Convegno Arti e lettere a Napoli tra Cinque e Seicento. Studi su Matteo di Capua principe di Conca 5-7 ottobre 2016 (original) (raw)

10-11 maggio 2018 - La codificazione umanistica dell'epistolografia in volgare tra Quattro e Cinquecento: da Feliciano a Machiavelli. In Rinascimento letterario: la ricerca dei giovani studiosi. Napoli, Accademia Pontaniana, 10-11 maggio 2018.

L’individuazione di precisi modelli per i generi e per lo stile nelle letterature del mondo classico, e il recupero filologico della purezza originaria della lingua latina, consentirono alla letteratura umanistica di raggiungere, tra Tre e Quattrocento, una dimensione cosmopolita. Per il genere dell’epistolografia familiare, il modello di riferimento fu identificato nelle epistole ciceroniane. La loro riscoperta fu dovuta all’insistente attività di ricerca di codici antichi di Francesco Petrarca, che, nel 1345, rinvenne nella cattedrale di Verona i XVI libri delle Epistulae ad Atticum. Da quelle lettere, lo scrittore aretino ricavò il modello retorico-stilistico per la composizione delle sue Familiares. Una forma di comunicazione privata diveniva oggetto, così, dei processi di codificazione propri dei generi destinati ad una fruizione pubblica. Il confronto con le lettere ciceroniane significò innanzitutto un recupero del loro stile. Il sermo (lo stile quotidiano e colloquiale proprio anche della lettera privata), era stato a lungo materia di competenza esclusiva delle artes praedicandi, le quali avevano proposto come modello quello humilis delle Sacre Scritture. Con la scoperta delle lettere ciceroniane, lo stile colloquiale poté ritrovare nuova dignità letteraria in una dimensione finalmente laica. Durante il ’400, gli umanisti riproposero con forza il problema dei modelli per il sermo. Il lessico quotidiano degli antichi, infatti, apparve ai loro occhi inadatto a rappresentare la realtà del loro tempo. Alcuni, allora, suggerirono di rifarsi ai generi comici della letteratura volgare, ed in particolar modo alla novellistica e alla facezia. Questi generi di fatto costituirono modelli validi di sermo mediocre almeno fino al Cortegiano di Baldassar Castiglione. Negli anni a cavallo tra Quattro e Cinquecento la letteratura in volgare, confinata per decenni entro ambiti di fruizione ristretti alle singole realtà municipali, si avviava finalmente ad assumere un carattere metaregionale. I processi di definizione retorico-linguistica che avevano garantito alla tradizione umanistica lustro e diffusione ecumenica, si stavano trasferendo ai generi della scrittura in volgare. Il fenomeno risulta ampiamente indagato per molti dei generi della letteratura italiana (dalla lirica cortigiana, ad esempio, al romanzo cavalleresco). Manca, invece, uno studio complessivo per l’epistolografia in volgare. Eppure, è proprio in questi decenni che vanno rintracciate le radici di uno dei più rilevanti fenomeni culturali del secolo successivo: quello, cioè, dei Libri di lettere. Scopo della mia comunicazione è quello di illustrare le ricerche da me svolte sulle origini umanistiche dell’epistolografia letteraria italiana. In modo particolare, la mia attenzione sarà rivolta alla produzione epistolare di Felice Feliciano e di Niccolò Machiavelli.

Alla corte di Matteo di Capua (1568 circa-1607), tra palazzi, arti e lettere. Riflessioni e qualche aggiunta a margine di un libro recente, in «Storia della Critica d’Arte», 2021, pp. 9-27.

Storia della Critica d'Arte-Annuario S.I.S.C.A. , 2021

Through a careful examination of the recent book Arti e lettere a Napoli tra Cinque e Seicento: studi su Matteo di Capua principe di Conca, edited by Andrea Zezza (Officina Libraria, Rome 2021), the essay adds some reflections and unpublished elements on the social, artistic and cultural environment frequented by the nobleman. Some hypotheses are thus advanced on the Caiazzo’s di Capua residence, on the artists preferred by Matteo (including Giovanni Balducci, whose catalog it is proposed to connect a Saint Lucia), on some pieces of his extraordinary collection. New data, held into five bank policies transcribed in the final Appendix, are linked to this collection; they are relating to frames and furniture in ebony and ivory, carriages and fabrics, medals and engravings.

