Gli ornamenti della tomba 1 di Murgia Timone (Matera) nel quadro del Bronzo medio in Italia (original) (raw)
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Gli oggetti di ornamento dell’età del rame dell’Italia centrale
2016
Questo intervento si pone l’obbiettivo di fornire un quadro di sintesi dei rinvenimenti di oggetti ornamentali nell’Italia centrale riferibili all’età del rame. Grazie ad una analisi tipologica dei manufatti e a uno studio della loro distribuzione è stato possibile riconoscere aree di diffusione di alcuni ornamenti, suggerendone l’appartenenza ad ambiti culturali specifici. Gli ornamenti si sono rivelati inoltre ottimi indicatori di scambi tra le diverse comunità dell’Eneolitico italiano e hanno permesso di rilevare contatti anche con ambiti culturali molto distanti dalla penisola, mettendo in luce per alcuni elementi l’aderenza a ideologie diffuse ben al di là dei confini nazionali. In considerazione soprattutto dei manufatti venuti alla luce in area rinaldoniana è stato possibile ipotizzare che tali oggetti dovevano far parte del corredo personale dei defunti, e quindi risultare simboli di autorappresentazione del defunto. Gli ornamenti, che dai pochi casi di studio disponibili, sembra fossero indossati al momento del seppellimento, appartengono alla schiera di oggetti che dovevano servire a conservare l’identità del defunto dopo la morte, in un’ottica di culto degli antenati. This paper has the objective to provide an overall picture of the findings of ornamental objects in central Italy related to the Copper Age. Thanks to a typological analysis of the artifacts and a study of their distribution has been possible to identify areas of diffusion of some ornaments, suggesting membership in specific cultural contexts. The ornaments have proved also excellent indicators of exchanges between the different Italian Eneolithic communities and allowed to detect contacts with cultural areas very distant from the Peninsula, highlighting for some elements adherence to certain ideologies spread far across national borders. Considering this type of object unearthed in the area of Rinaldone Culture, it could be assumed that these objects had to be part of the personal equipment of the deceased, and then be symbols of self-representation of the deceased. The ornaments, which from the few cases available for study, it appears, were worn at the time of the burial belong to that group of items that would be used to preserve the identity of the deceased after death, with a view to ancestor worship.
Elementi di ornamento dall'abitato dell'età del Bronzo di Coppa Nevigata
2016
The kinds of archaeological contexts that usually yield noticeable amount of adornments are the cemeteries. Nonetheless, the settlement of Coppa Nevigata has provided us with a significant documentation as regards this category of artefacts. Apart from some random specimens that probably ended up in the deposit incidentally, there are two groups of findings whose depositional process appears to be peculiar, for different reasons. The first group of adornments come from Early Apennine (15th century BC) funerary contexts located inside the settlement, which is indeed a unique piece of evidence in the framework of Bronze Age central and southern Italy. The latter group includes artefacts made of various raw materials, ranging from bronze studs to amber and rock crystal beads, to bone pinhead, coming from Recent Bronze Age deposits. As none of these deposits resulted from sudden destructions, the question is why were artefacts that were in good repair and could have easily been reused discarded? The most interesting case in that respect is a series of bronze studs, probably attached to an organic base, which have been found still arranged in a row, as if the original adornment they belonged to had been left exactly on that spot.
I. Matarese/S. Conte/R. Jung/M. Pacciarelli, Ornamenti in materiale vetroso dell’età del Bronzo dall’Italia meridionale e dall’area siciliano-eoliana: un inquadramento d’insieme alla luce di nuovi dati. Rivista di Scienze Preistoriche 68, 2018, 385–424, 2019
Lo studio delle produzioni specialistiche e dei materiali di pregio, arricchito dal crescente apporto dell'archeometria, ha determinato negli ultimi decenni un avanzamento notevolissimo delle conoscenze sulle interazioni a lunga distanza facenti capo all'Italia e alle isole adiacenti. Un gran-de investimento di energie è stato dedicato alla ceramica egea e di tipo egeo, che ha consentito di riconoscere l'evoluzione di alcuni importanti processi di scambio in senso est-ovest. Com'è noto nel Bronzo medio si assiste a una prevalente presenza nel Mediterraneo centrale di ceramiche prodotte in Egeo, 1 cui nel Bronzo tardo 2 (con limitate testimonianze precedenti) si affiancano trasferimenti di know-how verso ovest. Questi ultimi determinano l'impianto in Italia-soprattutto nel sud-est, ma non solo-di centri di 1
Tombe a camera dell'antica e media età del bronzo nell'Italia centrale e meridionale
PPE XII vol. II PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Ornarsi per comunicare con gli uomini e con gli Dei Ricerche e scavi ATTI DEL DODICESIMO INCONTRO DI STUDI volume II CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano
La tipologia che qui si illustra intende costituire una proposta di analisi delle molteplici parti strutturali che compongono una tomba a camera singola con dimensioni ridotte e con dromos d’accesso, del tipo diffuso durante la fine del Bronzo Antico e l’inizio del Bronzo Medio nell’alto Lazio e nel sud-est italiano. Gli ipogei analizzati sono composti da un dromos, da un vestibolo e da diverse parti accessorie, che possono informarci sulle pratiche funerarie svolte nella tomba, sui metodi di chiusura, sulla volontà di suddividere gli spazi in accordo con la mentalità religiosa o sociale delle comunità. Inoltre anche la volta permette di caratterizzare la struttura, così come la forma dell’ingresso. Si è scelto quindi di integrare la suddivisione tipologica in base alla pianta della camera con uno studio sugli andamenti della volta; sulla presenza di un vestibolo e, in caso affermativo, di una copertura; sui rapporti tra dromoi e vestiboli; sulla complessità dei corridoi d’accesso; sulle diverse forme dell’ingresso; sulla presenza di elementi strutturali accessori.
ROMANINO E LA DECORAZIONE DEL MAGNO PALAZZO DI TRENTO
2016
A Trento, nel 1528, per volontà del principe vescovo Bernardo Cles e sotto il coordinamento di efficienti "soprastanti" nominati dal cardinale, iniziò la costruzione del cosiddetto Magno Palazzo. La nuova dimora, eretta ad integrazione del Castelvecchio, costituiva l'occasione per l'espressione del prestigio e della magnificenza del principato, esaltando la figura dello stesso committente in qualità di ricco mecenate. In una perfetta sintesi di decoro e funzionalità, il corpo di fabbrica prese forma grazie all'attività di maestranze tedesche ed italiane, abili stuccatori, pittori e scultori, tra cui alcuni degli artisti più celebrati del tempo: