Katherine N. Hayles, My Mother Was a Computer (original) (raw)
Related papers
My Mother was a... Cyborg. Tecnologie e soggettività ibride a confronto
S&F - scienzaefilosofia, 2020
This paper is an introductory analysis concerning the potentialities of the cyborg's concept and non-conforming otherness as figurations opposed to the enhancing prototype of the transhumanist form of life. The argumentation is rooted in the current querelle regarding the ethical and ontological status of techno-assemblages and embodied subjectivities. Critical aspects of New Technologies have been raised in a fertile debate from different perspectives, above all concerning the cutting-edge fields of life sciences and genetics. From this debate emerges how NT potentiality could act as a device to improve, enhance and exploit the embodied subject. Some of these critics lead to a dualistic understanding of the body, conceived as either natural or artificial. To overcome this dichotomy which polarize the debate, the hereby proposed essay assumes the notion of hybrid subjectivity as a category from which a deeper reflection may set off. Aiming at critically recognizing the multiple relations that the contemporary techno-hybrid subject experiences, the paper will examine different shades and declinations of the hybrid subjectivity, following the two categories of “uncanny” and “enhancement”. The argumentative process will therefore present two ongoing research lines addressing the topic of hybrid subjectivity, also known as the Cyborg: Feminist Critical Posthumanism and Transhumanism. It will be considered how these brunches of thought are respectively connected to A)a teratological idea of the Cyborg and B)an enhanced sight of the artificial hybridization and, consequently, how the two have a different conception of the subjectivity and of technology’s ontological status. The thesis is that the resulting difference could inform the debate on NT by considering the latter a contingence and not the only feature of today’s hybrid forms of life.
"My mother was a computer": corporeità femminile e tecnologico postumano in Bianciardi e Scarpa
Scritture del corpo (Atti del XVIII Convegno Internazionale della MOD 22-24 giugno 2016), 2018
CORPOREITÀ FEMMINILE E TECNOLOGICA IN BIANCIARDI E SCARPA «My mother was a computer» è la spiazzante dichiarazione con cui Anne Balsamo apre il proprio volume dedicato allo studio del rapporto tra genere, corporeità femminile e tecnologie. 1 L'affermazione, volta a disorientare il lettore, è tuttavia storicamente accurata: erano chiamate infatti computers -calcolatrici -le persone che agli albori dell'elettronica svolgevano complicati calcoli con l'aiuto delle prime rudimentali tecnologie. Queste calcolatrici -tra cui vi era la madre di Balsamo -erano per la maggioranza donne, 2 essendo considerata tale mansione più meccanica che intellettuale, perciò in linea con i compiti affidati di norma all'epoca alle impiegate di aziende e uffici. Fatta chiarezza sull'origine del termine, la dichiarazione risulta dunque provocatoria solo a causa della mutata accezione del termine computer, passato a indicare non più un mestiere, ma una tecnologia. L'affermazione, pertanto, non solo ricerca il cortocircuito tra umano e tecnologico -la frase infatti sembra alludere a una genealogia meccanica dell'autrice -allude anche al contrasto tra una tecnologia percepita generalmente come maschile 3 e il corpo materno, evocando così l'equazione tra femminile e naturale, in contrasto con un meccanico di segno maschile.
La progettazione dei contenuti di questo corso di Informatica si fonda sulla concezione dell'Informatica come disciplina scientifica e non soltanto sul ruolo che l'Informatica ha assunto nella società contemporanea. A tal fine, ci teniamo a riportare di seguito un passo significativo del Manifesto dell'Informatica, un documento ufficiale che il GRIN (http://www.grin-informatica.it), l'Associazione Italiana dei Docenti di Informatica, ha sottoscritto per definire il corretto approccio alla disciplina Informatica e al suo insegnamento. L'informatica è un elemento essenziale della società moderna, non solo perché necessaria al normale svolgimento di quotidiane attività, ma anche in quanto il suo sviluppo plasma e determina quello dell'intera società. Non esiste campo dell'attività umana in cui le scoperte dell'informatica non abbiano lasciato il segno. L'uso del calcolatore, infatti, è uscito dai campi tradizionali del calcolo scientifico per entrare in tutte le aree della produzione industriale, dalla medicina all'editoria. Due miliardi di persone si collegano ad Internet. Centinaia di milioni di miliardi (il numero non è un errore di battitura) di transistor – i componenti elementari delle tecnologie dell'informazione – popolano i prodotti che ci circondano, dall'automobile all'elettrodomestico, dalla pompa di benzina al videogioco, per l'equivalente della metà del valore economico di questi oggetti. Centinaia di miliardi di istruzioni software, manifestazioni di intelligenza umana, animano questi componenti e attraverso di essi tutti i processi che caratterizzano la nostra società moderna. Nel linguaggio comune il termine " informatica " viene usato per riferirsi a tre aspetti tra loro distinti, seppur collegati: 1. Operativo: un insieme di applicazioni e manufatti (i computer); 2. Tecnologico: una tecnologia che realizza quelle applicazioni;
How Could a Mother di Bruce Holland Rogers: analisi di un microracconto
Microfiction, microstory, flash fiction, short short story, drabble, pocket-size story, minute-long story, smoke-long story: la lingua inglese non ha ancora codificato una parola ufficiale per definire i microracconti che possiamo leggere nello spazio di una sigaretta, “mentre l’uovo cuoce”, mentre aspettiamo che il numero chiamato si liberi, tutte versioni postmoderne di quella “seduta di lettura unica” di cui parlava Poe nel 1846. Per Bruce Holland Rogers la storia ideale dovrebbe essere letta in un minuto o due, sperimentando un linguaggio nuovo che si rispecchia in un mondo che va di fretta, che affida la comunicazione alla laconicità degli sms e che segna un netto confine con la narrativa tradizionale. Ma se i puristi della nomenclatura non hanno ancora trovato un termine per definire le opere di micronarrazione né definito i canoni di un genere compiuto, che mutua modalità espressive dalla densità semantica della parola poetica o dall’immediatezza comunicativa del teatro, è possibile analizzare un microracconto con gli strumenti della narrativa tradizionale? How could a mother? È una storia “lunga” 475 parole, eppure contiene un interrogatorio di polizia in cui s’incastra la riflessione personale che scaturisce dall’immedesimazione in un atroce fatto di cronaca fino ad una più ampia considerazione sulla natura umana e la violenza, in un singolare gioco di scatole cinesi. La storia è analizzata secondo i canoni dell’analisi narrativa in prospettiva sincronica, a cui si aggiunge la prospettiva diacronica attraverso il prezioso contributo dell’autore stesso, intervistato sul tema in oggetto.
Ida Gerosa: arti figurative, performance, computer art
Giada Totaro, 2005
Tesi di Laurea di primo livello di Giada Totaro con relatore il prof. Marco Maria Gazzano, Università Roma Tre, a.a. 2004/2005 Il documento è frutto della prima collaborazione tra Giada Totaro e l'artista Ida Gerosa, pioniera della Computer art in Italia dagli anni '80, per dare forma a una narrazione che incrocia criticamente scritti, interviste e articoli all'evoluzione della produzione artistica e transdisciplinare della Gerosa, dalle sue origini fino alle proiezioni sui monumenti storici che preannunciano la nascita del video mapping.