Alle origini della 'Galeria': la collezione di Matteo di Capua principe di Conca

La "Galleria di Palazzo in età barocca dall'Europa al regno di Napoli, a cura di Vincenzo Cazzato con la collaborazione di Daniela De Lorenzis, Congedo Editore, 2018

La "Galleria" di Palazzo in età barocca dall'Europa al Regno di Napoli a cura di VINCENZO CAZZATO con la collaborazione di Daniela De Lorenzis Redazione: Francesca Cannella, Daniela De Lorenzis Referenze fotografiche: Le illustrazioni del presente volumesalvo diversa indicazione -sono state fornite dagli autori o provengono dagli archivi della Casa Editrice Congedo e del Laboratorio di "Storia, Rappresentazione e Rilievo dell'Architettura e dei Centri urbani" dell'Università del Salento. Si ringrazia Michele Onorato per le immagini relative alla Galleria di palazzo Castromediano a Cavallino. Sommario 8 VINCENZO CAZZATO, MARCELLO FAGIOLO, MASSIMILIANO ROSSI Introduzione INTRODUZIONE ALLA "GALLERIA" 12 MARCO LEONE "Gallerie" letterarie fra Rinascimento e Barocco 20 ROSARIA ANTONIOLI Sulle orme di Orlando: il firmamento nell'orologio 26 DANIELA CARACCIOLO Il mondo in Galleria. Artifici prospettici e retorica della meraviglia nelle fabbriche barocche 36 DANIELA CASTALDO Temi musicali nelle "Immagini" di Filostrato Maggiore 46 MARCELLO FAGIOLO La concezione museale delle facciate di palazzo a Roma: dalle pitture illusive alle gallerie di sculture come immagine di potere all'antica 66 FRANCESCO DEL SOLE L'Entwurff di J.B. Fischer von Erlach: una Galleria di pezzi d'eccezione 78 RAFFAELE DE GIORGI "Ritorno al futuro": salon contre galerie? François Lemoyne a Versailles LA "GALLERIA" DI PALAZZO NEL REGNO DI NAPOLI 90 ANDREA ZEZZA Alle origini della "Galeria": la collezione di Matteo Di Capua principe di Conca 104 ELENA FUMAGALLI Note sulla decorazione delle Gallerie napoletane fra Sei e Settecento 116 STEFANO PIAZZA Dalla quadreria alla cineseria: lo sviluppo della Galleria di palazzo nella Sicilia del Seicento e Settecento 126 MASSIMILIANO MARAFON PECORARO La Galleria e il "camerone" nelle dimore aristocratiche del XVIII secolo a Palermo. Fasto e ostentazione nell'appartamento da parata del principe 136 RICCARDO LATTUADA Le collezioni d'arte dei palazzi degli Orsini tra Solofra, Gravina, Napoli e Roma 7. Francesco Villamena, Madonna dell'Impannata (sec. XVII; London, British Museum, Harvard Art Museums/Fogg Museum, Gift of Belinda L. Randall from the collection of John Witt Randall, R1161, inv. 159061; Photo: Imaging Department © President and Fellows of Harvard College). 8. Copia da Raffaello, Madonna dell'Impannata (Madrid, Museo del Prado, © Museo Nacional del Prado).

Padre Resta e il Viceregno. Per una storia della pittura del primo Cinquecento a Napoli, Roma, Monografie di Horti Hesperidum, UniversItalia 2019.

Padre Resta e il Viceregno. Per una storia della pittura del primo Cinquecento a Napoli, 2019

Che nella Roma di fine Seicento un oratoriano milanese della Vallicella, mercante di disegni la cui dote principale fu l’occhio del conoscitore temprato nella cerchia belloriana, abbia davvero contribuito a indirizzare la comprensione della pittura napoletana del Rinascimento potrebbe sembrare a prima vista improbabile. A chi la pensi così andrebbe narrata la storia dei viaggi di Sebastiano Resta nel Mezzogiorno e soprattutto il suo intento, perseguito con ostinata convinzione, di organizzare un discorso artistico coerente lungo direttrici non soltanto cronologiche ma anche geografiche, servendosi di quell’inscindibile rapporto tra testo e immagine che sempre contraddistinse i suoi volumi di disegni per aprire uno squarcio sulla storia dell’arte italiana meno nota ai suoi contemporanei. Questo libro si propone di restituire a padre Resta il giusto spazio nella storiografia del Vicereame, tra Giorgio Vasari e Bernardo De Dominici. Luca Pezzuto insegna storia dell’arte moderna e storia della critica d’arte presso l’Università degli Studi dell’Aquila. È membro del Padre Resta Project e ha pubblicato numerosi articoli e saggi, tra cui Cola dell’Amatrice. I giorni di Roma, gli anni dell’Appennino (Milano 2018) e Giovanni da Capestrano. Iconografia di un predicatore osservante (Roma 2016). Ha recentemente curato il volume La Roma di Raffaele Riario tra XV e XVI secolo. Cultura figurativa e cantieri figurativi (Roma 2017), l’edizione critica La relazione di Margherita d’Austria e la Descrizione della città dell’Aquila di Marino Caprucci (L’Aquila 2018) e la mostra Cola dell’Amatrice. Da Pinturicchio a Raffaello (Ascoli Piceno, 17 marzo-15 luglio 2018).