Droghe prevenzione ed educazione.pdf (original) (raw)
Elaborato di tesi di Luca Maria Cumbo: Droghe, prevenzione ed educazione Questo elaborato di tesi nasce dalle riflessioni scaturite dall’esperienza di tirocinio svolta presso ALA Milano Onlus nell’ambito della prevenzione al consumo di sostanze stupefacenti. Assistendo al lavoro educativo svolto nelle scuole e nelle discoteche e facendo un consistente lavoro di formazione e autoformazione presso l’associazione ho maturato l’idea che la prevenzione stia vivendo un periodo di crisi dovuta, da una parte, ad un progressivo disinteressamento da parte delle istituzioni e della società, con un conseguente calo degli investimenti da parte di queste nel settore, e dall’altra, ad un sostanziale ritardo nell’aggiornarsi rispetto ai cambiamenti specifici avvenuti negli ultimi anni nel mondo delle droghe, con il risultato di non riuscire più a fornire un azione capillare e a “tutto tondo” trascurando, inoltre, alcune tipologie di utenza. Questo dato ha ricevuto ulteriori conferme anche grazie alle mie esperienze personali al di fuori dell’ambito educativo, frequentando i locali della scena underground e “alternativa” mi sono accorto di un sostanziale aumento dei consumatori di sostanze a fronte di un progressivo disinteresse da parte di questi nei confronti sia del dibattito culturale sul tema delle droghe sia degli interventi volti a tutelare la loro salute, considerati inutili e invadenti. Ho quindi deciso di redarre questo documento in modo tale da analizzare questa problematica cercando di mettere in evidenza quale ruolo potesse essere giocato dall’Educatore Professionale nel trovare una soluzione. Nel primo capitolo ho quindi ripercorso in maniera storica i vari modelli sociali di consumo e le conseguenti politiche di prevenzione che si sono sviluppate in Italia a partire dagli anni ’60 per arrivare fino ad oggi. Inoltre ho delineato le diverse correnti di pensiero alla base della pratica di prevenzione; così facendo ho costruito un corpus di conoscenze utili per comprendere al meglio il “fenomeno droga” in tutti i suoi aspetti. Nel secondo capitolo ho esaminato le varie problematiche legate alla prevenzione attraverso il contribuito di alcuni operatori del settore, dopodiché ho provato a rispondere puntualmente alle criticità emerse proponendo alcune soluzioni. Nel terzo capitolo ho approfondito quale sia il ruolo dell’Educazione nell’ambito della prevenzione andando ad esaminare qual fosse il lavoro educativo svolto dall’Educatore Professionale in questo settore, proponendo anche, a mo’ di esempio, la mia esperienza in ALA Milano Onlus. In seguito ho analizzato le diverse modalità di intervento in prevenzione mettendone in luce i punti chiave, così facendo ho rilevato che esiste una fascia di utenti che non è viene adeguatamente considerata, che io ho chiamato “i sommersi”. Nell’ultima parte del capitolo espongo una mia proposta di intervento mirata a superare le mancanze legate ai “sommersi” partendo da un ottica di integrazione e riproposizione delle modalità di intervento già esistenti. Analizzando il “Fenomeno Droga” ho potuto confermare l’idea, , che la prevenzione, nell’area delle tossicodipendenze, sia un ambito in crisi. Dagli anni ’60 ad oggi si è visto un progressivo e sostanziale aumento dei consumi. Analizzando in particolare gli ultimi 20-25 anni si nota inoltre una consistente differenziazione dei mercati e delle modalità di consumo dovuta alla comparsa, o ricomparsa, delle cosiddette “nuove droghe”. Questo, unitamente al cambiamento degli stili di vita, ha portato ad una sorta di “normalizzazione” dell’uso di droga e alla formazione di tipologie di consumatori variegate e profondamente diverse tra loro. La prevenzione ha quindi visto aumentare e mutare il fenomeno che doveva contrastare, ritrovandosi addirittura ad agire in ritardo rispetto all’evoluzione di problematiche che teoricamente avrebbe dovuto anticipare .. Questo è potuto accadere poiché ci si è ancorati, molto spesso, a vecchie concezioni: il consumatore di droghe nell’immaginario collettivo coincideva con il “tossico” da eroina con bisogni e problematiche particolari e specifiche; l’unica prevenzione possibile era quella mirata all’astensione in quanto qualsiasi contatto con le droghe, viste come un “male”, era sbagliato e moralmente riprovevole; ogni comportamento di consumo diventava quindi, in qualche modo, problematico non concependone possibili significati e graduali problematicità. Ciò ha comportato una notevolissima lentezza nell’aggiornamento delle politiche di prevenzione comportando un sostanziale aumento del gap tra gli obbiettivi degli interventi e i reali bisogni e le necessità dell’utenza. Così facendo si sono persi non solo i contatti con una considerevole fetta di potenziale utenza - per la quale la prevenzione, così come è adesso, non è più una politica utile o funzionale. Ad aggravare questa problematica si è aggiunto un sostanziale disinteresse da parte dell’opinione pubblica, a parte in occasione di casi eclatanti che si trasformano e si riducono in grandi titoli di giornali, e una mancanza di dibattito costruttivo sul tema a livello sociale. Per questo motivo, senza avere la pretesa di essere esauriente, ho proposto alcune possibili “soluzioni” alla crisi della prevenzione e alcune possibili “reinvenzioni” delle modalità di intervento in questo campo, con l’obiettivo di intercettare una tipologia di utenza che non era stata presa in considerazione ossia i consumatori non problematici che ho ribattezzato “ sommersi”