LE PMI COME " CUORE " DEI DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI (original) (raw)

PMI italiane: un’aritmia economica da sanare

2018

A seguito della crisi del 2007 il sistema economico italiano ha mostrato la sua incapacita di reagire agli stati di criticita provenienti dal contesto internazionale. A nostro avviso tale fragilita proviene da molteplici questioni – in primis economiche ma altresi finanziarie e sociali – ancora da risolvere. Il tema delle PMI italiane (meglio sarebbe dire delle Micro-Piccole Imprese) e attuamente il piu dibattuto. Per l’importanza che riveste presso il tessuto imprenditoriale esso necessita di sostanziali provvedimenti di natura politica, economica, finanziaria e sociale. Pertanto, nel presente lavoro si e cercato di elaborare una visione d’insieme del contesto in cui operano le nostre PMI unitamente all’analisi delle difficolta che esse fronteggiano quotidianamente. Tale metodologia consente altresi di investigare meglio il ruolo di “deus ex machina” che lo Stato dovrebbe assumere per fornire alle PMI gli strumenti utili a fronteggiare la spietata concorrenza internazionale. Senza...

LE IMPRESE ITALIANE NELLE RETI PRODUTTIVE INTERNAZIONALI

LE IMPRESE ITALIANE NELLE RETI PRODUTTIVE INTERNAZIONALI, 2018

Vari fattori hanno favorito negli ultimi decenni la frammentazione internazionale dei processi produttivi e la loro organizzazione in ‘’reti di produzione internazionali’’ (RPI) o catene del valore globali (GVC), formate da imprese leader, dalle loro affiliate estere e da reti di subfornitori, spesso localizzati in paesi diversi. Il primo capitolo di questo rapporto è dedicato al tema della misurazione delle RPI e a come sono posizionati i paesi maggiormente coinvolti negli scambi di beni intermedi “lavorati” (al netto delle materie prime). Seguono i risultati di tre casi aziendali, a cui hanno partecipato importanti imprese leader dei comparti mezzi di trasporto e apparecchi elettrici, e alcuni subfornitori; il terzo capitolo è dedicato alle politiche di sostegno, con un focus sulla domanda-offerta di servizi e le considerazioni espresse dalle imprese intervistate. Tra i risultati vi è un nuovo “indicatore di posizione relativa”, utile a misurare il diverso coinvolgimento dei paesi nelle reti produttive internazionali basandosi sui dati degli scambi di beni intermedi lavorati. Rispetto ad altre fonti statistiche, questi dati presentano il vantaggio di poter essere aggiornati costantemente. L’indicatore mostra i paesi maggiormente specializzati nelle fasi produttive a monte/a valle di alcune filiere e i cambiamenti intervenuti dal periodo pre-crisi. Vi si aggiunge un’analisi effettuata elaborando un set di micro-dati di imprese (di fonte Istat): rileva un coinvolgimento relativamente elevato nelle RPI delle imprese appartenenti ai settori tipici del made in Italy, che in larga parte sono sia importatori che esportatori. La sezione dedicata ai casi di studio mostra, anche grazie alla collaborazione di importanti imprese leader di filiera, il diverso grado di internazionalizzazione delle funzioni aziendali, evidenziando le differenze riscontrate tra il gruppo di PMI e quello delle imprese più grandi. Emerge con chiarezza l’importanza della funzione degli approvvigionamenti, che rappresenta intorno alla metà del fatturato aziendale (con circa il 30% degli input produttivi proveniente da altri paesi, in larga parte della stessa area geografica). Un ulteriore aspetto riguarda i legami tra imprese leader e subfornitori italiani ed esteri, dove spesso si riscontra un coordinamento simile a quanto accade nell’ambito di uno stesso gruppo. Queste evidenze forniscono anche importanti spunti di riflessione circa gli effetti delle recenti guerre commerciali sulle strategie organizzative delle imprese e sui costi derivanti dalla sostituzione dei fornitori. Various factors have favored the international fragmentation of production processes and their organization in '' international production networks '' (IPNs) or global value chains (GVCs), formed by leading companies, their foreign affiliates and networks of sub-suppliers, often located in different countries. The first chapter of this report is dedicated to the measurement of IPNs, and the relative position of countries most involved in the trade of "processed" intermediate goods (net of raw materials). In the second, we present the results of three case studies, with the participation of several important leading companies of the transport equipment and electrical appliances, as well as some sub-suppliers. The third chapter is dedicated to supporting policies, with a focus on the supply and demand of services and the opinions of the interviewed companies. We use a new "relative position indicator" to measure the different involvement of countries in international production networks based on data on the trade of intermediate processed goods. Compared to other statistical sources, these data have the advantage of being constantly updated. The indicator shows how the countries appear to be relatively specialized in upstream / downstream production phases, and the changes since the pre-crisis period. Furthermore, we show the results of an analysis carried out using a set of micro-data at company level (from the Italian National Statistics Institute): it reveals a relatively high involvement in IPNs of companies belonging to the typical Made in Italy sectors, as they are largely both importers and exporters. The section dedicated to the case studies shows, thanks to the cooperation of several leading companies, the different degree of internationalization across business functions, also highlighting the differences between a group of SMEs and of larger companies. It clearly shows the importance of the procurement function, which represents about half of the company's turnover with about 30% of the productive inputs coming from other countries (largely of the same geographical area). A further aspect concerns the links between the lead firms and their subcontractors, where coordination is often very similar to what happens within company groups. These results provide some evidence on the potential effects of recent trade wars on the organizational strategies of companies, giving some insights on the role of replacement-cost of the supplier base.

