PRIMA PARTE: LA STORIA (original) (raw)

IL CURRICOLO DI STORIA

Il ripensamento del curricolo di Storia, che per ora siamo in grado di riferire solo al biennio, ha come bussola l'ottica della DIDATTICA DELLE COMPETENZE che da alcuni anni, nel Liceo Scientifico "Enrico Fermi" di Bologna, informa la revisione dei curricoli anche di ALTRE DISCIPLINE (link alla home page della ricerca sui curricoli): lo scopo è che si prosegua così nella ricerca di una maggiore omogeneità di obiettivi formativi fra le discipline sia in orizzontale (collegamento con le altre materie), sia in verticale (collegamento con la storia nel triennio), per rendere esplicito il comune concorrere allo sviluppo delle potenzialità cognitive di ciascun alunno.

PARTE IV. L INIZIO O LA FINE NEL PERCORSO STORICO

Niente di nuovo sotto il sole diventa l'affermazione più anti-cristiana che si possa immaginare. La speranza è vita della fede. Tutta la perplessità si concentra intorno al nuovo, che di per se, non assomigliando a ciò che c'è già, è tuttora umanamente inafferrabile! Per tentare un approccio al nuovo, bisogna evidentemente partire dalla negazione del già esistente. Nuovo e Dio si ritrovano così in una certa prospettiva apofatica dell oriente originario che la teologia radicale -dopo la teologia della crisilasciava prevedere. La linea di fondo, tracciata dalla morte di Dio come negatività di speranza, non è stata interrotta improvvisamente, e l'eco di questa ispirazione negativa -nella teologia-continua ad invitare i teologi ad un ascolto attento. La contradizione più che l antinomia rimane però-la chiave di salvaguardia del Tutt Altro . Un altra differenza con la dimensione orientale dell escatologia sarà la sua impostazione come teologia più che come vita ispirativa: o cioè la teologia escatologica della speranza riprospetta la vita esperienziale della fede, non la fede escatologica vissuta dà l indirizzo all intento ecclesiale ed alla teologia (come l oriente cristiano professa e rivendica nella sua tradizione millennaria).

INTRODUZIONE – STORIA DI CHI, STORIA DI CHE COSA

La storia linguistica italiana si caratterizza per un costante rapporto tra il centro (la Toscana) e la periferia. Nella sua espansione, il toscano ha incontrato le parlate locali. Il confronto non si è risolto quasi mai in una imposizione autoritaria: vi è stato piuttosto un libero consenso delle altre regioni. La situazione dell'Italia è anomala: come osservava con imbarazzo Manzoni, l'Italia era l'unica nazione in cui la capitale politica (Roma) era destinata a non coincidere con la capitale linguistica (Firenze). I dialetti sono da considerare sempre nel rapporto con l'italiano: ma per il periodo dalle origini al 1400, non ha senso parlare di dialetti. Se ne parlerà solo dopo l'affermazione della lingua. Quindi per i secoli XIII-XV si parla di "volgari italiani".

INFORMATICA PARTE PRIMA

Per informatica si intende la capacità di gestire l'informazione in modo completamente automatico.

Storia della filosofia PRIMO capitolo

Atene nel V secolo a.C. e le Lunghe Mura che la collegavano al porto del Pireo U2 I so sti e Socrate 490/80-411 a.C. Protagora di Abdera EXTRA ONLINE 483 ca.-375 ca. a.C. Gorgia di Leontini 480 ca.-410 ca. a.C. Antifonte di Atene Biblioteca digitale Platone, Apologia di Socrate Platone, Critone La loso a ad Atene nell'età di Pericle (460-429 a.C.) 460 ca.-380 ca. a.C. Prodico di Ceo 460 ca.-399 (?) a.C. Trasimaco 460-403 a.C. Crizia 460-429 a.C. Pericle alla guida di Atene Attraverso una serie di provvedimenti in campo architettonico, politico, economico, culturale e sociale Pericle allarga le possibilità di partecipazione dei cittadini alla vita della pòlis. EVENTI STORICI EVENTI FILOSOFICI 429 a.C. Morte di Pericle 404-403 a.C. Il governo dei Trenta Tiranni ad Atene Colpo di Stato ad Atene: nella città si insedia il governo lospartano dei Trenta Tiranni. 469-399 a.C. Socrate di Atene 403 a.C. Caduta del regime dei Trenta Tiranni e ritorno al potere ad Atene dei democratici 399 a.C. Processo e condanna a morte di Socrate 84 U2 I so sti e Socrate IN QUESTO CAPITOLO Dalla natura all'uomo: la svolta della so stica La sofistica si presenta come un movimento piuttosto che una vera scuola di pensiero e con essa assistiamo ad una nuova, grande svolta nella storia della filosofia: il mondo della natura cessa di essere l'oggetto principale dell'indagine filosofica e il suo posto viene preso dal mondo dell'uomo. I sofisti mettono al centro della loro riflessione l'uomo, la sua civiltà, la sua cultura, le sue istituzioni, le sue attività, le sue azioni, abbandonando la ricerca sul mondo fisico come non importante e non concludente. Questa svolta, più che ad una sfiducia nei confronti del modo tradizionale di impostare il discorso filosofico, che pure è evidente nella sofistica, è legata ad un profondo cambiamento nella storia della Grecia e cioè allo sviluppo della democrazia ad Atene e alla supremazia politica e, soprattutto, culturale che questa città-Stato, sotto la guida di Pericle (495-429 a.C.), seppe conquistarsi sul resto della Grecia. La sofistica, infatti, fiorì nel V secolo a.C., il periodo d'oro della democrazia ateniese. Dal mondo della natura al mondo dell'uomo CONCETTI CHIAVE p. 105 DISCUTIAMO INSIEME La verità o le verità?

