Perché un progetto intestato a Samuel Morland ? Conflict Resolution Academy (original) (raw)

Le ragioni di un progetto

La Nuova Giuridica

Law Review nasce come risposta all'esigenza di trovare uno spazio all'interno dell'Università nel quale la comune passione per il diritto potesse radicarsi e crescere; un luogo condiviso intorno al quale ra orzare la nostra comunità universitaria, alla ricerca di un'identità più consapevole attraverso cui aprirsi liberamente al mondo esterno. La Rivista nasce, dunque, con un dichiarato intento comunitario, che può

Michael John Gorman: il progetto Science Gallery International

Mimesis Edizioni, 2018

Michael John Gorman è ex Amministratore Delegato di Science Gallery International, iniziativa nata per sviluppare una rete globale di gallerie per la scienza (Science Gallery sparse nel mondo, attualmente tra Dublino, Londra, Detroit, Melbourne, Bangalore e dal 2019 anche a Venezia) che avvicina i giovani alle discipline scientifiche, alla tecnologia e alle arti. Lavora come professore associato di Ingegneria e Computer Science al Trinity College ed è direttore del TCD Idea Translation Lab, frutto di una collaborazione tra il Trinity College e l’Università di Harvard, che promuove l’innovazione multidisciplinare tra gli studenti universitari. È coordinatore dello StudioLab, progetto europeo che si occupa di arte, scienza e design sperimentale. È stato professore di Scienze, Tecnologia e Società presso l’Università di Stanford e ha diretto borse di studio post-dottorato alle Università di Harvard, Stanford e al MIT – Massachusetts Institute of Technology. Marco Mancuso, Arte, Tecnologia e Scienza. Le Art Industries e i nuovi paradigmi di produzione nella New Media Art contemporanea, Mimesis, Milano 2018. Paperback, color, 292 pages, ISBN 978-8857553139

Pasquale Culotta e il progetto del Dottorato

Atti del I Congresso internazionale “Il progetto di Architettura fra didattica e ricerca”, PolibaPress, Bari , 2011

Questo saggio intende dare una testimonianza dell’attività di Pasquale Culotta nel suo ruolo di coordinatore di dottorato e del suo impegno scientifico in questo campo. Il corso di dottorato in Progettazione Architettonica con sede amministrativa a Palermo si attiva nel novembre del 1992, ma l’impegno di Pasquale Culotta nell’ideazione e costruzione di questo corso si rivela estremamente deciso e determinante ben prima dell’attivazione e prima di assumerne (nel 1996) il ruolo di coordinatore. Trainante risulta la sua convinzione sull’importanza strategica e sulle potenzialità della costruzione di una scuola di alto livello, radicata localmente ma mai localistica, dedicata ad un numero limitato di discenti, interessati e fortemente motivati verso l’attività di ricerca nel campo del progetto di architettura. Erigere questa scuola significava perseguire la difficile costruzione di una comunità collaborante che, alimentandosi della diversità nelle provenienze e negli atteggiamenti disciplinari, fosse al tempo stesso espressione di una indiscutibile comunanza di ideali e di fondamenti. Parallelamente allo sviluppo, a livello nazionale, di un l’articolato dibattito sulla più opportuna configurazione di questa modalità didattica e di ricerca, anche il corso di dottorato palermitano fu inizialmente animato al suo interno da un vivace confronto tra opinioni diversamente orientate, attente da un lato, a perseguire una prospettiva di ricerca prevalentemente teorica o, dall’altro, tese piuttosto a privilegiare un lavoro diretto sul corpo del progetto e “attraverso” il progetto, da esplicitare successivamente all’interno dell’oggetto specifico del lavoro di tesi. La dialettica partiva dall’eventualità della scelta se conferire ai corsi di dottorato un’attitudine prevalentemente applicativa e se, all’interno di questa ipotesi, la natura applicativa avrebbe riguardato gli aspetti prevalentemente analitici e puramente scientifici (fondati sul reperimento di dati certi e inediti che fossero dimostrabili, confrontabili e ripetibili), oppure se ci potesse essere spazio per i procedimenti di conoscenza fondati sulla sintesi (che, per loro natura, sono impliciti nel progetto di architettura). Si trattava poi di capire se i corsi si sarebbero dovuti orientare sulla formazione di futuri docenti o piuttosto di futuri ricercatori e, in tal caso, di individuare quale sarebbe potuto essere il percorso didattico più idoneo per l’acquisizione di un rigoroso metodo scientifico in questo campo di ricerca. In questo contesto la posizione di Pasquale Culotta si mantiene sempre attenta, nel garantire un equilibrio di sostanza e non di circostanza, a puntare gradualmente e con coscienza verso l’obiettivo di riportare al centro del discorso il progetto di architettura, sperimentando gradualmente, con pazienza e costanza, quale dovesse essere il ruolo assunto dallo stesso in questo percorso di addestramento, e riuscendo così a «... far compiere al giovane dottorando procedure tali da rendere essenziale e chiaro il praticare “metodo e disciplina” ... ogni qualvolta si intendano conseguire obiettivi ed esiti efficaci e significativi». A partire dal XV ciclo l’intuizione iniziale di Pasquale Culotta, condivisa dall’intero collegio, viene messa pienamente in atto. Si trattava di mantenere fermo ed evidente, anche e soprattutto nel corso di dottorato, un “punto di vista”, specifico e singolare, che riguarda il progetto di architettura e che fa riferimento a metodi, tecniche e principi, ben precisi e definiti, che lo distinguono con inequivocabile chiarezza da qualsiasi altro approccio di natura prevalentemente critico/analitica. Il progetto è portato così realmente al centro del percorso di ricerca, individuandolo come strumento di ricerca e creando così un corto circuito virtuoso tra teoria ed esperienza, tra critica e pratica, tra analisi e sintesi.

