Uomini-abitanti: Sardi e Bretoni in Maurice Le Lannou (original) (raw)

Il Catalano e il Sardo in rapporto

2008

La lingua e la cultura catalana sono state in contatto con la cultura sarda per un tempo assai lungo e con modalità, ora di scontro, ora di incontro, diverse e mutevoli, e non univoche: certamente comunque il Catalano ha auto sul Sardo un'influenza davvero notevole. Influenza che si può valutare sia da un punto di vista interno, che da un punto di vista esterno; tuttavia da entrambi i punti di vista bisogna dare per scontati limiti oggettivi relativamente alla conoscenza che possiamo averne. Da un punto di vista interno l'influenza del Catalano è costituita soprattutto, e si direbbe esclusivamente, da un apporto lessicale di dimensioni cospicue che ha introdotto nel corpo del lessico della lingua sarda circa quattromila voci che spaziano con ampia estensione fra campi semantici disparati , e che hanno non solo arricchito, ma anche rimodellato la struttura semantico-lessicale del Sardo : anche se, va detto fin da subito, non si è in grado oggi di valutare totalmente e con precisione quale fu la portata di questa trasformazione e ristrutturazione, in quanto tanta parte del lessico sardo antecedente all'influenza iberica sulla cultura dell'Isola ci resta sconosciuta. Infatti i documenti sardi medievali, pur tanto preziosi e che pur manifestano e ci testimoniano una certa ricchezza di vocabolario, restano limitati, proprio per il loro carattere giuridico e documentario, a un'escursione non ampia entro la sfera del significabile. Una ricerca che forse dovrebbe essere compiuta, potrebbe essere quella che verificasse se -oggigiorno o in epoca storica -esistano, o siano esistiti affiancati sinonimi indigeno l'uno e l'altro catalano; una ricerca insomma da estendere tanto alle parlate vive attuali di ogni area linguistica quanto ai testi scritti delle diverse epoche, per saggiare se e quanto il Catalano abbia introdotto dei referenti nuovi, o se e quanto invece abbia sostituito, o affiancato, con voci sue proprie voci già esistenti precedentemente, e che potrebbero, in parte almeno, essere presenti e in uso ancor oggi, o esserlo stato nel passato più o meno recente. Sarebbe insomma interessante appurare se il Catalano abbia agito sul Sardo con modalità simili a quelle in cui oggi vi agisce l'Italiano, che va rilessificando la lingua sarda espellendone e ponendo in oblio tanta parte degli elementi e del patrimonio del suo

I pronomi nella parlata arbëreshe di San Benedetto Ullano

The varieties of spoken Albanian in the South of Italy give us a fascinating insight into the way languages emerge and evolve. The chief idea is that the subject of the predication, on which the choice 􀂘􀂏􀈱􀂝􀂑􀂎􀈱􀂙􀂛􀂘􀂗􀂘􀂞􀂗􀈱􀂍􀂎􀂙􀂎􀂗􀂍􀂜􀇰􀈱􀂌􀂘􀂖􀂎􀂜􀈱􀂒􀂗􀈱􀂍􀂒􀄛􀂎􀂛􀂎􀂗􀂝􀈱􀂙􀂛􀂘􀂓􀂎􀂌􀂝􀂒􀂘􀂗􀂜􀇯􀈱􀀕􀂝􀂊􀂛􀂝􀂒􀂗􀂐􀈱 with the idea that the notion pronoun is not primitive in linguistic theory, we propose that it is necessary to recognize and categorise 􀂒􀂝􀂜􀈱􀂍􀂒􀄛􀂎􀂛􀂎􀂗􀂝􀈱􀂝􀂢􀂙􀂎􀂜􀈱􀂒􀂗􀈱􀂝􀂑􀂎􀈱􀀋􀂝􀂊􀂕􀂒􀂊􀂗􀈬􀀃􀂕􀂋􀂊􀂗􀂒􀂊􀂗􀈱􀂍􀂒􀂊􀂕􀂎􀂌􀂝􀈱􀂘􀂏􀈱􀀕􀂊􀂗􀈱􀀄􀂎􀂗􀂎􀂍􀂎􀄴􀂘􀈱 Ullano. The pronouns decline according to the case as nouns do. Through their basic elements, the old Arbëresh dialects show that they have maintained intact the characteristics of medieval Albanian.

