I linguaggi dell'anima. L'emergere dell'interiorità nella Vienna primonovecentesca (2015). (original) (raw)

Abstract

Il mio lavoro parte dall'interesse per le scienze, in particolare la medicina e la biologia, e per lo studio del cervello nella Vienna di fine secolo. Le ricerche e le scoperte in questo ambito hanno avuto grandi effetti anche sull'arte del tempo, poiché nei café viennesi artisti e scienziati stavano a stretto contatto favorendo uno scambio di saperi, che permise alla scienza di uscire dai laboratori e divenire parte della vita quotidiana. In questo ambiente nacquero e si diffusero le teorie di Sigmund Freud volte a indagare l'interiorità umana andando al di là della superficie e dell'apparenza. Nella prima parte del lavoro prenderò in esame due opere, La signorina Else di Arthur Schnitzler e Ventiquattro ore nella vita di una donna di Stefan Zweig, che sono state fortemente condizionate dall'ambiente in cui i loro autori hanno vissuto e scritto. Per questo è possibile riscontrare in esse molti riferimenti, più o meno diretti, alla corporeità e all'indagine della psiche. Inoltre la prospettiva da cui entrambe le vicende sono narrate è quella che viene definita focalizzazione interna, sebbene le tecniche e le strutture narrative utilizzate dagli autori siano diverse. Ciò che mi prefiggo di fare, invece, nella seconda parte è spiegare che queste due opere contengono degli elementi che favoriscono l'empatia e l'immedesimazione dei lettori. Per fare questo mi servirò delle recenti scoperte in ambito neurologico che ben si prestano anche all'analisi della letteratura. I neuroni specchio, che ci permettono di comprendere e simulare le azioni e le intenzioni altrui, permettendoci così di empatizzare con chi ci sta di fronte, possono attivarsi anche durante la lettura di un testo, favorendo la vicinanza del lettore al personaggio. Inoltre, i numerosi riferimenti al corpo e alle azioni compiute dai personaggi, che ritroviamo in entrambe le opere, aumentano senza dubbio la sensazione di immersione nell'opera perché favoriscono l'attivazione dei meccanismi di simulazione incarnata. A ciò si aggiunge l'utilizzo del punto di vista di un personaggio preciso – focalizzazione interna – che permette ai lettori di vedere la storia filtrata da una singola prospettiva e di avere accesso diretto al mondo finzionale, quasi come se si trovassero al suo interno. Concludo tracciando l’ipotesi che le particolari caratteristiche di queste due opere, ovvero l’invenzione di strutture narrative rivolte a fare emergere l’interiorità e a rappresentarla, siano dovute alla tensione che caratterizza l’intera temperie culturale in cui Schnitzler e Zweig hanno operato: la tensione verso ciò che si colloca oltre la superficie che, in letteratura, si esprime in un avvicinamento del personaggio al lettore, tramite processi narrativi che accrescono l'effetto di immedesimazione.

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