“Paesaggi di guerra: immagini, rappresentazioni, esperienze”. Cronaca di un convegno sulla Grande Guerra, in "Geschichte und Region/Storia e regione", 24. Jahrgang (2015), Heft 2, pp. 203-209 (original) (raw)

V. Foramitti, Paesaggi di guerra e geografia militare in Friuli Venezia Giulia, in A. Quendolo (a cura di), Paesaggi di guerra. Memoria e progetto, Gaspari, Udine, 1014, pp. 111-128.

Quattordici studi dei maggiori esperti italiani sulla valorizzazione dei luoghi della Grande Guerra -forti, cannoniere, trincee, monumenti, cippi, sistemi fortifi cati, teste di ponte e ospedali; forse il libro più completo e vario sulla linea difensiva che andava dal Trentino a Monfalcone: le foto a colori danno la vera valenza dell'opera di recupero a fi ni storici e turistici.

“Tra iconoclastia e oblio. Guerra e requisizioni alla Rocca delle Caminate,” in Visualizzare la guerra, L'iconografia del conflitto e l'Italia, ed. by Maria Giuseppina Di Monte, Giuliana Pieri, Simona Storchi (Milan-Udine: Mimesis 2016): 109-123

tra IConoClastIa e oBlIo. guerra e reQuIsIzIonI alla roCCa delle CaMInate una delle caratteristiche più paradossali degli eventi iconoclastici che la guerra, ogni guerra, comporta, è senza dubbio la stretta relazione che essi instaurano con il processo di memorializzazione. Iconoclastia e memoria sono, in effetti, già compresi nel concetto stesso di conflitto e ne costituiscono i margini opposti, i due dispositivi fondamentali attraverso i quali ogni guerra si incardina nella storia. l'idea tuttavia che il processo, da un lato, di distruzione delle immagini e, più latamente, di censura di uomini e cose, e quello, dall'altro, di affabulazione, giustificazione e creazione di un senso degli eventi bellici, che possa essere mantenuto di generazione in generazione e tesaurizzato nel tempo, siano di per sé antitetici è un mito concettuale, necessario, forse, sul piano retorico ma sul quale la storiografia si è spesso troppo comodamente adagiata. In realtà, la distruzione delle immagini si realizza sovente come processo di produzione di nuove immagini 1 . Questo è vero sia se analizziamo la distruzione delle immagini in periodi remoti sia se analizziamo eventi storici più recenti. sul piano dell'iconoclastia politica, in particolare, il rapporto tra rimozioni e memoria è, se possibile, ancor più pervasivo, dal momento che investe le categorie stesse dell'identità nazionale e dell'azione politica. sotto questo aspetto, gli eventi che hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora il l'iconoclastia del fascismo non sono stati ancora oggetto di un'indagine accurata. l'argomento è vasto e intendo affrontarlo in maniera sistematica in un volume di prossima uscita. In questo intervento, tuttavia, vorrei suggerire alcune linee di riflessione, scaturite da una mia recente scoperta.

Luca Quattrocchi (2010), Montagne sacre. Architettura e paesaggio simbolico nei sacrari militari, in N. Labanca (a cura di), Pietre di guerra. Ricerche su monumenti e lapidi in memoria del primo conflitto mondiale. Milano: Unicopli, pp. 21-27.

2010

La presente pubblicaz iane prende Ie mas se da una revisione dei tes~i present.at i~l Cor:vegno Lantana dalfron.te. Memorie e studi della Grande guerra, Oggl, tenutosi a SIena I} 4-5 novembre 2008 e crganizzato dana Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropo logici per Ie province di Siena c Grosseto , dall'Assessorato alla cultu ra del Comune di Siena e dal Centro int eruniversitario di studi e rieerch e storico -militari, che ha sede amministrativa pressc l'Universita degli studi di Siena. Oltre ai contributi degli ent i organizzatori, sia il convegno sia le attivita che 10hanno preceduto e che 10 stanno seguenda sono state possibili grazie al sostegno importante del Comitato speciale per la tutela del patrimonio storieo della Prima guerra mondiale, ex lege 7 marzo 2001 n. 78 . Soprin tcndcnz a per i Beni storici a rtistici ed etnoan tropologici per Ie province di Siena e Grosseto UNIVERSITA DEGLI STUDI Dr SIENA _ COMU NE 0 1SIENA In prima di cop ertina: Pirro Pratesi, Asilo monumenta, Mon temerana (Archivio del Comune di Manciano). In quarta di copertina: Fulvi o Corsini, Lapide della Contrada del Leocordo, Siena (foto SBsAE d i Siena e Grosseto). In sovracoperta: Giovanni Prini, particolare del Manumento ai caduti, Pitigliano (foto SBSAE di Siena e Grosseto). 7 Fotocopie pe r us a personale del lettore possono essere effet tuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alia Siae del compenso previst o dall'art. 68 , comma 4, d ella legge 22 aprile 1941, n. 633, ovvero dall'accordo stipulato fra Siae, Aie, Sns e Cn a, Confartigianato, Casa, Claai, Confcommercio, Confesercenti il 18 dicembre 2000. INDICE p. VII Riflessioni da un a lunga atti vita, di Maria Man giavacchi IX Una memoria istituzionaJe, di Ma rcello Flores XI II Comitato speciale per la tutela del patrimonio storico della Prim a Guerra Mondi ale, di Rita Bernini JI:V Pietre di guerra, dall'alba del ventunesirno secolo, di Nicola Laban ca 3 L'esperienza della guerra e del comb attimento, di Quinto A ntonelli PIETRE PUBBUCH E CREATE E RICREATE 13 Una guerra da mu seo, di Camillo Zadra 21

Mettere in scena la Grande Guerra: una serie di bozzetti di Galileo Chini, in "Ricerche di storia dell'arte", Vol. 135, anno 2021, Carocci, Roma, pp. 86-89.

