Sedurre le diversità: bellezza o terrore? (original) (raw)
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Meraviglia e straniamento. Lo straniero come dono-minaccia
"Meraviglia e straniamento. Lo straniero come dono-minaccia", in N. Di Vita (a cura di), "Hostis, hospes. Lo straniero e le ragioni del conflitto", I volume della collana "Costellazioni", La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2020, pp. 297-317; ISBN: 978-88-97820-28-4, 2020
Il saggio nasce dalla volontà di interrogarsi sui recenti fenomeni migratori da una prospettiva filosofica, riflettendo sulla categoria di alterità e sulla figura dello straniero – xenos – che emerge, nella sua polarità e ambiguità, come elemento critico nei confronti degli ordinamenti socio-politici e al contempo della nostra stessa capacità di comprensione e definizione. La filosofia contemporanea ha assunto su di sé lo sforzo, ereditato dalla filosofia precedente, di pensare il rapporto tra identità e alterità sulla base di quella che si potrebbe tentare di definire come una “ontologia relazionale”. Nel presente saggio si indaga in particolare il pensiero di Jacques Derrida per trattare una concezione di identità che conserva in sé consistenti residui di alterità, in una correlazione strutturale – sempre inquietante, minacciosa – tra io e altro, stesso e diverso, familiare ed estraneo. Questa concezione della soggettività viene da Derrida posta in connessione al pensiero del dono: nel contributo si sostiene dunque una ricaduta etica, sollecitata dall’attualità, della filosofia decostruttiva.
Le fascinazioni del male e il rimedio dell'interculturalità
Dopo l'attentato di Macerata, la violenza, le aggressioni razziste, le discriminazioni, i soprusi, gli atti di vandalismo, i linciaggi reali e virtuali, non hanno mai smesso di ripetersi, attraversando, in lungo e in largo, la geografia civile del nostro Paese. Il male affascina e crea consenso. Riesce a semplificare il mondo complesso in cui viviamo. È una risposta paradossale e banale ma molto efficace. I meccanismi di disumanizzazione riducono l’altro a essere incompleto, animale, oggetto, parassita. «Prima gli Italiani», è probabilmente la frase più volgare che si possa pronunciare oggi, perché rimanda direttamente alle assurde teorie della razza e della purezza del sangue. Quello che deve fare orrore però, non è il gesto di un emarginato o di un violento che, con il suo atto folle, crede di aver trovato la soluzione di tutti i problemi del mondo. Quello che deve sconcertare e spronare all’azione è la giustificazione politica della violenza.
Tra conciliazione e valorizzazione delle diversità: un nesso virtuoso e imprescindibile
La conciliazione famiglia-lavoro come leva per la Diversity, Equity & Inclusion, 2023
Le politiche di conciliazione sono finalizzate a consentire alle persone di trovare un equilibrio sostenibile nel vivere i diversi ruoli sociali, tra opportunità professionali, impegni di cura e altri ambiti di vita. Strategie e pratiche di conciliazione possono essere efficaci solo nella misura in cui sono in grado di adattarsi alle diverse esigenze e caratteristiche dei soggetti che operano all’interno delle organizzazioni, tenendo conto delle loro specificità, in relazione ai vari assi della diversità (genere, età, situazione familiare, appartenenza etnica, condizione contrattuale, ecc.), così come alle diverse fasi dei corsi di vita. Ciò significa sviluppare strumenti capaci di adattarsi e tenere conto delle diverse situazioni, evitando il rischio di una eccessiva standardizzazione. Al contempo, è importante che chi ha la responsabilità di decidere e disegnare tali politiche e azioni, sia consapevole del rischio che il destinarle a specifici target, in particolare alle donne con figli, può avere in termini di riproduzione di quegli stereotipi e squilibri che si vorrebbero superare.
IN CAMMINO VERSO LA SINODALITA' Alla scuola della diversità
Non è facile pensare e decidere insieme. Non è facile perché, prima di tutto, non ci siamo abituati. Non possiamo, poi pretendere che un'istituzione come la chiesa si metta a sinodalizzare (passatemi il neologismo) dopo secoli di monologo. Che lo metta tra i suoi obiettivi è bello e simpatico, ma che lo faccia realmente è un altro capitolo della storia. Gli piacerebbe, ma non ci riesce fino in fondo. Sinodalità richiama, infatti, ad un concetto fondamentale della chiesa di Gesù Cristo, vale a dire il principio di uguaglianza, che considera tutte le persone della comunità come fratelli e sorelle. La chiesa è sinodale quando non solo ascolta tutti, ma non giudica nessuno inferiore, non mette nessuno nell'impossibilità di poter esprimere il proprio parere. Già da queste prime battute si comprende come tra il dire e il fare, il desiderio e la realtà, ci sia molto mare in mezzo. Peter Neuner nel suo recente studio: Per una teologia del Popolo di Dio (Queriniana, Brescia 2016), mostra come già alla fine del primo secolo il termine fratello e sorella, utilizzato nelle prime comunità tra i membri delle stesse, sparisce dal linguaggio. Cipriano, infatti, nella sua prima lettera datata all'incirca nel 96 del I secolo, attribuisce il termine fratello solamente i suoi colleghi vescovi. Per sedersi attorno allo stesso tavolo per prendere delle decisioni insieme – è questo il senso della sinodalità – occorre che nessuno si consideri superiore dell'altro. Questo è il problema. C'è una relazione tra i membri della chiesa che è venuta lentamente e progressivamente sgretolandosi e distanziandosi e ancora oggi porta il peso di questa distanza. Del resto, se uno degli interlocutori detiene il diritto di dire sempre l'ultima parola, si capisce bene come il dialogo diventi complicato. A questo proposito, sempre Neuner dimostra che la contrapposizione laici/clero non faceva parte delle origini. Infatti, il termine laos viene usato per indicare tutti i cristiani e non per indicare i laici contrapposti ai sacerdoti. " Visto in questo modo, laos e il nostro termine laico, che da esso deriva, sono per la terminologia biblica i termini onorifici più alti che possono essere dati a un cristiano ". Tutti coloro che appartengono al popolo sono laici e lo sono anche sia i ministri ordinati che color che sono dotati di un carisma particolare. In realtà, accompagnando gli sviluppi del Nuovo Testamento, la differenza a cui rimanda la parola Laos, è quella tra i credenti e i non credenti e quindi non una differenza