Le arti e gli artisti nell'epoca del costruttivismo e del realismo socialista: un'ipotesi interpretativa (tesina di ricerca) (original) (raw)

Il realismo del disssenso. Arte, marxismo e Pci nelle pagine di "Città aperta" (1957-1958)

Prospettiva, 2018

Il realismo del dissenso. Arte, marxismo e Pci nelle pagine di ‘Città aperta’ (1957-1958) Originata dall’onda emotiva e di indignazione morale che caratterizzò la “crisi del 1956” della sinistra italiana, la rivista di cultura ‘Città aperta’, pubblicata a Roma dal 1957 al 1958, nasce come il coraggioso tentativo da parte di alcuni intellettuali comunisti di individuare, in dialettico dissenso rispetto alla linea ufficiale del PCI cui sono tutti iscritti, una possibile alternativa al rigido dirigismo delle politiche culturali e alle acritiche posizioni filosovietiche del partito. Direttore della rivista è Tommaso Chiaretti, giornalista de ‘l’Unità’, e nella redazione compaiono personalità della cultura impegnate nei più diversi campi: dalla pittura (Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Marcello Muccini) alla critica e alla storia della letteratura (Luca Canali, Dario Puccini, Mario Socrate), dal cinema (Elio Petri, lo stesso Chiaretti) all’architettura (Piero Moroni). Ma non mancano, nella rivista, contributi di altri intellettuali di spicco che ne condividono l’impostazione critica e lo slancio di rinnovamento: da Italo Calvino a Pier Paolo Pasolini, da Vasco Pratolini a Giuseppe Bonaviri. Dichiarandosi “marxisti” e “realisti”, i redattori di ‘Città aperta’ propongono nuove tematiche e differenziate modalità espressive che vadano oltre il realismo sostenuto dal partito, ritenuto anacronistico e limitante, e che trovino radicamento e ispirazione nella civiltà urbana e industriale dell’età contemporanea. In questo senso grande rilievo hanno nella rivista, pur sempre in un’ottica di cultura integrata, i contributi sulle arti figurative e sull’architettura, tra le proposte politico-culturali più vivaci avanzate in quegli anni e alle quali è principalmente dedicato il presente articolo: dai testi di Vespignani, Attardi, Moroni, a quelli di altre personalità invitate a contribuire al dibattito aperto, come Franco Francese, Giuseppe Zigaina, Eduardo Vittoria, Nico Di Cagno o lo stesso Renato Guttuso. Ma la dirigenza del PCI (a partire da Mario Alicata, responsabile della commissione culturale) poco tollera le posizioni della rivista, ritenute “frazioniste”, e le ripetute e sempre più esplicite critiche di carattere politico conducono inevitabilmente all’intervento censorio del partito: dapprima “richiamando all’ordine” i disobbedienti e causando un’interruzione delle pubblicazioni, e infine espellendo dal partito il direttore Chiaretti e portando la rivista alla definitiva cessazione. The realism of dissent. Art, Marxism and the PCI in the pages of ‘Città aperta’ (1957-1958) Arising from the surge of moral outrage and turmoil characterizing the “1956 crisis” of the Italian left wing, the cultural magazine ‘Città aperta’, published in Rome in 1957 and 1958, started out as a courageous attempt by various Communist intellectuals – in opposition to the official line of the PCI in which all were enrolled – to identify a possible alternative to the rigid dirigisme of the party’s cultural policies and unquestioning pro-Soviet stance. The magazine’s chief editor was Tommaso Chiaretti, a journalist of ‘l’Unità’, while the editorial staff was composed of cultural figures active in various fields: painting (Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Marcello Muccini), literary history and criticism (Luca Canali, Dario Puccini, Mario Socrate), cinema (Elio Petri, Chiaretti himself) and architecture (Piero Moroni). The magazine also featured articles by other prominent intellectuals who shared its critical position and interest in renewal: Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Vasco Pratolini and Giuseppe Bonaviri. Selfdeclared “Marxists” and “realists”, the editors of ‘Città aperta’ put forward new ideas and differentiated modes of expression that went beyond the realism sustained by the party – a realism being seen as limited and anachronistic – finding their roots and inspiration in the urban, industrial civilization of the contemporary era. In this regard, albeit in an overall vision of integrated culture, the magazine gave great importance to articles on the figurative arts and architecture, which were among the liveliest politico-cultural initiatives advanced at that time and to which the present paper is mainly dedicated: from the texts of Vespignani, Attardi and Moroni to those of other figures who were invited to contribute to the open debate – Franco Francese, Giuseppe Zigaina, Eduardo Vittoria, Nico Di Cagno and even Renato Guttuso. However, the leaders of the PCI (starting with Mario Alicata, head of the cultural commission) showed little tolerance for the views expressed by the magazine, which were seen as “divisive”. The insistent and increasingly explicit political criticism inevitably led to censorship by the party – an initial “call to order” of the dissenting voices, causing the publication to be suspended, and ultimately the expulsion of Chiaretti from the party and the closure of the magazine altogether.