Le lingue dei Sardi

La presente ricerca è stata affidata ai Dipartimenti universitari su citati dal presidente della Regione Sardegna, dall'Assessorato alla Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, come parte dell'attività della "Commissione tecnicascientifica sullo stato delle lingue della Sardegna". La Commissione ha approvato la scheda di intervista utilizzata per la ricerca e le procedure di campionamento.

Le tribù die Pannoni in Strabone

TYCHE – Contributions to Ancient History, Papyrology and Epigraphy, 2008

Beiträge in deutscher, englischer, französischer, italienischer und lateinischer Sprache werden angenommen. Bei der Redaktion einlangende wissenschaftliche Werke werden angezeigt.

Identità e società cittadina a Marsiglia tra consoli, confraternita e comune (testo italiano di un saggio che uscirà in francese; alcune note incomplete)

Identità e società cittadina a Marsiglia tra consoli, confraternita e comune (testo italiano di un saggio che uscirà in lingua francese; vi sono ancora note incomplete) Nel 1219 1 la lotta tra la Confraternita del Santo Spirito da un lato e il vescovo e il monastero di S. Vittore dall'altro portò alla divisione topografica della città di Marsiglia, disegnata metro per metro nel tessuto urbano 2 . Sulla carta la divisione in città bassa-vicecomitale e alta-vescovile poteva sembrare il ripristino di una condizione originaria, quando la città era sottoposta alla signoria del vescovo e dei visconti; in realtà si trattò di un avvenimento del tutto nuovo per la cittadinanza, che arrivava a questo gesto estremo dopo aver sperimentato una forma inusuale di autonomia comunale e subito un ventennio di lotte intestine accanite, oltre che una serie di interdetti e di scomuniche. Il tentativo, che in realtà fu assai maldestro e di esito controverso, di risolvere il conflitto di poteri "ripristinando" una doppia signoria sulla città, pone a mio avviso alcuni problemi di lettura, sia per la comprensione della storia di Marsiglia in sé, sia per il confronto tra la situazione marsigliese e quella delle altre città del Midi, che si dotarono tra XII e XIII secolo di un governo autonomo di tipo comunale. Nella prima metà del XIII secolo Marsiglia raggiunse infatti un livello di autonomia politica e amministrativa senza precedenti, che coincise con una sua presenza attiva e ben distribuita nei principali empori mediterranei. L'innovazione portata avanti dalla Confraternita del Santo Spirito nel 1211 3 con la costruzione di un'autonomia politica su base patrimoniale, non si interruppe con la divisione topografica del 1219, anzi 1 La spartizione della città di Marsiglia tra vescovo e Confraternita del Santo Spirito viene tradizionalmente datata al 1220, così come la fondazione stessa della Confraternita al 1212. Le ricerche condotte in questi anni mi hanno tuttavia convinto che molti documenti marsigliesi datati con il metodo dell'incarnazione usino lo stile che è stato chiamato in seguito "pisano", che faceva iniziare l'anno il 25 marzo con una unità in più rispetto al calendario comune. Diversi studiosi francesi tra Otto e Novecento hanno invece ritenuto che a Marsiglia e in gran parte della Provenza, si usasse lo stile detto "fiorentino" -che aveva una unità in meno, ma solo dal 1° gennaio al 24 marzo -in combinazione con l'indizione detta "genovese", che aveva una unità in meno rispetto all'indizione bedana o cesarea. Non è questa la sede corretta per portare la dimostrazione della mia differente datazione, che vedrà presto la luce in altra sede; avverto tuttavia che nel testo che segue i documenti sono stati datati in gran parte considerando in uso lo stile detto "pisano". Questa nuova datazione ovviamente cambia in maniera rilevante l'analisi delle fasi che precedettero e seguirono la fondazione della Confraternita, per le quali si veda più avanti. 2 V.L. Bourrilly, Essai sur l'histoire politique de la Commune de Marseille des origines à la victoire de Charles d'Anjou (1264), in Annales de la Faculté des Lettres d' Aix, XII (1919-1920), pp. 1 -240 e XIII (1921-1922, pp. 23 -308, Pièces justificatives, nn. XXII e XXIIbis con data 1220. 3 In aggiunta a quanto già indicato in nota 1, è opportuno, aggiungere qualche spiegazione alla datazione della fondazione della Confraternita dello Santo Spirito. Il documento (Bourrilly, op. cit., n. X, con data 1212) riporta infatti non solo l'indicazione cronologia anno incarnationis eiusdem MCCXII, indictione XIIII, mense aprilis, che ci riporta al 1211, ma contiene anche la conferma di Arnaud Amaury, arcivescovo di Narbonne dal 12 marzo 1212: dato che la conferma non è datata, nulla vieta di pensare che sia stata appunto apposta mesi dopo la fondazione, magari proprio nel periodo immediatamente successivo all'elezione e consacrazione di Arnaud. Questa, tra l'altro, è raccontata in una lettera dell'abate di S. Paolo di Narbonne al papa che molto probabilmente usa lo stile pisano dell'incarnazione (edita in Gallia Christiana in provincias ecclesiasticas distributa [..] opera et studio monachorum congregationis s. Mauri, 1739, T. VI, Instrumenta n. LIX col. 52, ristampa Westmead 1970).

