxiste e freudiane in particolare, delle cui «analyses causales» è oramai nota l'insufficienza; ma anche contro quella tendenza spontaneista, diffusasi negli anni settanta, che volle tener rigorosamente scissi la poesia e il sapere, anche accademico. E Rimbaud fu certo, complice il surrealismo, il cavallo di battaglia di costoro 16 . Ma anche contro il cosiddetto «discours impressionniste», il quale «parasitait pour rien les oeuvres» 17 . Altrettanto discutibili appaiono le posizioni di quella critica che definiremmo, interpretando, della «trascendenza»: idealizzazione è, infatti, «appauvrissement» 18 . Vi si ascriverà la corrente detta della «psycho-critique» (facente capo al Mauron) in cui la poesia, non diversamente dalla «scène des mots» 19 che caratterizza l'approccio testualista, appare come un «théâtre où se représente et cherche à se résorber un conflit d'éléments psychiques antagonistes» 20 . Ma, a fortiori, ci si dovrà guardare -sul versante opposto -dall'usurpazione del nome-nume di Rimbaud da parte delle scuole anti-idealistiche di stampo formalista e testualista: «ceux qui prônent qu'écrire, c'est travailler sur la langue, 397 «MADAME LA CRITIQUE»: SUL RIMBAUD DI BONNEFOY 13 Y. Bonnefoy, Une saison en enfer cit., p. 404. 14 Y. Bonnefoy, Rimbaud cit., pp. 83-84. 15 «L'orgueil métaphysique: par quoi le surréalisme d'André Breton fut à la fois un encouragement et un piège. Telle la raison pour laquelle il me fallait remonter à travers lui vers Rimbaud […]. Rimbaud, considéré par moi plus sérieusement à la fin des années 1950 […] m'a certainement aidé à me dégager du surréalisme» (Y. Bonnefoy, Entretien avec A. W. Lasowski, in L'Inachevable. Entretiens sur la poésie 1990-2010, Paris, Albin Michel, 2010, p. 511).

Il principio dissonante. Su un paradigma romantico e le sue variazioni nella lirica di Georg Trakl

2019

Il principio dissonante. Su un paradigma romantico e le sue variazioni nella lirica di Georg Trakl Jeder Keim ist eine Dissonanz. NOVALIS 1 Das Lied aus einem einzigen Motiv, in dem der Keim zu allem, was einst wird, enthalten ist. ANTON WEBERN 2 el 1919 Kurt Pinthus pubblicò nell'antologia Menschheitsdämmerung 3 dieci liriche di Trakl. L'antologia, che in questa prima edizione si presentava con il sottotitolo Symphonie jüngster Dichtung, uscì nel 1922 in un'edizione ampliata con il nuovo sottotitolo Ein Dokument des Expressionismus e con questa presentazione è rimasto uno dei più famosi, forse in assoluto il più famoso, tra i testi di riferimento nella storia della ricezione dell'Espressionismo. La pubblicazione dei due volumi di poesie preparati per la stampa dallo stesso Trakl e della raccolta di testi curata da Karl Röck subito dopo la sua morte era stata affidata all'editore Kurt Wolff, riconosciuto come l'editore di riferimento degli Espressio-N 1

Fulvio Salza, Andrea Schellino, Rimbaud. Poetica, mito, filosofia, religione, psicoanalisi

Studi Francesi, 2015

Il volume raccoglie contributi gia apparsi in altra sede, orientandoli pero lungo un vettore, organizzato in cinque tappe del pensiero. Salza e Schellino alternano le scritture: entrambi dedicano un saggio alla poetica, successivamente Salza interviene sul mito, e Schellino su filosofia e religione; per i riferimenti alla psicanalisi invece Salza e affiancato da Massimiliano Vigna. Nella sezione «Poetica», Fulvio Salza ripercorre le due Lettres du Voyant e Une Saison en enfer, osservando come...

Il disincanto del filosofo

2019

This article aims to bring to light the unpolitical nature of the philosophical investigation. To pursue this goal, I will focus on the disenchantment before modern conception of philosophy that led Karl Löwith and Leo Strauss to diagnose the crisis of modernity. In the first section, I will present the problem of human nature and its historicity as opening the debate on the crisis of modernity in their correspondence. In the second section, I will compare the two contrasting models they adopt for describing the disenchantment of the philosopher before the cave of modernity, namely Burckhardt for Löwith and Socrates for Strauss. In the third section, I will show that Strauss's rediscovery of a Socratian political philosophy is one with the recognition of the unpolitical origin of philosophizing. In the fourth, focusing on Löwith's interpretation of Valéry, I will argue that Löwith defends himself from Strauss's accuse of remaining in the perspective of historicism, by adopting a new form of conventionalism.

Antoine Compagnon, Baudelaire l’irréductible

2015

Frutto di un corso tenuto dall’Autore al College de France, il volume e incentrato su una delle questioni di fondo del pensiero baudelairiano, ossia il rapporto con la modernita. L’ambiguita di Baudelaire nei confronti del progresso tecnico e scientifico, e del fenomeno dell’urbanizzazione, e da molto tempo oggetto di analisi che sempre piu scendono nella profondita delle contraddizioni del poeta della Muse malade. Tali contraddizioni hanno buon gioco anche nel rafforzare visioni critiche con...

