Rileggendo Pasolini Introduzione [2016].pdf (original) (raw)

Recensione a "Vedere, Pasolini" a c. di A. Cortellessa e S. De Laude, in "Autografo", n. 69, a XXXI, 2023, pp. 151-155.

2023

Recensione a "Vedere, Pasolini" a c. di A. Cortellessa e S. De Laude, in "Autografo", n. 69, a XXXI, 2023, pp. 151-155.

Review Pierpaolo Antonello, Dimenticare Pasolini (Milano-Udine, 2012)

Pubblicato con il contributo e sotto gli auspici della MOD Società italiana per lo studio della modernità letteraria Direttore: Nicola MEROLA Direttore responsabile: Giulio MARCONE Redazione: Laura ADRIANI, Saverio VECCHIARELLI Amministratore: Saverio VECCHIARELLI Realizzazione Editoriale: Vecchiarelli Editore S.r.l.

Convegno: "La P30 di Pasolini"

Siamo nell'Italia del dopoguerra, del neorealismo cinematografico e del cinema d'autore, in questo contesto Pier Paolo Pasolini emerge e si distacca dal panorama degli intellettuali dell'epoca cercando di soddisfare un'urgenza espressiva, che sente propria e vede nella quotidianità che lo circonda, ovvero quella di raccontare attraverso le scene filmiche il paese e la società in via di cambiamento. La sua è una presa di posizione, una denuncia sociale, una constatazione di come la realtà intorno a lui è in fase di mutamento profondo. Del cinema dirà "è un linguaggio non simbolico e non convenzionale, a differenza della lingua parlata o scritta, ed esprime la realtà non per mezzo di simboli ma attraverso la realtà stessa". La realtà a cui allude si identifica con il mondo popolare, i luoghi, il linguaggio verbale e corporale, che egli va a cercare e filmare, dove ancora sopravvive e si distingue dalla normalizzazione borghese; realtà umili e arcaiche, che mantengono una propria forte identità, e che Pasolini documenta, difende ed esalta attraverso fotogrammi impressi sulla pellicola. Ed è la pellicola P30 in bianco e nero della Ferrania che ci racconta le visioni pasoliniane: Accattone, Mamma Roma, La ricotta, Il Vangelo S-econdo Matteo-titoli che hanno scritto la storia del cinema sulla fine del periodo neorealista-sono solo alcuni dei lungometraggi girati con quel particolare bianco e nero, così pulito morbido e netto nella sua essenzialità. Oggi queste storie, cercate negli archivi e nelle biblioteche, nei musei, come il Ferrania Film Museum, luogo di recente istituzione che racconta il passato industriale della gloriosa Ferrania, emergono con tutta la loro forza. E la volontà è quella di valorizzare il passato, il presente e il territorio, capace ancora di offrire intense emozioni, come i film di Pasolini girati sulla P30.

D'Achille, Pasolini e l'italiano, 2017.pdf

Come si coglie già dal titolo, il mio intervento è strutturato in due parti: nella prima, più ampia, mi occuperò dei principali saggi pasoliniani di carattere linguistico, ripercorrendone rapidamente la vicenda critica e proponendone, in sintonia con alcuni recenti studi sull'argomento, una chiave di lettura parzialmente diversa da quella vulgata; nella seconda, più breve, offrirò alcuni spunti per approfondire il tema (molto meno indagato del precedente) del contributo che Pasolini ha dato, soprattutto dal punto di vista lessicale, all'italiano contemporaneo, considerando, almeno parzialmente, anche la sua produzione propriamente letteraria e non soltanto quella di carattere saggistico.

