2009_SVILUPPO E SAPERI NEL MEDITERRANEO (original) (raw)

SCARPE E… SCARPE NEL MEDITERRANEO ROMANO

Lo studio dei materiali deperibili, che costituiscono una parte importante del record archeologico di qualsivoglia sito, trova delle evidenti imitazioni di carattere sia quantitativo che qualitativo. Alimenti, vestiario, vesti funebri e altre categorie di materiali possono fornire una serie di informazioni dirette sulla società che li ha prodotti ma che, sfortunatamente, hanno spesso carattere poco rappresentativo proprio perché si tratta di rinvenimenti sporadici. In quei siti, europei e non, dove si ha la fortuna di trovare una combinazione di caratteristiche climatiche adatte, condizioni del terreno ideali, pratiche antropiche inconsapevolmente atte alla conservazione dei resti e, perché no, una buona dose di casualità, lo studio scientifico dei reperti, affiancato all’analisi delle fonti letterarie e iconografiche, ha prodotto pregevoli risultati per quanto riguarda in particolare l’universo delle calzature. Si sono aperte così alcune questioni degne di nota: esistono tipologie classificabili su base geografica? Si tratta di materiali che seguivano la moda e il costume, erano portatori di particolari convenzioni e significati sociali, o rispondevano semplicemente a criteri funzionali? Ed è possibile, tracciando una linea immaginaria, seguirne le evoluzioni fisionomiche attraverso il tempo? Nella seguente trattazione, si è considerato il problema analizzando le testimonianze emerse in alcuni contesti peculiari di siti specifici; il proseguimento delle ricerche, nella maggior parte dei casi ancora in corso, sarà dunque fondamentale per una sempre maggiore comprensione di questo notevole aspetto che soltanto negli ultimi anni ha raggiunto una giusta rilevanza.

PIOMBI FENICI IN AMBITO SARDO E MEDITERRANEO

Riproduzione di un affresco da una tomba di Tebe (XIV secolo a.C.) che mostra la pesatura di anelli d'oro di differenti dimensioni; su un piatto della bilancia sono posti dei pesi a forma animale.

MEDITERRANEO. LE APORIE

L’esperienza del mare non può prescindere dall’insieme di contraddizioni che hanno originato la nascita della filosofia, a partire dalla rivelazione di una doppiezza: l’essere uno e molteplice, eterno e diveniente, identico e differente. Nulla può accadere, separandosi dall’indistinzione dell’infinito (apeiron), senza essere preso all’interno di polarità che non possono risolversi l’una nell’altra, che non si lasciano afferrare da una dialettica risolutiva. Gli opposti che non si annullano, né si sintetizzano, definiscono un’aporia. Si tratta di un pensiero dei confini, per definizione, predisposti all’attraversamento, eppure segnati dall’impossibilità del passaggio. Su di essi non si può conservare un’identità predefinita, né rimanendo nella propria, né assumendo quella dell’altro. Si sperimenta piuttosto un’identità spartita, che rimane fra-i-due, senza poter essere esclusivamente né l’uno né l’altro. Il confine può rappresentare un passaggio (pas), oppure una negazione (pas)1. In esso si accoglie ciò che di nuovo può accadere, l’arrivante, ma anche ciò che si rifiuta ad ogni determinazione. Ogni confine esplicita un rapporto con la fine, con quella mancanza che attraversa ogni singolarità e la consegna all’altro, producendo una condizione in cui non si è mai pienamente presenti a se stessi, piuttosto segnati dalla anacronia, da un differimento. Ancora prima della relazione, sul confine si con-divide la forma della relazione, la differenza come separazione e insieme come legame. Ogni confine rimane indecidibile rispetto alla definizione delle identità. È impossibile distinguere con certezza il dentro dal fuori, l’amico dal nemico. Il confine mette in discussione la proprietà, il diritto, riguarda una condizione in cui si accoglie a partire da uno spazio che non si possiede, dunque ci si rivolge a chi è già al proprio confine, a chi a sua volta ci offre ospitalità. L’aporia si presenta laddove sono attive due leggi altrettanto cogenti − la legge della singolarità e la legge del numero, l’identità e la differenza, la sovranità e la giustizia, il diritto e l’ospitalità. − dove il dovere di corrispondervi non può contare sulla forma di una regola determinata. È proprio di fronte a questa indecidibilità che la scelta assume senso e non è la semplice esecuzione di un dovere.

SCRITTURE MEDITERRANEE ATTI DEL SEMINARIO A CURA DI

Il volume è stato realizzato con Fondi MURST ex 40% Proprietà letteraria originaria dell'Università degli Studi di Milano In copertina: particolare del coperchio di un'olletta ad anse perforate proveniente da una tomba ignota di Tarquinia, conservata al Museo Nazionale Tarquiniense Nel frontespizio: in alto, il vaso iscritto dalla tomba 482 della necropoli di Osteria dell'Osa (da AA.VV., La necropoli laziale di Osteria dell'Osa, a cura di A.M. Bietti Sestieri, Roma 1992, fig. 3a.270); in basso, particolare dell'apografo dell'iscrizione sul coperchio dell'olletta riprodotto in copertina (da G.