Il peso insopportabile. Arthur Rimbaud

in "Davar", Novembre 2003 per Diabasis Edizioni [pp. 178-187 - ISBN 88 8103 387 9], 2007

L'angelo e il bambino E già il nuovo anno aveva esaurito la prima luce, luce che piace ai bambini, e a lungo richiesta e presto scordata: sepolto nel sorriso e nel sonno, tacque il languidetto bambino; lo abbraccia un letto di piume, e tutt'intorno per terra: strepitosi sonagli, e conservando il loro ricordo, carpisce sonni felici, e riceve i doni dei celesti, dopo i doni della madre. Stira la bocca sorridente, e le labbra appena dischiuse sembrano invocare Dio: accanto alla testa l'angelo sta sospeso, chino, e cerca di cogliere i deboli sussurri del cuore innocente, e pendendo dalla sua visione, contempla i tratti eterei; in ammirazione delle gioie della fronte serena, in ammirazione delle gioie della mente, e dell'intatto fiore di Noto: «Bambino simile a noi, vieni, sali con me al cielo, entra nei regni celesti; abitaci, tu degno delle regge celesti viste nei sogni; la terra non ti seppellisca, figlio celeste! Per nessuno c'è fede senza rischi: mai gioie serene confortano i mortali; dallo stesso profumo del fiore viene su qualcosa d'amaro, e i cuori commossi sono sollevati da una triste gioia; mai il piacere gode senza nube e traspare una lacrima nel riso incerto. Che? la fronte pura ti marcirebbe a causa di una vita amara, e l'affanno con le lacrime ti turberebbe gli occhietti azzurri, e l'ombra del cipresso ti strapperebbe le rose del volto? Questo no: penetrerai con me nelle regioni degli dei, e unirai la tua voce ai concerti dei celesti, spierai gli uomini sotto di te, e le passioni degli uomini. Vieni: per te il Nume spezza i lacci dell'esistenza. Ma la madre non sia velata a lutto: non faccia distinzioni tra feretro e culla; rilassa il sopracciglio triste, né i lutti contristino il volto: piuttosto sparga gigli a piene mani: infatti l'ultimo giorno fu per il puro il giorno più bello». Ora sta avvenendo questo: avvicina lieve l'ala alla bocca rossa, recide l'ignaro e porta l'anima del reciso sulle ali azzurre, con un volo delicato lo trasporta su nelle sedi celesti: ora il piccolo letto custodisce soltanto delle membra smorte, alle quali tuttavia non è venuta meno la grazia, ma non lo anima più il respiro e rende la vita. È trapassato… ma ancora sulle labbra che sanno di baci Espirano sorrisi, e aleggia il nome della mamma, e morendo ricorda i doni dell'anno che nasce. Penseresti che quegli occhi spenti siano socchiusi per un sonno tranquillo; * Questo contributo è stato scritto nel 2002 ed è pubblicato, nella medesima veste in cui qui si ripropone, nel primo numero della rivista "Davar", curata dalla Prof.ssa Anna Giannatiempo Quinzio, nel Novembre 2003 per Diabasis Edizioni. Le riflessioni su Rimbaud nate in quella sede, con tutti i limiti del mio percorso filosofico d'allora, hanno trovato un ulteriore approfondimento nella monografia filosofica su di lui che, dopo rocambolesche vicende editoriali, spero poter pubblicare in Italia entro l'anno. ma quel sonno, più che mortale per il nuovo onore, non so perché avvolge la fronte di luce celeste, e dimostra che egli non è più una radice della terra ma figlio del cielo. Oh! Con quanta pena la madre pianse la perdita, e con quante lacrime bagnò il caro sepolcro! Ma ogni volta che chiude gli occhi nel dolce sonno dalla rosea soglia del cielo rifulge un bambino, Angelo, e si diverte a richiamare la dolce madre. Si scambiano sorrisi: poi, perso nell'aria, con le ali nivee svolazza attorno alla mamma stordita, e congiunge quelle labbra con labbrucce divine 1 Smarrisco il mondo e muoio lo dimentico l'ho sepolto nella tomba delle mie ossa George Bataille 2 I. «Poeta, Rimbaud lo fu in modo assoluto, perentorio» 3 . Eppure, come ricorda Isabelle Rimbaud, quandodurante la malattiaella leggeva al fratello qualcosa, «quando capitava un verso, anche uno solo, mi supplicava di saltare. Aveva orrore della poesia» 4 . Arthur Rimbaud morì il 10 novembre del 1891 a trentasette anni; accanto a sé non c'era più traccia di fede nella poesia 5 ; eppure di lui rimangono i versi che, come dice Coulon, «sono il suo cervello, il suo sangue e la sua carne direttamente messi sulla carta» 6 . Forse è per questo che per capire Rimbaud «bisogna studiarlo e bisogna, soprattutto, amarlo» 7 , bisogna, come dice Bonnefoy, «separare la sua voce dalle tante altre voci che ad essa si sono mescolate» 8 e pensare questa attraverso la misura del silenzio. Cresciuto dalla madre nella piccola Charleville, «una città superlativamente idiota fra tutte le città di provincia» 9 , senza la figura paterna accanto, desideroso di fuggire da quel posto per realizzare la libertà libera e con essa i propri sogni, poco più che adolescente, Rimbaud sperimenta la solitudine dell'esistenza «grigiastra». Egli avvertì il suo legame con Charleville come un cappio che lo stringeva, come un luogo che inebetiva le sue capacità e lo confinava fuori dal mondo. Il 2 maggio del 1870 scrive a Izambard: «Sono spaesato, malato, furibondo, istupidito, stravolto; aspiravo a bagni di sole, a passeggiate senza fine, riposo, viaggi, avventure, bohémienneries insomma» 10 .