"Pasolini, Volponi e altri sguardi sul Novecento: un'immersione critica fra arte e letteratura", "Carmilla online", 26 gennaio 2017 (recensione a Guido Santato, "Pasolini e Volponi (e variazioni novecentesche)", Mucchi, Modena, 2016

Pasolini, Volponi e altri sguardi sul Novecento: un'immersione critica fra arte e letteratura carmillaonline.com/2017/01/26/pasolini-volponi-e-altri-sguardi-sul-novecento-unimmersione-critica-fra-arte-e-letteratura/ di Paolo Lago Guido Santato, Pasolini e Volponi (e variazioni novecentesche), Mucchi, Modena, 2016, pp. 341, euro 28,00 Nel suo volume Pasolini e Volponi (e variazioni novecentesche), edito recentemente per i tipi di Mucchi, Guido Santato, ordinario di Letteratura Italiana all'Università di Padova, raccoglie sedici studi, usciti in sedi diverse fra il 1981 e il 2015, tutti dedicati ad autori del Novecento. Se la prima e la seconda parte -le più corpose del libro -sono rispettivamente dedicate a due scrittori e poeti come Pier Paolo Pasolini e Paolo Volponi, la terza parte, significativamente intitolata Variazioni novecentesche, raccoglie saggi su Pascoli (l'unica 'incursione' tra fine Ottocento e inizio Novecento) e su tre artisti contemporanei, due pittori e uno scultore: Renzo Vespignani, Alberto Sughi e Augusto Murer. Lo sguardo dell'autore si focalizza perciò, con lo stessa competenza critica, sull'analisi di romanzi, di raccolte poetiche, di opere pittoriche e di sculture. Questa sicura 'navigazione' fra generi diversi rappresenta indubbiamente il più affascinante punto di forza del volume: la scrittura critica e saggistica di Santato prende per mano il lettore e lo guida attraverso autori anche molto diversi tra loro. La 'navigazione', soprattutto per quanto riguarda i primi due autori trattati, Pasolini e Volponi, legati da reciproca stima e amicizia, si trasforma in una vera e propria 'immersione': i diversi saggi ci conducono infatti all'interno di un'analisi rigorosa, scandita dall'approfondimento di alcune tematiche principali, che non trascura nessuna opera dei due poeti e scrittori.

Paolo Desogus, "La nozione di regresso nel primo Pasolini", «LaRivista», n. 4, 2015.

Tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, soprattutto negli scritti in cui rimedita sulla produzione giovanile e sull'esperienza casarsese, Pasolini si serve del termine "regresso" per descrivere alcune forme di esperienza letteraria basate sull'uso del dialetto. Di questa nozione non è possibile rinvenire un uso sempre coerente : in alcune occorrenze, e in particolare nella lettura retrospettiva di Poesie a Casarsa, il regresso ha come oggetto la forma sonora della parola, la sua flagranza espressiva, in altre il vincolo che una comunità stabilisce tra la propria parlata e le cose dell'ambiente vissuto dai suoi membri. Nelle occasioni in cui è più forte l'attenzione dell'autore verso l'universo contadino il regresso assume una declinazione sociologica che in qualche modo anticipa gli esiti del discorso indiretto libero impiegato nei romanzi romani : regredire nella parola altrui significa in questo caso immergersi nella realtà del parlante, nella storia di un gruppo sociale, nella sua condizione di subalternità e di marginalità. È questo ad esempio il caso di uno dei componimenti più intensi e problematici della produzione giovanile, El testament Coràn (1947), al cui interno dimensione sociale ed estetica si compenetrano, si saldano : regredire nella parola altrui -ovvero nella parola del giovane partigiano Coràn, protagonista di questi versi -significa assumere, rielaborare e imitare attraverso il dialetto 1 , le forme di esteriorizzazione, il canto, così come la rappresentazione geografica, storica e sociale del mondo vissuto da una data comunità di parlanti. Da artificio lirico di assunzione del dialetto il regresso diviene dunque mezzo di conoscenza dell'altro, della sua determinazione storica.

Ottonello Pasolini traduttore di Eschilo GRIN Verlag 2018 Ghisleni

Pasolini traduttore di Eschilo è strutturato in due parti ben definite e distinte. Nella prima, più breve e con funzione propedeutica, l'autore restituisce un utile e aggiornato quadro complessivo dei problemi traduttivi, con una focalizzazione su aspetti specifici legati alla traduzione del teatro greco; la seconda parte, più specifica e articolata, si concentra sull'Orestiade resa da Pasolini; in primis considerando le condizioni storico-sociali dell'operazione pasoliniana, in secundis compiendo un'analisi filologicamente attenta e comparativa della resa traduttiva, con un focus sul momento culminante della trilogia eschilea: le Eumenidi.