Il bello dell'esperienza (original) (raw)


Il successo e la diffusione della comunicazione sociale rende necessario interrogarsi "se e quali" mutamenti vengono generati o meno con campagne ed eventi sociali. Parole come esperienza, relazione, solidarietà, responsabilità sono coordinate che possono essere utili nella progettazione di processi comunicativi più consapevoli e generativi.

Il volume dal titolo “Quale esperienza per la filosofia della religione?” inaugura la rivista Fogli Campostrini, nata principalmente per raccogliere i frutti dei lavori della Fondazione Centro Studi Campostrini di Verona e delle attività scientifiche del suo Centro Studi del Fenomeno Religioso. Uno dei settori di ricerca del Centro Studi è quello di “filosofia della religione”, e in effetti questo volume testimonia un risultato scientifico importante legato al primo progetto di ricerca del Centro Studi del Fenomeno Religioso proprio in filosofia della religione, a me affidato, dal titolo “Esperienza e filosofia della religione a partire da Jean Héring”. Questo progetto ha avuto come primo esito la pubblicazione di Fenomenologia e religione (Edizioni Fondazione Centro Studi Campostrini, Verona 2010), traduzione del libro di Jean Héring del 1925 Phénoménologie et philosophie religieuse, con un mio lungo saggio introduttivo e la prefazione di Roberta De Monticelli. Nonostante il Centro Studi privilegi la produzione di monografie originali, si è voluto cominciare con la traduzione di questo libro perché la proposta filosofico-religiosa di Héring appare ancora oggi di enorme interesse, sia dal punto di vista metodologico sia dal punto di vista teorico. Oltre a quanti hanno contribuito a questo volume, è bene menzionare quanti per ragioni varie non sono qui presenti con uno scritto, ma hanno certamente dato un apporto significativo durante l’incontro seminariale da cui proviene questa pubblicazione: Andrea Aguti, Emilio Baccarini, Stefano Bancalari, Adriano Fabris, Francesco Ghia, Marco Grosso, Giovanni Salmeri.

L'Associazione "Martin Luther King" · Mattinata 1968-1970

William James’s notion of “pure experience” aims at overcoming the traitional dualism between “psychic” and “material”. For this purpose, James develops a vision in which all that exists is natural insofar as it belongs to experience. In this paper I intend to provide a reading of pure experience in connection to Bergson’s élan vital and Whitehead’s superject. With this respect, subjectivity plays no fundamental role; rather, James argues that sub-jectivity is included in the world as an infinite process. From this perspective, “mind” does not coincide with “psychic” but indicates “pure expe-rience”. Accordingly, the main outcome of such a vision is to inaugurate a fruitful dialogue among philosophy, biology, and neurosciences. This paper attempts to give some insights into the genesis of James’ notion of “pure experience”, especially in reference to Whitehead’s account of consciousness and reality.

in L’esperienza di Dante. Atti del Convegno internazionale di Studi Bologna-Ravenna, 12-13 novembre 2021, a cura di Giuseppe Ledda, Ravenna, Centro dantesco dei frati minori conventuali, 2023, pp. 67-84.

“Didattica dell’esperienza piena”

Si esamina l'impostazione didattica della Commedia e il rapporto in essa fra apprendistato teorico e esperienziale, e inoltre come questa impostazione didattica produce la sequanzialità progressiva della narrazione.