- “Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni”, Anales del Instituto de Investigaciones Estéticas, XXXI, nº 94 (2009), pp. 165-170. (original) (raw)
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El trazado de la elipse en la pintura hasta Caravaggio
EGA Revista de Expresión Gráfica Arquitectónica
El círculo está presente en infinidad de elementos de nuestro entorno. Debido a que, visto en perspectiva, es percibido por el ojo como una elipse perfecta, no es descabellado afirmar que esta última es la curva más frecuente en la arquitectura, el arte o la ingeniería. Además, a diferencia de otras formas geométricas simples, su trazado, aún con la ayuda de herramientas como compases o plantillas, conlleva una complejidad importante. Repasar la innumerable cantidad de elipses dibujadas y pintadas desde la antigüedad, confirma que hacerlo con exactitud, a mano alzada, es prácticamente imposible. El artículo estudia la problemática del trazado de la elipse en el arte occidental hasta el siglo xvii. Se parte de la experiencia de Giotto y de los estudios acerca de las cónicas de Durero, para analizar posteriormente cómo una selección representativa de pintores (Campin, Leonardo o Rafael) se enfrentaron a la cuestión sin conseguir resolverla, a diferencia de Caravaggio quien, de alguna ...
L'articolo si incentra sullo studio di quattro inediti epigrammi neolatini dedicati a opere d'arte. Risalenti agli anni Novanta del Quattrocento e composti da uno degli astri nascenti del panorama letterario italiano dell’epoca, il poeta ferrarese Antonio Tebaldeo, i testi apportano elementi di conoscenza per più aspetti notevoli. In primo luogo, le poesie fanno luce su due episodi ad oggi quasi del tutto sconosciuti della fortunata storia del ritratto amicale o amoroso nell'Italia dello scorcio del quindicesimo secolo. Ad essere così recuperate sono la memoria e l’identità dell’effigie funebre marmorea di un giovanissimo paggio già al servizio del cardinale Giovanni Colonna: un'opera romana che venne elogiata in versi, spesso di palese intonazione omoerotica, anche da una sodalitas di umanisti che faceva capo a Pomponio Leto. L’altro artefatto di cui veniamo a sapere è un dipinto raffigurante tre amici, realizzato verosimilmente in ambito padano e declinazione peculiare del formato del ritratto triplo. In secondo luogo, gli inediti tebaldeani permettono di registrare l’emergere precoce di alcuni refrains nel ricorrente discorso che l’autore sviluppò intorno a capacità e limiti espressivi di pittura e scultura. L’analisi ravvicinata dell’intreccio di motivi come quello dell’irresistibile magnetismo erotico del ritratto figurativo e quello dell’asserita incapacità dell’effigie di restituire l’anima dei suoi soggetti conferisce, in particolare, pieno risalto al ruolo paradigmatico della tradizione epigrammatica greca, con le sue ambigue e argute celebrazioni del potere delle immagini. Link diretto all'articolo: https://www.journals.uchicago.edu/doi/epdf/10.1086/732204.
Il presente volume riproduce il fascicolo I (tomo I) del 2015 della rivista telematica semestrale Horti Hesperidum. Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica. Cura redazionale: Ilaria Sforza Direttore responsabile: Autorizzazione del tribunale di Roma n. 315/2010 del 14 luglio 2010 Sito internet: www.horti-hesperidum.com/ La rivista è pubblicata sotto il patrocinio di Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" Dipartimento di Studi letterari, Filosofici e Storia dell'arte Serie monografica: ISSN 2239-4133 Rivista Telematica: ISSN 2239-4141 Prima della pubblicazione gli articoli presentati a Horti Hesperidum sono sottoposti in forma anonima alla valutazione dei membri del comitato scientifico e di referee selezionati in base alla competenza sui temi trattati. Gli autori restano a disposizione degli aventi diritto per le fonti iconografiche non individuate. PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA A norma della legge sul diritto d'autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registrazioni o altro. 157 ALENA ROBIN, A Nazarene in the nude. Questions of representation in devotional images of New Spain 201 PAOLO SANVITO, Arte e architettura «dotata di anima» in Bernini: le reazioni emotive nelle fonti coeve 239 TONINO GRIFFERO, Vive, attive e contagiose. Il potere transitivo delle immagini 277 ABSTRACTS 307 4 TOMO II PIETRO CONTE, «Non più uomini di cera, ma vivissimi». Per una fenomenologia dell'iperrealismo 7 ARIANA DE LUCA, Dall'ekphrasis rinascimentale alla moderna scrittura critica: il contributo di Michael Baxandall 27 A. MANODORI SAGREDO, La fotografia 'ruba' l'anima: da Daguerre al selfie 77 FILIPPO KULBERG TAUB, «They Live!» Oltre il lato oscuro del reale 91 ALESSIA DE PALMA, L'artista Post-Human nel rapporto tra uomo e macchina 105 ABSTRACTS 115 Horti Hesperidum, V, 2015, I 1 EDITORIALE CARMELO OCCHIPINTI Vide da lontano un busto grandissimo; che da principio immaginò dovere essere di pietra, e a somiglianza degli ermi colossali veduti da lui, molti anni prima, nell'isola di Pasqua. Ma fattosi più da vicino, trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto, appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi; la quale guardavalo fissamente; e stata così un buono spazio senza