Frate Umile da Petralia Soprana "Passionis Dominicae ardentissimo" (original) (raw)

Le Passioni di san Miniato martire fiorentino

Edizione critica a cura di Silvia Nocentini. Il volume raccoglie in edizione critica le otto Passioni latine di san Miniato martire, scritte in un arco di tempo che va dall'VIII secolo alla fine del XV, tra le quali spicca per importanza la riscrittura, sinora inedita, dell'abate Drugone (27 aprile 1018). Tutti i testi sono accompagnati da un'introduzione storica, dal consueto apparato critico e da un commento alle fonti.

Petrarca e le passioni

2019

The essay aims to show the multiple forms of Petrarch's passion on the side of the Latin works (Secretum; De remediis) and the Italian ones, and in the forms of his annotations on manuscripts. The essay also warns against the dangers of modern interpretative categories applied to texts and to a fourteenth-century author whose readings and culture are highlighted.

Pratiche di pietà dei frati cavalieri: la corona e la devozione mariana

The properly lay spirituality of the Military Orders is reflected in the pious practices adopted to nurture the piety of the friars consecrated in them. These knightly friars were neither monks nor clerics, but fighting laymen in the service of the faith, the Church and the poor, and more than many other laymen belonging to the upper classes, they devoted themselves to prayer through a part of the liturgy of the hours and especially through liturgical and mnemonic prayer. For the latter method of prayer they used the crown, with which they recited a rather conspicuous number of Pater noster and Ave Maria, prayers that often replaced the liturgy of the hours and especially increased Marian devotion.

“Semplice come colomba”: beato Benedetto Passionei da Urbino. Convegno di studi a centocinquanta anni dalla beatificazione: 1867-2017. Fossombrone, 23 settembre 2017, a cura di Aleksander Horowski (Bibliotheca seraphico-capuccina, 110), Roma 2020.

Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi, organizzato dalla Provincia Picena dei Frati Minori Cappuccini e dall'Istituto Storico dei Cappuccini di Roma, a centocinquanta anni dalla beatificazione di Benedetto da Urbino (1560-1625), al secolo Marco Passionei. Discendente di un'importante famiglia aristocratica delle Marche che diede alla chiesa un vescovo e un cardinale, il futuro beato si era addottorato presso l'Università di Padova, ma invece della carriera politica o ecclesiastica scelse la vita di predicatore popolare nell'Ordine dei Cappuccini. Le novità apportate dal convegno consistono nell'edizione delle 57 lettere postulatorie che le autorità ecclesiastiche e civili indirizzarono, nell'arco dei sei mesi (dal 21 novembre 1795 al 20 maggio 1796), al papa Pio VI, per richiedere l'introduzione della causa di beatificazione di Benedetto da Urbino. Inoltre, Giuseppe Avarucci riassume il contenuto delle 65 lettere, scritte nei primi anni dopo la morte del Beato, che parlano dell'impegno dei cappuccini, dei membri della famiglia Passionei e di altre persone, per raccogliere le sue memorie e preparare il terreno per una futura beatificazione. Una scoperta preziosa consiste nel ritrovamento e nella pubblicazione di una Genealogia di Casa Passionei manoscritta. Le informazioni ivi contenute offrono una nuova luce su diversi membri del casato e sulla storia delle loro parentele che si incrociano, tra altro, con le famiglie Cibo, Chigi, Pamphilj, Alcherigi e Bichi. La ricerca di François Agbadi offre alcune precisazioni riguardanti la missione dei cappuccini in Austria e in Boemia, alla quale partecipò il beato Benedetto; il contributo di Fabio Furiasse − ricorrendo alle planimetrie, disegni e fotografie d'archivio − presenta le trasformazioni architettoniche della chiesa e del convento di Fossombrone, dove riposano i resti mortali del cappuccino urbinate; l'intervento di Lorenzo Carloni si ricostruisce l'impegno dei frati cappuccini marchigiani nel processo apostolico per la beatificazione; Giancarlo Gori illustra invece il contesto politico, economico, sociale, culturale e religioso di Fossombrone in cui si svolse il riconoscimento della santità di Benedetto Passionei; mentre la primissima diffusione del suo culto in Germania e in Austria viene affrontata da Leonhard Lehmann, che offre importanti aggiunte al censimento iconografico proposto nel 2010 da Giuseppe Santarelli. Gli atti del convegno sono arricchiti anche da tre contributi supplementari, non presentati durante l'incontro di studio, che riguardano l'iconografia del beato Benedetto e l'attività di Giovan Francesco Passionei, vescovo di Cagli e di Pesaro, nunzio apostolico in Toscana.

«Fulgeat Ecclesiae». Le committenze orafe di Ariberto da Intimiano.

ARIBERTO da INTIMIANO. FEDE, POTERE e CULTURA a MILANO nel SECOLO XI, a cura di E. Bianchi, M. Basile Weatherill, M. Beretta, M.R. Tessera, Associazione Ariberto d’Intimiano / Silvana Editoriale, Milano, 2007

Ariberto ha legato il proprio nome a due capolavori di arte orafa, il primo tuttora conservato -la preziosa legatura di evangeliario destinata alla «sancta mediolanensis ecclesiae» (Milano, Tesoro del Duomo)-, l'altro perduto a seguito delle requisizioni napoleoniche ma noto da incisioni settecentesche -l'analoga legatura offerta negli anni dell'esilio monzese (1042-44) alla basilica di San Giovanni Battista-. Ad un'analisi accurata i piatti della coperta milanese si rivelano realizzati in due distinti momenti dell'episcopato aribertiano. Il più antico, in argento sbalzato e dorato, pare eseguito in apertura del suo mandato, forse proprio per la cerimonia dell'ordinazione episcopale (marzo 1018), cui rimanda il programma iconografico imperniato sulla chiamata di Ariberto alla cattedra che era stata di Ambrogio; con una datazione precoce si accorda il linguaggio stilistico, che ripropone modelli della contemporanea miniatura ottoniana di destinazione imperiale nell'asciutto rigore disegnativo degli ateliers già attivi sotto il predecessore Arnolfo II. Il secondo piatto, sontuosamente rivestito di lamine d'oro, pietre preziose e smalti, seguirebbe a non molta distanza di tempo e sarebbe stato allestito per arricchire l'oggetto liturgico già in uso in occasione della cerimonia di incoronazione a re d'Italia di Corrado II (primavera del 1026), in vista della quale Ariberto restaura anche l'Altare d'oro della basilica santambrosiana. L'eccezionale ciclo degli smalti dedicati agli eventi pasquali, in particolare, illustra tematiche liturgiche di antica tradizione ambrosiana con una maestria tecnica che lascia trasparire il retaggio dell'arte di corte costantinopolitana, entrata a far parte del bagaglio artistico dei maestri milanesi a seguito della legazione di Arnolfo II (1001-1002).

Alle origini del canto fratto: il" Credo Cardinalis

Musica e storia, 2006

Abstract Mensural chant - the best-known prototype of which is the Credo "Cardinalis" - probably emerged at the end of the thirteenth century as an amplification of plainsong, and sospect into the simple polyphony that had already been the most common form of solemn vocal work ...