Iconografia rateriana (original) (raw)
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Iconografia rateriana (come curatore con Antonella Arzone)
La ricerca e l' edizione hanno goduto del sostegno, della comprensione e della paziente attesa della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, a cui rivolgiamo la nostra riconoscenza. Si ringrazia la Biblioteca Capitolare di Verona per la cortesia e la disponibilità accordata durante le ricerche. Si esprime gratitudine particolare a mons. Dario Cervato e a Bruna Adami. Un sentito ringraziamento a Denise Modonesi, che ha seguito le fasi iniziali di sviluppo del progetto, a Stefania Fabrello, che ha redatto la prima formulazione del Repertorio a conclusione del volume, a Gianni Peretti, Cinzia Soffi ati, Paola Sancassani e a tutto il personale del Coordinamento Musei Monumenti del Comune di Verona.
«Un documento di tanta rarità e di tanta importanza». Alcune riflessioni sull’Iconografia rateriana
La più antica veduta di Verona. Iconografia rateriana. L’archetipo e l’immagine tramandata, Atti del Seminario di Studi (6 maggio 2011 Museo di Castelvecchio), a cura di A. Arzone e E. Napione , 2012
[A stampa in La più antica veduta di Verona. Iconografia rateriana. L'archetipo e l'immagine tramandata, Atti del seminario di studi, 6 maggio 2011, Museo di Castelvecchio, a cura di Antonella Arzone e Ettore Napione, Verona, Comune di Verona, 2012, pp. 71-97 © degli autori -Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali", www.retimedievali.it\].
L'Iconografia rateriana e il sigillo medievale di Verona: appunti per una ricerca
Nell'Iconografia rateriana uno degli edifici in sinistra d'Adige è chiaramente identificabile, mediante la didascalia, come il «palatium». Il complesso, costituito da una porta fiancheggiata da torri dietro la quale si vede una costruzione più piccola, presenta qualche affinità con il fabbricato raffigurato su un sigillo di Verona, da alcuni identificato come il palazzo del re goto Teodorico. 1 La figura del sigillo presenta, in basso, una galleria con cinque arcate chiuse da cancellate, sopra la quale è un muro merlato concluso ai lati da due torri quadrate; la cortina muraria è suddivisa da colonnine e dalle lettere della parola «Verona». Più in alto, si vede un edificio con due aperture sormontato da una calotta emisferica, affiancata da due pinnacoli terminanti con un'asta puntata. Sulla calotta e sulle torri vi sono delle croci ( ). L'iscrizione, come è consuetudine nei sigilli comunali, riporta un verso leonino che esalta i meriti della città: «Est iusti latrix -urbs hec et laudis amatrix» [Questa città è apportatrice di giustizia e amante della lode]. 2 Il leonino di Verona, insieme a quelli di Pisa, Siena, Lucca e Ravenna, sarebbe uno dei più antichi. 3 Secondo il Da Persico, esso riporterebbe ad un momento posteriore alla pace di Costanza (1183), in quanto alluderebbe alla liberazione di Verona dal Barbarossa, grazie alla forza delle armi.
Repertorio delle identificazioni degli edifici rappresentati nell'Iconografia rateriana
2012
a rateriana come tavola per illustrare il volume Dei vescovi e governatori di Verona, Giovanni Battista Biancolini penso di corredare l’immagine di una legenda che consentisse di identifi care, pur in via ipotetica, i molti edifi ci raffi gurati. Questo esercizio fu intrapreso con piu acribia, molto tempo dopo, da Carlo Guido Mor (C.G. Mor, Dalla caduta dell ’impero al comune, in Verona e il suo territorio, II, Verona, 1964, pp. 32; 232-233), facendo tesoro di qualche indicazione sparsa nella letteratura, ma, in particolare, di quanto avevano scritto Alessandro Da Lisca (A. Da Lisca, La fortifi cazione di Verona, Verona 1916) e Luigi Simeoni (L. Simeoni, Studi su Verona nel medioevo, Verona 1959). Mor accompagno il suo saggio con un disegno dotato di una legenda numerata, diventato il punto di partenza per le rifl essioni degli studiosi a seguire. In appendice a questo volume si considera utile riproporre l’elenco dei siti identifi cati dagli studiosi organizzato per piccole schede,...
e altre info Abstracts Relazioni Abstracts Comunicazioni ICONOLOGIE DEL TATUAGGIO SCRITTURE DEL CORPO E FLUTTUAZIONI IDENTITARIE secondo seminario internazionale di studi
Costantino I. Enciclopedia costantiniana sulla figura e l'immagine dell'imperatore del cosiddetto Editto di Milano, 313-2013, vol. II, pp. 185-200
Fotografie e ritratti, microscopi e cannocchiali, cartoline e oggetti kitsch, oleografie e incisioni, spettacoli ottici (fantasmagorie e cosmorami) e, sul finire del secolo, il cinema, hanno offerto agli scrittori veristi un insieme di forme narrative, temi e poetiche dello sguardo. Prende forma un'iconografia del verismo che è il segno più evidente di una cultura italiana la quale, nell'"era della riproducibilità tecnica", si apre al confronto, spesso dilemmatico e ambiguo, con le nuove forme di rappresentazione, con i paradigmi culturali e i nuovi miti che tali forme ingenerano nell'immaginario ottocentesco. La cultura visuale offre alla letteratura una serie di oggetti iconici e di dispositivi ottici ambivalenti e polisemantici, con cui strutturare il discorso realista o effettuare incursioni (e deviazioni) nei territori del fantastico e dello spiritismo.