LO STRANO CASO DELLA "STORIA FAI DA TE"

Treccani.it Lingua italiana, 2024

Anche in Italia oggi esistono almeno due modi per descrivere il nostro passato. C'è la “Storia doc”, a denominazione di origine controllata, basata sulle fonti e sulla loro interpretazione da parte di professionisti per lo più legati alle università. Poi c’è la narrazione di massa che Francesco Benigno, professore di Storia moderna alla Scuola Normale di Pisa, ha battezzato con efficacia “storia fai da te”. Nel suo recentissimo libro "La storia al tempo dell’oggi" (il Mulino), Benigno scrive: "Legittimata a parlare autorevolmente del passato, la memoria finisce [...] per produrre una forma di “storia fai da te” verso cui spinge il nuovo orientamento comunitario di molta pubblicistica. Viene così a crearsi un’antinomia, memoria vs storia, dotata di due diversi criteri di legittimazione: se per la storia è cruciale il riferimento alla verità del passato, la memoria pone al centro un interesse pubblico retrospettivo, da cui viene la pretesa di parlare in nome di una comunità, di spiegare una continuità di esistenza e un’identità". L’affermazione dello storico suscita una considerazione: l'orientamento da lui citato è diffuso anche tra una massa di non addetti ai lavori (più o meno a digiuno sul fronte delle competenze scientifiche), che si incontrano e scontrano soprattutto sui social network; ad esempio, limitandosi a Facebook, i gruppi dedicati al medievista Alessandro Barbero (senza che lui c'entri qualcosa) e al "barberismo" hanno più di un milione di followers.

PARTE PRIMA L'IMPRENDITORE

La disciplina delle attività economiche ruota intorno alla figura dell'imprenditore, del quale il legislatore dà una definizione generale nell'art. 2082 c.c. La disciplina non è però identica per tutti gli imprenditori. Il c.c. distingue infatti diversi tipi di imprese e di imprenditori in base a tre criteri:-L'oggetto dell'impresa, che determina la distinzione fra imprenditore agricolo e imprenditore commerciale-La dimensione dell'impresa, in base alla quale è individuato il piccolo imprenditore e, di riflesso l'imprenditore medio-grande-La natura del soggetto che esercita l'impresa che determina la tripartizione legislativa fra impresa individuale, impresa costituita in forma di società ed impresa pubblica. Tutti gli imprenditori agricoli e commerciali, picco e grandi, privati e pubblici sono assoggettati a una disciplina di base comune (statuto generale dell'imprenditore). Applicabile a tutti gli imprenditori è anche la disciplina a tutela della concorrenza e del mercato. Chi è imprenditore commerciale non piccolo è poi assoggettato anche ad un ulteriore e specifico statuto, integrativo di quello generale. Rientrano nello statuto tipico dell'imprenditore commerciale: l'iscrizione nel registro delle imprese, la disciplina della rappresentanza commerciale, le scritture contabili, il fallimento e l'amministrazione straordinaria delle grandi impresi insolventi. Poche e di scarsa importanza sono invece le disposizioni del codice civile applicabili esclusivamente all'imprenditore agricolo e al piccolo imprenditore. In particolare quest'ultimo è sottratto all'applicazione della disciplina commerciale (ad es., non fallisce) anche se esercita attività commerciale. Tuttavia l'iscrizione nel registro delle imprese, originariamente esclusa, è stata oggi estesa anche a tali imprenditori. Comunque non si può essere imprenditori commerciali se non si è imprenditori; se l'attività svolta non corrisponde ai requisiti fissati nella nozione generale di imprenditore (art. 2082 c.c.). E' da quest'ultimo che si deve perciò partire per identificare chi è imprenditore commerciale. La nozione generale di imprenditore "E' imprenditore commerciale chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi". Questa nozione generale traccia la linea di confine fra la figura dell'imprenditore e quella del semplice lavoratore autonomo, dato che nessun motivo di confusione vi può essere fra un imprenditore ed un lavoratore subordinato (in quanto il lavoratore subordinato è alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore). L'attività produttiva L'impresa è attività finalizzata alla produzione o allo scambio di beni o servizi. Non importa la natura dei beni prodotti o scambiati ed il tipo di bisogno che essi sono destinati a soddisfare. Può perciò costituire attività di impresa anche la produzione di servizi di natura assistenziale, culturale o ricreativa (ad es. case di cura, istituti di istruzione privata, imprese di pubblici spettacoli teatrali o sportivi). Ovviamente non è impresa l'attività di mero godimento; l'attività cioè che non dà luogo alla produzione di nuovi beni o servizi. Classico è l'esempio del proprietario di 1