FREUD E SIMONE WEIL IN METROPOLIS DI LANG

2015

Freud, all'interno dell'articolo Des Unheimliche, definisce il perturbante come quella particolare attitudine del sentimento che si sviluppa quando una cosa (o una persona, una impressione, un fatto o una situazione) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo, cagionando generica angoscia unita ad una spiacevole sensazione di confusione ed estraneità. Il perturbante è definito attraverso una serie di casistiche ed esperienze che lo possono provocare: il doppio (il perturbamento deriverebbe dal ritorno alla coscienza del narcisismo infantile evocato dalla possibilità che un doppio ci renda immortali, che nell'adulto è relegato da tempo nell'inconscio dall'azione morale e critica del Super io), la ripetizione ossessiva (perturbante poiché evoca idee rimosse dall'adulto e presenti in età infantile e negli uomini primitivi quali il pensiero magico onnipotente animistico che comanderebbe le azioni eseguite automaticamente, il cui fine è a noi ignoto), le superstizioni (come l'onnipotenza del pensiero), le credenze e la magia (perturbante per il riaffiorare dell'idea infantile di forza misteriose che agiscono al di fuori della nostra volontà.

2020_MASTINO_Come le generazioni delle foglie, così anche quelle degli uomini: nuove ipotesi sulle due iscrizioni bilingui dal municipio di Thignica - Aïn Tounga

Cartagine. Studi e Ricerche, 5. Rivista della Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, 2020

Come le generazioni delle foglie, così anche quelle degli uomini: si discutono in una prospettiva del tutto nuova due epitafi bilingui (in latino, con un verso epico finale in greco) da Thignica, Aïn Tounga - Tunisia. Viene formulata con qualche cautela una nuova ipotesi su traslazioni in tempo di guerra e sepolture di eroi a breve distanza dal santuario del grande dio Saturno-Kronos, porta d’ingresso all’antica pertica della colonia augustea di Cartagine: sullo sfondo emerge il ruolo della legio III Augusta in funzione antisenatoria. Abstract: As the generations of leaves, so the ones of men: this paper focuses on two bilingual epitaphs (in Latin, with an epic final verse in Greek) from Thignica, Aïn Tounga - Tunisia which are discussed in a completely new perspective. A new hypothesis is here cautiously presented on movements during war time and heroes’ tombs placed at a short distance from the sanctuary of the great god Saturn-Kronos. Thignica was the gateway to the ancient pertica of the Augustan colony of Carthage. Finally, in the background emerges the role of the legion III Augusta acting with hostility against the Senate.