I CAMALDOLESI NELL'APPENNINO NEL MEDIOEVO

Atti della giornata di studio Raggiolo, 22 settembre 2012 a cura di ANDREA BARLUCCHI e PIERLUIGI LICCIARDELLO FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO SPOLETO FONDAZIONE CENTR O ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOE VO SPOLETO 2015

CIRAULI, SANPAOLARI: I MAGHI SERPENTARI DEL SUD

Ciraulari, cerauli, cirauli, ciarauli sono nella tradizione popolare del meridione, e specialmente (con questi nomi) in Calabria e Sicilia, una sorta di maghi-guaritoriincantatori-indovini, specializzati nel curare dal morso di serpenti o domare serpenti e scorpioni. Spesso queste loro doti sono ritenute correlate all'esser nati in una notte particolare, tra il 24 e il 25 gennaio o secondo altri tra il 28 e il 29 giugno. Alessandro Italia, studioso di Palazzolo Acreide (Siracusa), vissuto tra fine Ottocento e inizi Novecento, scriveva: "abbiamo visto il ceraulo, dalla lunga berretta con avvolte le trasparenti guaine che le serpi lasciano mutando la pelle; recare nel petto grosse serpi che gli circolavano sotto la camicia e vivificate dal calore della sua persona si affacciavano dallo

PAESAGGI RURALI E LUOGHI DEL POTERE NELLA SARDEGNA MEDIEVALE

Il presente contributo intende proporre una riflessione sulle strutture insediative della Sardegna medievale, con particolare riferimento alle diverse forme di abitato rurale, ma anche all'incastellamento ed alle recenti prospettive suggerite dalla ricerca archeologica, unitamente al manifestarsi di nuovi indirizzi storiografici, che negli ultimi due decenni hanno progressivamente mutato interpretazioni dei fenomeni insediativi sardi, radicate nella storiografia da circa quattro secoli. Se in osservanza alla forchetta cronologica indicata per questo incontro, il periodo considerato dal testo è compreso tra XI e XIII secolo, il territorio di riferimento prescelto è la Sardegna Nord-Occidentale, coincidente con il Giudicato di Torres fino al terzo quarto del XIII secolo, quando ne avvenne una combattuta spartizione tra le forze signorili liguri e toscane dei Doria e dei Malaspina 1 (che trasformarono le loro signorie da fondiarie in territoriali), il Comune di Sassari, Pisa ed il confinante Giudicato d'Arborea.

BRUCIAPROFUMI E SCALDAMANI SFERICI MEDIEVALI: SU DUE CIMELI NEL TESORO DI SAN PIETRO IN VATICANO

2013

I BRUCIAPROFUMI SFERICI A SOSPENSIONE CARDANICA ANALISI STORICA DI UN OGGETTO di Daniele Ceccarelli “Tre cerchi ascosi all’occhio [tuo] girano nella pancia d’un globo, quando tu lo rotoli. Ogni cerchio si muove in orbita sua propria, alla quale risponde in contrario l’asse d’un’altra. Il cerchio igneo ha uno scodellino nel quale tu vedi il fuoco che brucia i profumi, correndo dietro un coperchio, su tappeti di seta o d’altra [roba] senza intaccarli, esso manda un fumo che s’innalza da spiragli, con [grate] esalazioni di sandal e d’ambra. Mai non vidi fuoco che desse la propria malvagità in pasto al nadd: ed ecco che ha sua sfera in terra, nel grembo d’una profumiera! Assottiglia con la sua fiamma le sostanze crasse, onde vengon su in vapore dilicato, odorifero. Or questa sera io sento una fragranza che somiglia alla lode di lui e ne ripete gli elogi a volta a volta...” Il poeta arabo Ibn Hamdis dedica queste rime a uno di quei tanti oggetti caratteristici della sua quotidianità, oggetti che, pur avendo un ruolo marginale e non decisivo nella storia, ornavano e rifinivano l’umana esistenza: il bruciaprofumi sferico.

MEDITERRANEO, L'INVASIONE DEGLI ALIENI

Treccani.it Atlante, 2023

Dove sono gli alieni? Viene spontaneo guardare verso il cielo e le stelle. Invece è il caso di tenere d’occhio il Mediterraneo. Perché quelli cui ci riferiamo sono strani ma non extraterrestri. Semmai li scoviamo nel luogo “sbagliato”: non dovrebbero essere nel Mare nostrum, bensì in acque tropicali: dalla lepre di mare (o Aplysia dactylomela), mollusco erbivoro svolazzante sott’acqua, al Melibe viridis, un lumacone carnivoro con una testa gelatinosa che setaccia il fondale, degno di un film fanta-horror; dal “bruttissimo” e, soprattutto, velenosissimo pesce pietra (Synanceia verrucosa) al pesce chirurgo (Acanthurus monroviae), con la coda tagliente come un bisturi.