Tre paradigmi antropologici della relazione: bisogno, autonomia e donazione. Three paradigms of relation: need, autonomy and gift (original) (raw)
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Per un’antropologia della relazione di aiuto
2019
Per un'antropologia della relazione d'aiuto Roma, 4-5-6 ottobre 2019 Lo scopo di questo mio intervento è quello di contribuire a definire i soggetti che intervengono ogni qual volta ci troviamo nella situazione di prenderci cura dell'altro, in altre parole quando decidiamo di stabilire più o meno consapevolmente una relazione d'aiuto. Infine sarà quello di argomentare un'antropologia della relazione d'aiuto che abbia come fondamento un'etica della libertà, arrivando così a scoprire la necessità dell'azione nonviolenta. Inizierei questo mio contributo con la definizione che Carl Rogers dà della relazione di aiuto. Egli sostiene si tratti di "una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell'altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato. L'altro può essere un individuo o un gruppo. In altre parole, una relazione di aiuto potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire in una o ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggior possibilità di espressione". 1 Carl Rogers, tra i maggiori esponenti insieme ad Abraham Maslow della cosiddetta psicologia umanistica, dà una definizione della relazione d'aiuto del tutto condivisibile e sufficientemente suggestiva sia per chi per la prima volta si accingesse a porla in atto o per chi per professione ne ha una quotidiana esperienza. La sola carenza di questa definizione è a mio avviso la non definizione dei soggetti implicati. Chi è la persona che si prende cura dell'altro? Chi è colui a cui si presta cura? 1
Il DONO (teoria relazionale), 2020
In questi giorni presso il liceo in cui insegno erano in programma diversi dibattiti che, naturalmente, sono stati annullati per i problemi legati al "coronavirus". Uno di questi avrebbe coinvolto il prof. Donati chiamato ad illustrare le tesi contenute nel suo ultimo libro, Scoprire i beni relazionali. Per generare una nuova socialità, edito da Rubbettino editore https://www.store.rubbettinoeditore.it/scoprire-i-beni-relazionali.html. Ho provato ad intervistarlo facendogli delle domande e lasciandolo rispondere con le sue parole, riportandole dal testo (sono riportate tra virgolette e al termine c'è la pagina di riferimento). Un'ultima precisazione, sicuramente inutile, la nostra società non è inquadrata come moderna dai sociologi, che si riferiscono ad essa definendola post-moderna, tardo-moderna, o come Donati, dopo-moderna. Premessa per gli studenti: "Farsi una cultura", a torto, può sembrare motivo di isolamento, roba da pomeriggi seduti su sedie lontani dal mondo. Invece, come vuole dimostrare questo piccolo esperimento, la cultura ti porta oltre il qui e l'ora ed è per questo che è la più forte connessione che esista, altro che internet...Detto questo, spero che nessuno studente si senta autorizzato a considerarsi "isolato", in questo momento in cui possiamo abbandonarci al contagio dell'affezione più forte di qualsiasi virus in circolazione.-Cos'è il dono? "Il dono è certamente una categoria universale dello spirito umano, ma esso assume significati e ruoli diversi nelle varie epoche storiche e nei differenti contesti culturali." [...] Dopo essere stato messo ai margini della società nell'epoca moderna e nei contesti di modernizzazione, emerge sempre più come elemento indispensabile dell'azione sociale" [pag. 169]. "La modernità si è compiaciuta di mostrare che il dono gratuito è uno degli eventi più rari della vita umana. Viene fatta una similitudine con l'ambiguità e l'insicurezza dell'amore. Ai moderni piace far osservare che, anche quando si parla di amore, [...] è spesso possessivo, interessato, narcisistico". (pag.173). "Per i moderni, la gratuità nega lo scambio, mentre nelle società premoderne (come le ricerche antropologiche che vanno da Marcel Mauss a Claude Levi-strauss hanno mostrato) il dono deve essere sempre ricondotto ad una soggiacente struttura di scambio. Uno scambio che non è di equivalenti (misurati in base ad uno standard monetario di altro tipo comparativo), ma di carattere simbolico, il che non significa fatto di aria, bensì consistente in beni o azioni che hanno un valore per ciò che significano al di là della loro utilità.[...] Sostenere che gratuità e scambio sono incompatibili ha un valore relativo, non assoluto, perchè si riferisce a scambi utilitaristici. Ma non tutti gli scambi sono necessariamente tali" (pag. 175-176). Può una relazione sociale fare a meno della gratuità? "Una relazione sociale può fare a
2018
Recensione di Michael Taussig, Il diavolo e il feticismo della merce: Antropologia dell’alienazione nel “patto col diavolo” , edizione italiana a cura di Alessia Solerio, Emanuele Fabiano, Stefania Consigliere, Roma, Derive e Approdi, 2017, pp. 335.
Il presente studio di antropologia teologica si fonda sull’analisi esegetica di Gen 3,1-7, operata tra-mite un approccio psicologico, al fine riflettere su quanto accaduto nella coppia originaria, come para-digma di ogni relazione storica di coppia. Il racconto del peccato originale, lungi dall’essere un mero mito, racchiude una verità storica e meta-storica e rappresenta un paradigma di ciò che avviene in ogni coppia. La realtà del peccato originale e delle sue conseguenze è così una realtà ontologica e paradig-matica. Tale studio è volto a offrire una comprensione di quanto accade nella coppia, al fine di trarre, alla luce della fede, suggerimenti pastorali diretti ad agire nei confronti dell’attuale «coppia storica» nel suo cammino dall’eros all’agape, affinché sia aiutata a continuare il suo percorso così come voluto da Dio, al momento della sua alleanza con gli sposi, realizzata nel sacramento del matrimonio.
Quadermi di InSchibboleth - Ontologia trinitaria, 2019
«Whoever says communion, says person. How would the opposite be: who says person, also says communion?». From this provocative statement by Klaus Hemmerle in his essay entitled Person and communion – a philosophical and theological reflection we want to develop the anthropological discourse in a Trinitarian key, having in the background the Trinitarian ontology proposed by Hemmerle himself. Starting from the revelatory datum of God in his ternary rhythm of relationship between Father, Son and Holy Spirit, we can try to understand the human being in his contemporary being-self, being-given and being-with. This means that the act of being of every existence cannot be realized in itself and beyond itself except within this ternary rhythm. Here, then, that person is indeed something closed and in itself perfect as tradition describes it to us, but also open to the world and to the community. The not simple and original operation that Hemmerle accomplishes is to try starting from the communitarian dimension of the human being and not primarily from the individual one, even if keeping them both linked, so much so that the second is preparatory to the first. We will see what consequences emerge from this discourse for a rethinking of the human.