Presentazione del volume "Giovanni Tortelli primo bibliotecario della Vaticana. Miscellanea di studi", a cura di A. Manfredi, C. Marsico, M. Regoliosi (original) (raw)
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Il manuale intende tracciare alcuni lineamenti di storia delle biblioteche, dal mondo antico all’età medievale e umanistica, fino al primo Rinascimento e agli albori dell’età moderna. Così la prima parte del volume, condotta per lineamenti, è dedicata ai modelli di biblioteca e ai fenomeni di trasmissione dei testi nell’antichità, dall’Oriente mesopotamico ed ebraico fino al mondo romano, passando attraverso la nascita delle biblioteche nel mondo greco. Un discorso più articolato occupa la seconda parte, in cui sono offerti quadri generali e approfondimenti che ci sono parsi significativi, tra tarda antichità ed età umanistica, fino al punto di svolta della diffusione della stampa e delle prime collezioni cinquecentesche.
Bibliothecae.it, 2014
La pubblicazione degli Antiquaria Urbis nel 1513 e delle Antiquitates Urbis nel 1527 di Andrea Fulvio fu di grande importanza per la nascente storia delle biblioteche. Entrambi i trattati antiquari furono ispirati dal De mirabilibus urbis di Francesco Albertini, dunque, come l’opuscolo del canonico fiorentino, riservano un capitolo specifico alle biblioteche antiche. In tali capitoli Fulvio introduce rilevanti novità concettuali, quali la necessità di una definizione etimologica del termine bibliotheca e l’individuazione di una continuità storica tra le biblioteche greche, quelle romane e la Vaticana. La narrazione della spedizione dei letterati e la designazione esplicita della Vaticana quale erede delle antiche librariae evidenziano un modello di biblioteca proposto da Fulvio assai innovativo. Il prenestino intuisce che la natura della biblioteca ha risvolti propositivi e di grande attivismo, che affiancano al suo ruolo di custode della tradizione quello, tutto contemporaneo, di edificatrice di cultura, come è definitivamente sottolineato dallo scopo di mettere a disposizione omnibus Romae sia il suo consolidato patrimonio che i suoi recenti ritrovamenti. Nel suo capolavoro antiquario, dunque, il prenestino non soltanto individua alcuni dei punti chiave della futura riflessione bibliotecaria, ma, indicando la Vaticana quale supremo esempio della realtà libraria contemporanea, anticipa di molto compiti e caratteristiche che in seguito la stessa biblioteca avrebbe rivendicato come sue proprie.
Bibliothecae.it, 2021
Nell’articolo sono presentati i primi risultati di una ricerca relativa alla biblioteca del cardinale gesuita Roberto Bellarmino (1542-1621). Il punto di partenza è costituito da alcuni lavori a essa dedicati rimasti inediti e compilati da due gesuiti studiosi del teologo di Montepulciano nella prima metà del ‘900: François Xavier Le Bachelet e Sebastian Tromp. In particolare, il lavoro di Tromp aveva riguardato l’identificazione delle edizioni citate nell’inventario della biblioteca senza però procedere all’individuazione degli esemplari effettivamente appartenuti al cardinale, oggi conservati principalmente presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma e l’Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana. Oltre a fornire una prima analisi della composizione della raccolta bellarminiana, vengono approfondite anche le vicende legate alla sua conservazione presso il Collegio Romano, a cui Bellarmino la donò dopo la sua morte e dove in più occasioni fu soggetta a spoliazioni di cui è però oggi difficile valutare l’ampiezza. Tali episodi testimoniano la problematica eredità intellettuale lasciata da Bellarmino e di come essa abbia condizionato non solo il suo lungo processo di canonizzazione (durato tre secoli) ma anche la conservazione dei suoi libri. In appendice viene pubblicato per la prima volta l’inventario della biblioteca e un catalogo dei 122 esemplari individuati che presentano la nota di provenienza della raccolta privata del gesuita e, in diversi casi, molte postille autografe. The article presents the first results of a research about the library of the Jesuit Cardinal Roberto Bellarmino (1542-1621). The starting point are some unpublished works dedicated to this topic compiled by two Jesuit scholars in the first half of ‘ 900: François Xavier Le Bachelet and Sebastian Tromp. In particular, Tromp’s work had concerned the identification of the editions cited in the library inventory, without however proceeding with the identification of the items actually belonging to the cardinal, today mainly preserved at the National Central Library of Rome and the Historical Archive of the Pontifical Gregorian University. In addition to providing a first analysis of the composition of the Bellarminian collection, the article examines the events related to its conservation at the Roman College, to which Bellarmino donated it after his death and where on several occasions it was subject to spoliations – even if today it is difficult to evaluate their extent. These episodes testify to the problematic intellectual legacy left by Bellarmino and how it influenced not only his long process of canonization (which lasted three centuries) but also the conservation of his books. In the appendix, the inventory of the library is published for the first time, as well as a catalog of 122 books with the provenance note of the Bellarmine’s private collection and, in several cases, containing his autograph annotations.