Le tante crisi e le PMI italiane. Dinamiche, trasformazioni e politiche pubbliche

Sinappsi

Over the past decade, the Italian industrial system gained appreciable progress featuring an increasing spread of innovative activities. Using updated microeconomic data, we highlight a number of critical factors affecting this process. The possibility of implementing effective policies and overcoming imbalances is conditioned by external constraints, typically concerning the ‘two capitals’: financial and human capital. For the financial structure and liquidity constraints, economic policy interventions have produced appreciable results. Concerning the strengthening of human capital, on the other hand, measures were mostly ineffective in contrasting a constraint that has become increasingly significant over time. Active policies are required, but directly addressing the specific needs and difficulties of operators.

Territorialità e Made in Italy: vincoli e opportunità per le PMI italiane

Matteo Rossi, Elvira Martini

Le imprese che, sempre più numerose, scelgono di operare sui mercati esteri si trovano a fronteggiare un ambiente competitivo ed istituzionale molto complesso nascente da una rete sempre più fitta ed estesa di relazioni commerciali, produttive, finanziarie e comunicazionali, cui ci si riferisce spesso col termine di globalizzazione (Rispoli, 2002; Bauman, 1998). Tali cambiamenti rendono sempre più critiche le scelte di internazionalizzazione, in particolare per le imprese minori che necessitano di estendere la propria attività al di là del mercato domestico: lo sviluppo internazionale, infatti, non è solo un’opportunità da cogliere, ma sta diventando un’esigenza competitiva (Rossi, 2008). La concorrenza internazionale, pertanto, ha comportato una rivisitazione delle dinamiche competitive che pongono i territori al centro delle nuove sfide globali. Al fine di stabilizzare la presenza delle imprese italiane sul mercato mondiale, non a caso le strategie e le politiche per lo sviluppo hanno considerato fattori strettamente legati al territorio (capacità imprenditoriali, capitale umano e sociale, reti di infrastrutture), che rappresentato un tentativo di risposta all’esigenza di valorizzazione dell’identità italiana. In ambienti complessi, quali quelli fronteggiati dal Made in Italy all’estero, dove le condizioni mutano rapidamente, richiedendo un processo di interpretazione e modificazione del sapere precedente, le agglomerazioni di piccole e medie imprese (PMI), distrettuali (Becattini, 1998) e non, possono guadagnare un vantaggio competitivo in ragione del loro essere forme organizzative, flessibili di apprendimento esplorativo e che fondano la propria capacità competitiva sull’interazione con i territori di riferimento, intesi come luoghi ove si intrecciano società, economia e storia. Il consolidamento del Made in Italy, infatti, poggia necessariamente sull’equilibrio fra componenti tecnico-economiche e componenti territoriali-culturali e, di conseguenza, ogni prodotto è rappresentato dalla somma di elementi tangibili (materie prime) e intangibili (metodi di lavorazione, saperi sociali, conoscenza, territorio di origine). Sulla base di queste premesse, il lavoro si prefigge di analizzare la territorialità quale elemento caratterizzante il Made in Italy. Nel processo di globalizzazione, le PMI italiane, nel perseguire le tendenze sopra descritte, devono non solo preservare la propria tipicità locale, ma attivare anche collaborazioni con altri territori, esternalizzando le attività a minor valore aggiunto e conservando tutte quelle funzioni che, nascendo dal territorio, caratterizzano l’output come prodotto italiano di qualità (tradizioni, storia, stile, talenti). L’approccio glocalistico (Bauman, 2005) è favorito anche dal fatto che lo scenario internazionale offre oggi numerose occasioni di rilancio culturale, sociale e ambientale nel rispetto della sostenibilità economico-finanziaria (De Masi, 2006). Tuttavia, non tutte le esperienze produttive riescono in questo intento, restando legate a strategie competitive incapaci di aprirsi all’internazionalizzazione e, contestualmente, di bilanciare il legame tra prodotto e territorio; non solo, ma c’è anche da chiedersi fino a che punto può bastare la forte coscienza di luogo a reggere la sfida delle PMI nella globalizzazione. Infatti, seppur negli ultimi anni sembra essersi rotto, specie per le PMI meridionali, l’insidioso processo di “sviluppo senza autonomia” (Trigilia, 1992), bisogna tuttavia considerare che i limiti alla crescita economica sono ancora forti e tali da far correre il rischio di innescare un percorso inverso, ossia una retorica del localismo e del solo sviluppo dal basso, che potrebbe tradursi in autonomia senza sviluppo (Bonomi, 2006). Parole chiave: territorio, internazionalizzazione e capitale sociale