L’ambra in Campania. Produzione e circolazione nell’Antichità (original) (raw)
2016, "Salternum", XX, 37. [ISBN 978-88-97581-33-8]
Gli antichi ricorrevano al mito per spiegare la formazione di una resina fossile tanto fascinosa, connotata di grande brillantezza e di un colore regale, proveniente da terre lontane. Il riferimento allo strazio delle figlie del Sole, in lutto per il decesso del loro fratello, alludeva al mondo degli dèi, giustificando l’attribuzione all’ambra di proprietà magico-terapeutiche. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui essa ha trovato così tanta diffusione in ogni epoca, anche in contesti funerari, dove solitamente faceva parte del corredo muliebre. In una terra ricca come la Campania felix, la cui fertilità rese grande Capua, l’ambra circolava in abbondanza. Senza la presunzione di offrire un quadro completo, cercherò di presentare le raccolte d’ambra campane che hanno maggiormente affascinato gli studiosi. Saranno presi in considerazione vecchi e nuovi ritrovamenti, per buona parte confluiti nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nei Musei Provinciali di Salerno e, finanche, al British Museum. Alcuni degli oggetti più interessanti hanno mostrato la propria luce in occasione della mostra Ambre. Trasparenze dall’antico, tenutasi a Napoli nel 20073. Bisogna precisare che molte delle ambre preromane campane, rinvenute nel corso di vecchi scavi o acquisite in modo oscuro, sono decontestualizzate, per cui la loro datazione si basa esclusivamente su criteri stilistici. A supporto, e parziale rettifica, delle ipotesi degli studiosi, tuttavia, sono disponibili i dati scaturiti dalle più recenti ricerche archeologiche.