Il grande plastico di Pompei al sorgere della documentazione fotografica: un "doppio" archivio 3D? (original) (raw)
Il plastico pompeiano, sintetizzando molteplici informazioni e supporti documentari, costituisce un archivio materico tridimensionale, un’istantanea olistica del sito prossima al momento della scoperta: la topografia urbana, l’architettura residenziale, pubblica, utilitaria, l’intero patrimonio delle decorazioni parietali e musive. Voluto dall’intelligenza documentaria di Fiorelli ma realizzato dalla perizia di più mani e in un ampio arco storico, si pone emblematicamente in un momento di transizione: dalla camera lucida, dal disegno quadrettato, dall’acquarello dei quadri figurativi e delle decorazioni parietali, alla fotografia. Mentre si modellava il plastico con sughero, stucco e pennello, a Pompei l’architetto Normand eseguiva i suoi primi calotipi. Oggi, sulla scia della campagna di rilevamento fotografico di Pompei curata dall’ICCD anni or sono, l’intero Plastico di Pompei è stato acquisito mediante fotografia digitale e restituito tridimensionalmente: dall’archivio materico ad un archivio digitale 3D. All’incrocio tra fotografia d’archivio e nuove metodologie, il suo rilievo costituisce un archivio singolare di immagini e informazioni correlate nello spazio e mediate a loro volta dal modello analogico in sughero: un efficace strumento di ricerca, conoscenza e divulgazione nell’era degli open data. Considerando alcune domus pompeiane e le loro decorazioni parietali, è possibile operare con più efficacia un confronto fra il loro stato attuale di conservazione, il corpus fotografico d’archivio in merito a quei contesti e la testimonianza del plastico mediata dal suo modello 3D.