Giacomo Masi tra “medioevo fantastico” e “nuovo stile”, in B. Andreolli, U. Chiarotti (a cura di) Pieve di Quarantoli 1114 – 2014. Nove secoli per una rinascita, atti del convegno tenuto il 20 settembre 2014 a Quarantoli, Mirandola, GSBM 2016, pp.123 – 144. (original) (raw)
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Modelli di 'rinascita' in Bembo, Castiglione e Sadoleto. La «rediviva Roma» di inizio Cinquecento tra arti e lettere La categoria storiografica di 'Rinascimento', come noto, è frutto della rielaborazione, tra Sette e Ottocento, di nozioni concepite dai protagonisti di quella stagione, a partire almeno da Petrarca. Il «sogno», il «programma» o la celebrazione della «rinascita» delle arti e delle lettere accompagna l'attività di scrittori e artisti tra la metà del Trecento e l'inizio del Seicento, fissando quella che Amedeo Quondam definisce «discontinuità primaria» e che segna, nella coscienza di chi se ne era fatto promotore, l'auspicio di un deciso superamento dell'età precedente (connotata come spazio di tenebre e morte) nel segno della risurrezione della cultura antica.
La Rivista di Archeologia Cristiana è un periodico annuale destinato ad accogliere la pubblicazione scientifica di studi e ricerche attorno alle testimonianze monumentali del cristianesimo durante la tarda antichità e l'alto medioevo. Ogni volume è suddiviso in tre sezioni: la prima, riservata alla Pontificia Commis sione di Archeologia Sacra, accoglie i resoconti ufficiali dei lavori e delle scoperte fatte negli anti chi cimiteri cristiani di Roma e d'Italia. La seconda presenta studi e notizie di ricerche e scoperte su tutte le regioni dell'Orbis christianus antiquus. Una terza parte è destinata alle recensioni di libri pervenuti in Redazione. Le lingue accettate dalla Rivista, oltre al greco antico e al latino, sono il francese, l'inglese, l'italiano, lo spagnolo e il tedesco. I manoscritti inviati alla Redazione devono essere adeguati, dagli autori, alle Norme di Reda zione della Rivista (pdf scaricabile al sito www.piac.it). I contributi sono esaminati dal Comitato di Redazione e sottoposti a duplice Blind Peer Review. L'elenco dei Referees è disponibile al sito www.piac.it
Storia e iconografia dell'architettura, delle città e dei siti europei, 1 Direttore Alfredo BUCCARO
Materica e concettosa, l’oscura poesia di Giovanni Testori richiede, per essere interpretata, un’ampia escursione nell’opera e nell’enciclopedia culturale dell’autore. Il contributo ne fornisce un saggio, ricostruendo la filigrana dei modelli (scritturali, iconografici e storico-letterari) attraverso cui, in concorrenza col Manzoni, Testori ridisegna la figura di Carlo Borromeo nell’"Ultima processione di S. Carlo" ("I Trionfi", 1964). Il caso consente, inoltre, di focalizzare la funzione dell’ecfrasi nei versi testoriani.
Matteo Mazzone, 2020
Il mondo del mito, animato dalla presenza di satiri, ninfe e divinità, caratterizza l’ambientazione dell’opera in tre atti L’amore di Galatea di Michele Lizzi, musicista siciliano di cui quest’anno ricorre il quarantesimo dalla morte. L’incarico di comporre l’opera su libretto di Salvatore Quasimodo fu affidato al compositore dall’Ente Autonomo Teatro Massimo al principio degli anni ’60. L’amore di Galatea venne rappresentata a Palermo il 12 marzo 1964, poi andò in scena il 2 marzo 1968 al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania e, dopo la morte del compositore, il 4 luglio 1979, al Teatro greco di Siracusa. Quasimodo aveva fuso insieme le vicende di due miti in uno, quello di Aci e Galatea di Ovidio e quello di Polifemo dell’Odissea. Nel suo dramma la forza si impone sulla bellezza e l’ingenuo amore di Galatea per Aci si trasforma in un sentimento struggente, agitato dalla pena e dal rimorso, per Polifemo accecato e poi ucciso da Ulisse. La musica di Lizzi asseconda le diverse situazioni e il contrasto delle passioni che si alternano nel dramma. Dei personaggi in cui si differenziano i temi principali dell’opera, sta al centro la vergine del mito, ma la figura di Polifemo ha una azione determinante e risolutiva del dramma ed impersona il conflitto da cui il dramma si origina e si conclude. Tale conflitto angoscioso si attenua e si compone in una sorta di interiorizzazione penante della fanciulla, in toni di elegia e di lirismo. Il tratto che caratterizza l’opera di Lizzi è la rivisitazione del mito e l’evocazione musicale di atmosfere e paesaggi della Grecia antica, nonché la ricerca di suggestioni sonore di un passato mitico. Nella composizione il musicista fa ricorso ad una continua sperimentazione musicale e ad un linguaggio esplicitamente arcaizzante con forti richiami alla musica antica e alla libera ricostruzione delle sonorità elleniche. Dal concetto di ethos, considerato come potere della musica di agire sulla psiche dell’ascoltatore, il musicista ricavò l’efficacia emozionale che già i teorici antichi avevano attribuito ai «modi» greci. Frutto di una sintesi profonda della tradizione musicale italiana e di un rifiuto del teatro musicale tardoromantico e verista, questa sua concezione drammaturgica trova la sua più alta realizzazione nell’opera L’amore di Galatea con la quale il musicista sentiva di contribuire al rinnovamento del teatro musicale e a proiettarlo verso un «progresso necessario».
Il volume pubblica le relazioni presentate nella giornata in commemorazione di Francesco Del Punta (1941-2013), organizzata a Firenze dalla Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino e dalla Scuola Normale Superiore nel novembre 2014, assieme ai saggi che altri studiosi hanno voluto tributare alla memoria del loro maestro, collega ed amico. L'insieme dei contributi rispecchia la molteplicità degli interessi culturali di Francesco Del Punta, incentrati sulla filosofia del Medio Evo, ma aperti a comprendere anche l'antichità greca e l'età moderna. I saggi interpretano compiutamente i due versanti del compito dello storico della filosofia medievale, così come inteso da Del Punta: la filologia e la critica testuale, da una parte, tese a stabilire testi di sicura affidabilità; il commento e l'analisi dottrinale, dall'altra, finalizzati a sondare la profondità di pensiero che le opere contengono. Nella prospettiva interculturale e multilinguistica cara a Del Punta, e da lui promossa con tutte le sue energie di studioso, docente, e diffusore di sapere, i testi analizzati spaziano dal greco, all'arabo e al latino come lingue di comunicazione filosofica e veicoli di scambio di conoscenza in epoca medievale.