parlare, all'ultimo gli disse: «Chi sei?» G. LEOPARDI, Dialogo della natura e di un islandese Poco prima che si chiudesse l'anno 2013, nel sito internet di «Horti Hesperidum» veniva pubblicato il call for papers sul tema delle «Immagini vive». Nonostante la giovane età della rivista -giravano, ancora, i fascicoli delle sole prime due annate -, sorprendentemente vasta fu, da subito, la risposta degli studiosi di più varia formazione: archeologi, medievisti, modernisti e contemporaneisti. In poche settimane, infatti, il nostro call for papers si trovò a essere rilanciato, attraverso i siti internet di diverse università e istituti di ricerca, in tutto il mondo. Risonanza di gran lunga inferiore, nonostante l'utilizzo degli stessi canali, riuscivano invece a ottenere le analoghe iniziative di lì a poco condotte da «Horti Hesperidum» su argomenti specialisticamente meglio definiti come quello della Descrittione di tutti i Paesi Bassi (1567) di Lodovico Guicciardini (a proposito dei rapporti artistici tra Italia e Paesi nordici nel XVI secolo), e del Microcosmo della pittura (1667) di C. OCCHIPINTI 6
Fabrizio Ronconi, Gianfranco Toso, a cura di Presenze nel presente arti e architettura 1900-2013, pp. XVIII-XIX, 2014
Una collezione del "disincanto" La triade Mecenati, Artisti e Collezionisti, almeno a partire dall'Umanesimo e via via nelle sue diverse connotazioni, fino al Novecento, ha sempre trovato un tratto di continuità, da una parte nella universalità e nell'univocità del messaggio da trasmettere attraverso l'opera d'arte, dall'altra nell'integrità e nelle relazioni tra le opere che il destinatario ultimo, il Collezionista, riusciva a istituire pur nella varietà delle diverse acquisizioni, negli ampliamenti della collezione che comunque sarebbe sempre sopravvissuta e puntigliosamente ricostruibile, nelle successive dispersioni e disseminazioni. Le specifiche declinazioni operative del collezionismo si sono instaurate nella più generale tensione dialettica che, sul piano teorico, ha visto la misura opporsi alla dismisura, la compiutezza del disegno al suo sconfinamento, la finitezza dell'elenco alla vertigine della lista. Con le avanguardie storiche dei primi del Novecento, la caduta rispondenza tra principio di realtà e sua rappresentazione, la separazione tra opera e condivisione del senso della stessa, nonché l'irrompere prepotente di materiali extra artistici nel sistema dell'arte producono, tra l'altro, uno scollamento se non un collasso nella contiguità tra opere diverse sino a costringerle, ognuna in una propria diversa aura. Alla sequenza quindi di una serie di "disidentità" dichiarate, il Collezionista più avveduto della modernità risponde con la specializzazione esasperata delle proprie scelte, nell'accorato tentativo di ricostruire improbabili "affinità elettive" tra opere segnatamente divergenti e distanti tra loro. Il termine comune che riconduce l'oggetto d'arte a oltrepassare il suo isolamento, il suo esistere come frammento, per instaurare un rete di reciproci rimandi con le altre opere si pone quale elemento marcatamente autoriale, il cui ideatore non è più l'artista nella sua veste tradizionale, ma il collezionista. La collezione può altresì, per uno strano sovvertimento, giungere a costituire il sostrato teorico del fare artistico, secondo gli intendimenti di Marcel Broodthears, che in "Ma Collection" evidenzia l'imprescindibilità del dato soggettivo nel processo di ideazione della collezione, lo stretto legame che intrattiene col vissuto personale ed il suo recupero memoriale. Il fatto che l'artista sia, per vocazione poetica, un collezionista, in virtù della sua capacità di selezionare e accostare aspetti diversi del reale, talora dissonanti, ma ricongiunti nell'armonia di un medesimo accordo, implica che possa diventarlo sul piano operativo. Ne è testimonianza, in ambito letterario, la raccolta "Collezione di sabbia" di Italo Calvino, in cui le esperienze ed emozioni personali divengono molecolari oggetti di una collezione testuale, che è la vita stessa triturata in un pulviscolo di granelli sedimentati, ma recuperati singolarmente e selettivamente per ricostruire il percorso che li ha originati. Appare comun-
In this essay we analyse through a historical and lexical approach an important problem of Spanish and Italian Renaissance history of poetry and language. Since the second part of the Sixteenth century, in some poetical anthologies published in Italy, together with the "classical" «sonetti» and «canzoni», we find some poems «a la manera italiana» written in Spanish language. The authors of these lyrics are, most of all, Italian poets, who show a deep acknowledgement of Castilian language, certainly due to the daily relations that they had with Spanish literates, captains and ambassadors living in Italy because of the needs of the Imperial administration and army. These Italian poets also disguise themselves and change their names in hispanic forms, in order to look like "perfect" Spanish courtiers. These verses written in Castilian not only represent one orthodox attempt to celebrate, directly in their own language, the most important personalities of Spanish power in Italy, but also show the deep cultural, political and linguistic consciousness of Italian Renaissance poetry.