I mestieri delle armi: qualche considerazione a partire dalla Ceva tardotrecentesca, in Ceva e il suo marchesato fra Trecento e Quattrocento, «Bollettino della società per gli studi storici, archeologici ed artistici della Provincia di Cuneo», 150 (2014), pp. 83-88 (original) (raw)

Nel 1387 si aprì, nel Piemonte meridionale, un nuovo scenario di guerra nel quadro della serrata competizione per il predominio che opponeva Savoia-Acaia, Saluzzo, Monferrato e Visconti. A innescare il conflitto era stato il rifiuto di Pietrino Malabayla, vassallo del vescovo di Asti, di cedere le terre di Bene Vagienna, Sant'Albano e Trinità. Queste località erano state incluse, al pari di altri territori del vescovo astese, nella dote che Valentina Visconti avrebbe dovuto portare al promesso sposo, Luigi di Valois. Negata la fedeltà al suo signore, il Malabayla decise di porsi sotto la protezione di Amedeo d'Acaia, il quale, all'inizio di novembre, inviò contingenti armati a presidiare i borghi contesi e mobilitò l'esercito generale presso Fossano. Di fronte agli attaccanti, tuttavia, il castello di Bene decise di non aprire le porte e chiese a sua volta l'aiuto di Galeazzo Visconti, il quale affidò il comando delle operazioni a Galeazzo Porro. In poco tempo le scintille iniziali divamparono in aperto scontro, marcando i termini di quella che sarebbe divenuta una lunga guerra d'assedio nei confronti dell'irriducibile castello di Bene 1 .