La danza psicotica delle relazioni. Gregory Bateson sulla schizofrenia di John Perceval (original) (raw)

Autobiografie di psicosi. I casi Schreber e Perceval letti da Freud, Lacan e Bateson.pdf

2018

Nel 1894 il presidente della Corte d’Appello, Daniel Paul Schreber, venne ricoverato presso la clinica del dottor Paul Emil Flechsig a Lipsia a seguito del verificarsi di gravi episodi psicotici. Seguirono otto anni nei quali il presidente tedesco fu soggetto a violente allucinazioni, dalle quali non si riprese mai. Nel 1830, John Perceval, quinto figlio del primo ministro inglese Spencer Perceval, il quale fu brutalmente assassinato fuori dalla Camera dei Comuni, venne a sua volta internato nella clinica del dottor Fox presso Brisslington a causa delle violente allucinazioni che lo avevano colpito nei giorni immediatamente precedenti questo evento. Ivi restò per i successivi due anni, nei quali ai dolorosi tentativi di far fronte alle voci che lo tormentavano si unirono i trattamenti, spesso inumani, che ricevette da parte degli inservienti e dei medici che si presero cura di lui. Il presente elaborato si propone di fornire una ricostruzione delle testimonianze dei due soggetti presi in esame per poi addentrarsi in una lettura delle analisi che personalità illustri come Freud, Lacan e Bateson diedero dei due casi per arrivare, infine, a una comparazione dei due casi, mettendo in risalto similitudini e differenze nelle esperienze di Schreber e Perceval.

La “sindrome del dott. Bovary” di Giorgio de Chirico. Un approfondimento psicobiografico su Gladiatori e Bagni misteriosi.

Studionline, 2020

De Chirico ha prodotto due cicli pittorici molto intriganti: I Gladiatori (1927-1929) e I Bagni misteriosi (1934-1937). Nietzsche, se fosse stato in vita, li avrebbe definiti dionisiaci; Freud, perturbanti; l’artista, interrogato sull’argomento, avrebbe detto “sono semplicemente metafisici!” Intriganti, perturbanti, metafisici: perché? Oltrepassando il velo di Maya, nei quadri di questi due cicli molti studiosi hanno intuito un’iconografia che emana una non troppo velata Stimmung omofila. In generale, per omofilia si intende la presenza di una attrazione, più o meno intensa, verso individui dello stesso sesso, senza però attuare un passaggio al comportamento omosessuale vero e proprio. Nell’articolo cercherò di sviluppare un approfondimento sull’omofilia nell’arte di de Chirico, argomento che è già stato affrontato da diversi autori. Per raggiungere questo fine sarà utilizzata la psicobiografia dell’artista, costruita seguendo il paradigma della psichiatria psicodinamica1. Le fonti biografiche sull’artista sono numerose e hanno facilitato questo tipo di indagine; nei suoi scritti, infatti, de Chirico ha dedicato diverse pagine di riflessione su questo argomento, evidenziando una discreta coscienza sulle problematiche sessuali2. Utilizzando l’indagine psicobiografica ci si può avvicinare maggiormente al processo circolare vita/arte, superando la concettualizzazione platonica/romantica di “rivelazione” e quella. solipsistica di “arte per arte”, secondo le quali il pittore geniale riceverebbe l’ispirazione artistica “sine materia”

