Religione e magia (original) (raw)
Religione Una delle caratteristiche fondamentali della società romana fu quella di subordinare spesso alle esigenze politiche e sociali anche molti aspetti della vita privata del singolo, quali ad esempio la religione: tutti i riti e le cerimonie religiose furono infatti sempre voluti e controllati dal potere politico. Tuttavia, nel momento in cui si afferma che la religione romana fu uno strumento di controllo della classe dirigente, non bisogna pensare che tale politica collettiva desse luogo ad un'organizzazione dei rapporti dell'uomo romano con la divinità puramente artificiosa e guidata dall'alto poiché in realtà essa traeva origine anche dalle esigenze più profonde e peculiari di un popolo che ricercava in ogni suo atto pubblico e privato il consenso del dio. Non a caso, il termine numen, nella sua accezione originaria, fa riferimento al concetto astratto della volontà divina e non al dio personificato, anzi, la sostanza stessa del concetto di dio per gli antichi romani sta proprio in questa sua volontà, che l'uomo deve imparare a conoscere ed alla quale deve sempre conformarsi. Stando alle fonti, infatti, i romani si appropriarono di un'immagine antropomorfica degli dei solo quasi due secoli dopo la fondazione della città, quando vennero a contatto con gli Etruschi. Alla base, dunque, di tale concezione vi era una sia visione quasi ostile del nume sia un arcaico timore di contraddirlo, che induceva l'uomo romano, prima di agire, a far ricorso alle pratiche divinatorie. Queste richiedevano particolari conoscenze e determinati rituali, attraverso i quali era possibile comprendere la volontà divina. In tale prospettiva la scienza augurale costituì uno dei mezzi più diffusi ed il collegio degli auguri ebbe grande importanza nella società romana. Ogni volta che un magistrato voleva intraprendere un'importante azione politica o militare, era assistito da un augure che, all'interno di un rituale complesso e stereotipato, generalmente attraverso l'osservazione del volo degli uccelli, traeva gli auspicia, interpretando così la volontà divina riguardo a quella decisione. Il magistrato poteva però rifiutare di prendere in considerazione presagi a lui sfavorevoli, così come l'augure poteva dichiarare nulli gli auspicia del magistrato e impedirgli di agire. Risultano quindi chiare le strumentalizzazioni politiche alle quali si andò incontro nel corso dei secoli: scopo reale di tali riti non era quello di comprendere la volontà degli dei, ma semplicemente di assolvere adeguatamente il rituale così da assicurarsi il consenso divino e, in definitiva, agire nella massima libertà. Un'altra scienza specializzata nell'interpretazione del volere divino, ma che rimase più marginale rispetto a quella augurale, fu l'aruspicina, che ricorreva all'analisi delle interiora delle vittime, mentre importanti anche in epoca repubblicana furono i duoviri. Essi erano riuniti in un collegio esclusivo al quale era data la possibilità di consultare ed interpretare i Libri Sibillini, fornendo al popolo responsi riguardo ad essi e spiegazioni di vari prodigi. Tali libri dovevano essere una raccolta di oracoli giunta a Roma, secondo la tradizione, da Cuma, durante il periodo della monarchia etrusca e conservata nel tempio di Giove Capitolino perché fosse inaccessibile al popolo e di conseguenza, anche in questo caso, controllabile dal potere politico. La religione della Roma delle origini mostra sin dagli inizi la sua stretta dipendenza dalle esigenze di una società agricola e militare. E' il trattato di Catone il Censore De Agri cultura a fornirci indicazioni sull'uso di carmen per allontanare il male dall'individuo o dalla collettività, come è evidente nel seguente incantesimo di guarigione: Luxum siquod est, hac cantione sanum fiet. Harundinem prende tibi viridem P. IIII aut quinque longam, mediam diffinde, et duo homines teneant ad coxendices. Incipe cantare: "Motas uaeta daries dardares astaries dissunapiter" usque dum coeant. Ferrum insuper iactato. Ubi coierint et altera alteram tetigerint, id manu prehende et dextera sinistra praecide, ad luxum aut ad fracturam alliga, sanum fiet. Et tamen cotidie cantato et luxato vel hoc modo: "huat haut haut istasis tarsis ardannabou dannaustra". L'anno era scandito da fitte ricorrenze cultuali; nel primo mese, marzo, si svolgevano cerimonie