Lo “stile severo”: l’indirizzo artistico riformatore del realismo socialista

2024

The thesis reconstructs the history of the "severe style" in Moscow (1957-1970), a reformist artistic direction within socialist realism, and its protagonists (Nikolaj Andronov, Viktor Popkov, Gelij Koržev, Pavel Nikonov, Viktor Ivanov, Petr Ossovskij, Tair Salachov, Dmitrij Žilinskij, Aleksandr Smolin, and Petr Smolin). The study first addresses the fundamental issue of defining and periodizing the "severe style" through an in-depth status quaestionis, starting from the initial debate that emerged around it in 1969 and tracing the different theories that have developed up to the present day. Next, it presents a detailed reconstruction of Khrushchev's Artistic Thaw (the role of art in "peaceful coexistence"; openness to Western art; the revival of Soviet criticism; the debate on "contemporary style"), within which this artistic direction was born and established. Subsequently, it offers an analysis, based on contemporary critical reviews, of the characteristics of the "severe reform" that led to the modernization of socialist realism. The episode of the exhibition "30 Years of MOSCh" is then examined in relation to its impact on the severe artists, as well as the subsequent process of dissolution of the Moscow “severe style.” Finally, based on unpublished materials, it reconstructs the history of the participation of severe artists in exhibitions organized in the early 1970s by the "Il Gabbiano" gallery in Rome.

Il realismo nelle arti (e altrove)

N. 4 della rivista "Costellazioni", diretta di G. Massara Numero monografico a cura di Pietro Montani, Dario Cecchi, Martino Feyles Introduzione al numero

Rapporto tra il regime nazionalsocialista tedesco e l'arte

2016

Nel rapporto tra Nazismo ed arte influisce in maniera marcata il rapporto del suo ideologo, Adolf Hitler, con la materia. Hitler, dopo la morte dei genitori, tra vagabondaggio e lavori saltuari iniziò a prendere in considerazione la carriera artistica. Già da tempo aveva la passione per la pittura, che praticava vendendo cartoline di squarci viennesi e quadri per le mostre dei corniciai (molti dei committenti e degli acquirenti erano ebrei). Continua...

PSICOANALISI E CRITICA D'ARTE: DA UN INEDITO MATISSE DEL XXI SECOLO AL LEONARDO DI FREUD

Il tema approfondito in questa tesi di laurea triennale è il metodo psicanalitico applicato alla critica d’arte: la commistione di queste scienze misteriose e affascinanti che, fondendosi, indagano sulla Creazione Artistica e sul Genio creativo che traspone il proprio inconscio nella sua opera. L’obiettivo è dare una valutazione della validità di questo interessante approccio critico, alla luce di un percorso che, partendo dagli ultimi esiti, a ritroso torna all’origine della psicanalisi nell’arte e sviscera tutti i contributi più importanti del XX secolo.

"Se solo l’arte fosse il bene supremo: una ritraduzione recente e perché il tutto può essere meglio delle parti", in A. Battistini, B. Conconi, É. Lysøe, P. Puccini (a cura di), L’Europa o la lingua sognata. Studi in onore di Anna Soncini Fratta, Città di Castello, Emil, 2021, pp. 583-597

Tra l’estate e il tardo autunno del 2019 ho tradotto alcuni albi a fumetti dedicati all’infanzia del mago Merlino. Verso la fine dello stesso anno, googlando il titolo che era stato scelto per l’albo, ho scoperto che diversi siti rimandavano non già alla mia traduzione, ma a una versione dello stesso testo pubblicata nel 2003. Insomma: avevo ritradotto, senza saperlo, un testo che esisteva già in italiano. Nell'articolo, dopo due brevi sezioni introduttive – contestualizzazione dell’opera e delle sue versioni italiane; due parole, in generale, sulla traduzione del fumetto – mostro alcuni esempi dei problemi specifici posti dalla resa in italiano del testo; in un’ultima parte, cerco di convincere chi legge che, tra le due versioni esistenti, nessuna è oggettivamente migliore, ma che invece una versione migliore potrebbe nascere dalla loro unione.

Ipotesi per l’arte nell’età postmoderna ESPOSIZIONI

Ricerche di S/Confine, Dossier 4, 2018

In May 1974 Renato Barilli publishes Tra presenza e assenza: due modelli culturali in conflitto, a pioneering study of the cultural trend that had already occurred in the previous ten years but that only afterward would have been "baptized" with the successful definition of "postmodernism"; a few months later Barilli explicitly refers to the theories of Gilles Deleuze while curating at the Studio Marconi in Milan La ripetizione differente, an exhibition that announces a personal interpretation of Italian art in relation to previous and coeval international experiences. Such interpretation finds important verification and development in a series of exhibitions curated by the Bolognese scholar in the following years, meeting up with the contemporary theorizations of the Transavanguardia by Achille Bonito Oliva and of the American Inexpressionism by Germano Celant. These critical proposals, all patently authorial, have contributed to delineate the multiform panorama of Italian art between the second half of the seventies and the first five years of the following decade, putting into light links and fractures on which it is very useful to come back to reflect, both on a theoretical and curatorial level.