La paternità del progetto dell'Auditorium di Ravello

2004

Ogni edificio pubblico che deve nascere sul territorio della bella Italia ha dietro le sue spalle una storia complessa, ma la storia della progettazione dell'Auditorium di Ravello è particolarmente difficile e ha suscitato ampie discussioni sia tra gli addetti ai lavori, sia tra la gente comune, perchè qualcuno ha detto che "questo edificio non s'ha da fare" e il divieto è risuonato come una censura dell'Innominato di manzoniana memoria, dal momento che ha avuto il negativo effetto di bloccare i lavori per la sua realizzazione. Ma un conto sono le opinioni, restando fermo che ognuno nella moderna società civile ha il diritto di pensarla come vuole, e un conto sono i fatti. Purtroppo nel caldo della polemica anche i fatti sono diventati opinioni e, viceversa, le opinioni sono diventate fatti.

Un progetto per l’inclusione di Rom e Sinti. Una sperimentazione importante e faticosa

Articolo 33, 2021

L’articolo è una meta riflessione sulla attività implementate durante il progetto “PAL: Favorire la partecipazione di Rom e Sinti alla vita sociale, politica, economica e civica Interventi pilota per la creazione di tavoli e network di stakeholder coinvolti a diverso titolo con le comunità Rom, Sinti, Caminanti” e mira a raggiungere due obiettivi: il primo, è quello di presentare le continuità e le differenze tra gli approcci delle diverse amministrazioni coinvolte nelle attività progettuali rispetto al tema dell’inclusione e della partecipazione delle comunità rom. Il secondo, è quello di ricostruire e analizzare il modo in cui si è modificato (o meno) l’approccio delle amministrazioni pubbliche rispetto al medesimo tema. Nell’articolo, sulla base della documentazione prodotta e dei dati rilevati durante le diverse fasi progettuali, saranno presentate le modalità con cui le amministrazioni si sono approcciate la tema le attività implementate, le modalità con le quali sono stati coinvolti i diversi stakeholders, le difficoltà incontrate e i risultati ottenuti.