Ricerche di storia dell'arte, 2021

The Italian painter and decorator Galileo Chini (1873-1956) is not immediately associated with works of art depicting the horrors of the First World War. Still, he dedicated several paintings during the after war decade to the memory of the conflict. Among these, two pieces represent an episode from the battlefront: the assault on the Flondar trench on May 1917 and the death of the young Italian soldier Federico Grifeo. A sheet of sketches by Chini shows the scene of the death as a work in progress, with different studies to construct the composition, revealing the artist’s different ideas and his references to ancient visual sources as Michelangelo. A few notes by the painter in the same sheet, referring to some volumes regarding the Italian soldier who received a golden medal published around ten years later, allow us to date the paintings to the end of the Twenties (maybe for a public competition) and reveal them as an illustration of the episode as narrated in the book.

“Un paesaggio distopico”. Rappresentazione, comunicazione e conservazione della memoria in dissolvenza del paesaggio di guerra, in Delli Aspetti de Paesi Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio, t. II, Rappresentazione, memoria, conservazione, Napoli, CIRICE, 2016, pp. 775-784.

Delli Aspetti de Paesi Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio, vol. II, Rappresentazione, memoria, conservazione, 2016

The Great War devastated the French countryside and destroyed its very soil, while uncovering, in some areas, even the bedrock. Already during the war, French authorities promoted the idea of preserving war vestiges, battlefields and war memorials. For this purpose, the Direction of Fine Arts established a task force, with the assignment of reviewing the war vestiges worthy of being preserved. Drawings and photographs are currently kept in the “Médiathèque de l’Architecture e du Patrimoine”. After the war, the process of "reconstitution" of the French countryside has largely healed wounds inflicted on and gradually "dissolved" the war landscape. Today, only a few sites tell of those tragic events and the life in the trenches. Starting from the representations of such a dystopian landscape (photographs, drawings, accounts), the paper aims to investigate the difficulties of preserving the fragile traces of the war-scape.

La Paesaggistica in Italia dal II Dopoguerra ad oggi.

La Paesaggistica in Italia muove i primi passi in linea teorica dal Dopoguerra attraverso la presenza di personalità di rilievo come Pietro Porcinai, Raffaele De Vico, Michele Busiri Vici, Maria Teresa Parpagliolo e pochi altri che operavano nella progettazione del giardino privato o nel verde pubblico (valga per tutti l'esempio dell'EUR a Roma). Alla disciplina si avvicinano ben presto altre personalità di rilievo come Bruno Zevi, Vittoriano Viganò, Leonardo Savioli; infine, Vittoria Calzolari ed il marito Mario Ghio, che con la loro prestigiosa ricerca pubblicata nel 1961 nel volume "Il Verde per la città", supportarono i legislatori nella formulazione del Decreto Ministeriale n. 1444 del 2/4/1968 sugli standard urbanistici che ancor oggi fissano la quantità di verde che ogni cittadino italiano deve avere a disposizione nella sua città.

A. PANE, Paesaggi urbani e rurali nel cinema di Francesco Rosi, in Delli aspetti de Paesi. Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio, tomo primo Costruzione, descrizione, identità storica, a cura di A. Berrino, A. Buccaro, CIRICE, Napoli 2016.

Storia e iconografia dell'architettura, delle città e dei siti europei, 1 Direttore Alfredo BUCCARO

11. “E le contiamo, queste opere, come il comandante conta i suoi soldati dopo la battaglia…”. Note intorno alle due mostre d’arte antica a Palazzo Venezia nel 1944 – 1945, in Fuori dalla guerra. Emilio Lavagnino e la salvaguardia dell'ambiente, a cura di R. Morselli, ed. Mondadori 2010, pp. 77-101

E lE contiamo, quEstE opErE, comE il comandantE conta i suoi soldati dopo la battaglia...» notE intorno allE duE mostrE d'artE antica a palazzo VEnEzia nEl 1944-1945 di belinda granata se si esclude la piccola esposizione durata due giorni (palazzo Venezia 19 e 20 gennaio 1944) con opere provenienti dalle marche e da montecassino organizzata da Emilio lavagnino soprattutto «per dar piacere e soddisfazione a qualche amico e storico dell'arte», 1 quella inaugurata a palazzo Venezia il 27 agosto 1944 è la prima grande mostra aperta a roma dopo l'entrata degli alleati. 2 nello stesso mese erano iniziate le operazioni di recupero delle opere d'arte rifugiate in Vaticano secondo l'accordo con il ministero della pubblica istruzione che si impegnò a un ritiro graduale coordinato da aldo de rinaldis, soprintendente alle gallerie del lazio, e da salvatore aurigemma, soprintendente alle antichità del lazio, con l'aiuto dei funzionari e soprintendenti delle altre regioni coinvolte. l'operazione, che durò fino al mese di febbraio 1947, prevedeva per le opere d'arte un percorso analogo a quello che le aveva viste affluire nei depositi vaticani: tutte passavano per palazzo Venezia per poi essere restituite agli enti competenti indicati nei verbali di restituzione. 3 tra i primi a varcare l'uscita dai depositi si annoverano i dipinti destinati alla mostra dei Capolavori della pittura europea inaugurata ad agosto.