Capitoli 1-2 storia

Primo capitolo storia dell'innovazione :Introduzione Colonialismo e sviluppo economico Il COLONIALISMO è il dominio esercitato da un popolo su un altro popolo estraneo mediante lo sfruttamento economico, ideologico e politico per la differenza di sviluppo esistente fra i due. (cit Strangio) Per sviluppo economico, invece , non si intende necessariamente lo sviluppo del MODELLO OCCIDENTALE (europeo nell'800') bensì il grado di crescita nella demografia, nelle strutture di produzione (FABBRICA) e nello sfruttamento delle risorse, dunque nei nuovi mezzi di produzione e quindi quel modello di sviluppo che propone un cambiamento RADICALE. Ed è per tale motivo che si tende a sovrapporre il concetto di sviluppo economico con quello di industrializzazione (proprio perché questa fu il motore di avvio dello sviluppo economico europeo). Lo studio dello sviluppo economico interessò diverse scuole di pensiero (tedesca) e si giunse alla conclusione che la crescita non è mai lineare ma è contraddistinta da fluttuazioni/ variazioni di breve periodo. I fattori che hanno dato origine al colonialismo sono :-Il processo di industrializzazione iniziato in Inghilterra verso la fine del 1700 soprattutto con il passaggio da un sistema mercantilistico basato sullo scambio di beni in cambio di beni con altrettanto valore, ad un sistema capitalistico e dunque fondato sul CAPITALE come risorsa primaria di costituzione e alimentazione/ sopravvivenza delle realtà ;-il cambiamento della struttura produttiva del Paese basata sull'INDUSTRIA che aveva bisogno di input per la produzione, tali input vennero cercati proprio in quei territori dove successivamente avvenne la colonizzazione. E questo perchè Paesi come l'Africa, La Cina, L'india e il Giappone erano potenze il cui valore verteva prevalentemente sulle risorse naturali del territorio e pertanto si rivelarono per Inghilterra, Francia e America, serbatoi di ricchezza a cielo aperto; non tralasciando il fatto che per approvvigionarsi di tali risorse i Stati maggiori potevano sfruttare una manodopera a basso costo.-Successivamente oltre agli input produttivi servivano dei mercati di sbocco dove poter destinare la produzione e dunque gli output realizzati dalle industrie emergenti. E fu proprio per tale principale motivo che gli Stati maggiori del tempo, prima in assoluto l'Inghilterra diedero vita ad una politica espansionistica verso territori non ancora sfruttati e ricchi di potenziali risorse strategiche. Teorie del 19esimo secolo Il 19esimo secolo è stato il secolo dell'esplosione delle teorie evoluzionistiche di cui il suo maggior esponente è Darwin con l'opera l'origine della specie. Nella sua opera vengono esposti concetti come la competizione, lotta per la sopravvivenza e di evoluzione attraverso l'adattamento. Con il darwinismo si finì per spiegare ma soprattutto per giustificare l'ascesa dell'Europa nel mondo attraverso il gioco aggressivo della popolazione più forte e quindi si finì per accettare le guerre come necessità storiche. Harmand, teorico francese, scriveva invece che la conquista è necessaria per la lotta all'esistenza che viene imposta non soltanto dalla natura , la quale ci condanna a perire o a conquistare, ma anche dalla nostra civiltà. Hermand inoltre riteneva che la connessione tra crescita sociobiologica e sviluppo economico rendesse del tutto inevitabile l'espansione oltremare e che tutti gli uomini per tanto dovevano accettare questo fatto inevitabile. In questo periodo si radicò inoltre un forte senso di nazionalismo, strettamente intrecciato con l'imperialismo, esso assunse forme diverse in diversi paesi:-In inghilterra assunse il volto del mito della missione imperiale britannica ovvero la pax britannica da imporre ai popoli di colore per inserirli nella civiltà-in Germania si basava sul concetto di tramonto dell'era della competizione pacifica tra gli Stati, alla quale erano subentrate la lotta all'esistenza, la supremazia e la conquista di spazi vitali per soddisfare la sete di dominio.-In Francia si tennero vivi i propositi di rivincita contro la Germania Le teorie nazionaliste e colonialiste facevano ampio ricorso alle teorie razziste. L'inventore di tali teorie fu il francese Gobinou che affermava l'esistenza di una gerarchia fra le razze e più concretamente della