Mercanti nella Lucca longobarda, «Studi storici Luigi Simeoni», LXVII (2017), pp. 31-43 (original) (raw)

Mercanti “italiani” a Spalato nel XV secolo, «Reti Medievali Rivista», 20/2 (2019), pp. 189-227, http://rivista.retimedievali.it, ISSN 1593-2214.

This essay aims to examine the Italian mercantile presence in fifteenth-century Split. The presence of numerous Italian merchants not only stimulated an economy that was already flourishing and devoted to trade: it also allowed for organic, functional links with the major economies and financial centres of the time – especially Venice and Florence – as well as with the supply markets in the Kingdom of Naples. These merchants were able to weave tight relationships with the socio-economic structures of Split's community and furthermore exhibited a strong proclivity for establishing deep roots in the city.

Mercanti romani del primo Duecento «in Urbe potentes», in Roma nei secoli XIII-XIV. Cinque saggi, a cura di É. Hubert, Roma, Viella, 1993, pp. 87-135

ruolo di protagonista. 3 Si tratta di un certo numero di casati che in seguito, a partire dagli anni Quaranta-Cinquanta del secolo, occuperanno un posto secondario nell'ambito dell'élite sociale romana, fino ad assumere quella caratura e quei connotati che riconosciamo come proprî della folta schiera di famiglie appartenenti alla minore aristocrazia capitolina del secondo Duecento. 4 Gli esempi che verranno qui riportati sono certamente limitati rispetto al numero di famiglie che sperimentarono tale processo involutivo: la documentazione romana del secolo XIII, come è noto, pur facendosi via via sempre più abbondante, non offre che in pochi casi risposte positive ed esaurienti ai quesiti che le possono esser posti dietro la sollecitazione di impressioni e riflessioni di carattere più generale scaturite dalla lettura coordinata e comparata del voluminoso ma frammentario coacervo delle fonti relative alla società cittadina del tempo. 5 Nel primo scorcio del Duecento al nucleo emergente dei lignaggi destinati ad un glorioso futuro, che si è soliti definire baronali (Conti, Annibaldi, Orsini, Colonna, Normanni e così via), i quali affondano più o meno direttamente le loro radici nella precedente aristocrazia sia urbana sia territoriale e le cui fortune sono e saranno legate alla gestione di diritti signorili, al possesso di castra ed agli stretti o strettissimi rapporti con la curia pontificia, fa da contrappunto il complesso di quelle famiglie le quali, al contrario, sembrano basare il loro destino e la loro prosperità su altre forme di potere: in molti casi, più o meno espliciti, quello finanziario e mercantile.

Mercanti lombardi e toscani a Roma: testimonianze dalle fonti del XV e XVI secolo

2018

The process of social and economical recovery, begun under Martin V and resulting in the transformation of Rome into a Renaissance capital, saw a prominent role played by immigration. The analysis of a wide range of documents points out the contribution mostly provided by Tuscan and Lombard operators, attracted by the increasing demand for men, goods and money.

Mercanti «facitori di facciende grosse»: fiorentini, pisani e lucchesi a Barcellona nel tardo Medioevo

Mercanti «facitori di facciende grosse»: fiorentini, pisani e lucchesi a Barcellona nel tardo Medioevo * Nel 1160 il viaggiatore ebreo Beniamino da Tudela descriveva Barcellona come una piccola e bella città situata sulla costa cui affluivano, con le proprie mercanzie, mercanti «da tutti i confini»: dalla Grecia, da Pisa, da Alessandria d'Egitto, dalla terra di Israele e dall'Africa. 1 Oltre ai porti orientali e a quelli del Sud del Mediterraneo menzionava proprio la città di Pisa che precocemente ebbe relazioni commerciali con la città comitale. I territori peninsulari della Corona d'Aragona furono frequentati, sin dal XII secolo, da mercanti stranieri attirati dalla centralità delle sue piazze nel commercio internazionale e dalla ricchezza di alcune materie prime. Tra i primi, dunque, i pisani e i genovesi, perché, controllando le iniziative di riconquista del Mediterraneo occidentale e, in particolare, partecipando alla prima spedizione contro le Baleari (1113-1115), stabilirono una relazione privilegiata con i conti-re. Dal secolo successivo crebbe pure la presenza di lucchesi e piacentini, che avevano avuto alla fine del Duecento una grande importanza nelle fiere di Champagne. Poi furono prevalentemente toscani -senesi e poi soprattutto fiorentini -, genovesi, lombardi, veneziani, francesi, come pure mercanti e artigia-

Mercanti romani del primo Duecento «in Urbe potentes»

ruolo di protagonista. 3 Si tratta di un certo numero di casati che in seguito, a partire dagli anni Quaranta-Cinquanta del secolo, occuperanno un posto secondario nell'ambito dell'élite sociale romana, fino ad assumere quella caratura e quei connotati che riconosciamo come proprî della folta schiera di famiglie appartenenti alla minore aristocrazia capitolina del secondo Duecento. 4 Gli esempi che verranno qui riportati sono certamente limitati rispetto al numero di famiglie che sperimentarono tale processo involutivo: la documentazione romana del secolo XIII, come è noto, pur facendosi via via sempre più abbondante, non offre che in pochi casi risposte positive ed esaurienti ai quesiti che le possono esser posti dietro la sollecitazione di impressioni e riflessioni di carattere più generale scaturite dalla lettura coordinata e comparata del voluminoso ma frammentario coacervo delle fonti relative alla società cittadina del tempo. 5 Nel primo scorcio del Duecento al nucleo emergente dei lignaggi destinati ad un glorioso futuro, che si è soliti definire baronali (Conti, Annibaldi, Orsini, Colonna, Normanni e così via), i quali affondano più o meno direttamente le loro radici nella precedente aristocrazia sia urbana sia territoriale e le cui fortune sono e saranno legate alla gestione di diritti signorili, al possesso di castra ed agli stretti o strettissimi rapporti con la curia pontificia, fa da contrappunto il complesso di quelle famiglie le quali, al contrario, sembrano basare il loro destino e la loro prosperità su altre forme di potere: in molti casi, più o meno espliciti, quello finanziario e mercantile.