Riccardo Zerbetto Il Virgilio dantesco ed altri antecedenti nella psicoterapia

La relazione terapeutica , 2009

La psicoterapia è una professione relativamente recente. In quanto metodo che si propone come indagine scientifica e sistematica sui vissuti apparentemente incomprensibili collegati non solo alla follia ma anche a modalità estranee alla logica della ragione e dell'apparente buon senso che è dato riscontrare nel comportamento nevrotico, la sua data di nascita può essere ragionevolmente identificata nella pubblicazione dell'Interpretazione dei sogni di Sigmund Frued circa un secolo fa. Se la fortuna di questa nuova professione è incontestabile ed in progressiva espansione a livello planetario, viene da sospettare che le esigenze che attualmente trovano riposta attraverso questa pratica trovassero, anche nei secoli che hanno preceduto il suo nascere, una qualche forma di soddisfacimento. Per rispondere ad un simile quesito sarebbe indispensabile disporre intanto di una buona definizione di cosa effettivamente intendiamo per psicoterapia. Le definizioni, ovviamente, non mancano. Semmai sono talmente tante da far supporre che nessuna sia effettivamente esaustiva. Sono infatti numerosissimi gli orientamenti ed i paradigmi concettuali di riferimento a cui questa disciplina si ispira e diverse quindi le enfatizzazioni sui diversi aspetti che la costituiscono. In termini molto generali si possono tuttavia individuare gli elementi costitutivi di un procedimento che chiamiamo psicoterapia nei seguenti punti. 1. la finalità orientata a favorire 1.1 il superamento di uno stato di disagio psichico più o meno coscientemente avvertito ed espresso 1.2 un adattamento sociale meno conflittuale e fonte di sofferenza per l'individuo, la famiglia e la comunità 1.3 una maggiore realizzazione delle potenzialità dell'individuo e del suo progetto di vita 2. una metodologia di lavoro che si fonda essenzialmente su un processo dialogico e cioè di interazione comunicativa tra paziente (o come si voglia chiamare) e terapeuta attraverso strumenti come: 2.1 ascolto attivo e presenza 2.2 uso della parola (intesa secondo una vasta accezione che implica anche le modalità del linguaggio, del tono espressivo etc.) 2.3 una mediazione corporea collegata quanto meno alla presenza fisica dei due soggetti implicati nell'interazione (salvo forme intermedie di comunicazione solo verbali o scritte come posso essere le consultazioni telefoniche o via Internet) con eventuale ricorso a manipolazioni, posture, tecniche di attivazione etc. Tra gli “antecedenti” vengo presi in considerazione: la pratiche sciamaniche, gli oracoli e la oniromanzia, il “descensus ad inferos”, con particolare riferimento alla nekya di Odisseo, e l’accesso agli inferi per interrogare l’indovino Tiresia nonchè il percorso iniziatico dei “misteri”. Un particolare approfondimento verrà poi dedicato al tema della figura di “accompagnatore delle anime” (psicopompo) nel percorso esplorativo della dimensione profonda delle soggettività del ricercatore a partire dalla “figura” del Virgilio dantesco. Della interazione tra Dante e Virgilio verranno analizzati alcuni passaggi significativi che sembrano prefigurare le diverse funzioni che lo “psicoterapeuta del profondo” svolge nella sua funzione di accompagnatore nelle profondità della psiche di chi si espone a questo percorso interiore.

La relazione terapeutica nella tradizione psicoanalitica

QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, 2020

La discussione sulla teoria psicoanalitica dei fattori terapeutici viene brevemente rivista, a partire dalla posizione di Freud, attraverso i Simposi sui fattori curativi ai due Congressi dell'International Psychoanalytic Association (IPA) di Marienbad nel 1936 e di Edimburgo nel 1961 (dove vi fu un punto di svolta), fino alle posizioni all'interno della psicoanalisi contemporanea. Contrariamente a quanto in genere si creda, Freud dava molta importanza al ruolo della relazione tra paziente e terapeuta, da lui ritenuta un potente agente terapeutico. In effetti, Freud non solo oscillava costantemente tra l'idea di considerare l'interpretazione cognitiva come il principale fattore curativo e l'idea che, invece, la relazione terapeutica avesse un ruolo importante, ma in diverse occasioni ha ammesso apertamente che la relazione con il paziente ed altri fattori emotivi (come identificazione, modellizzazione, ecc.) rivestivano un'importanza molto maggiore nel determ...