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Feudalesimi nella Toscana moderna - Abstracts
Giurisdizione e fedeltà: poteri feudali dentro lo Stato mediceo, di Stefano calonaci Il saggio evidenzia come l'esercizio della giurisdizione interna e la fedeltà ai granduchi costituiscano due aspetti strettamente interrelati del dominio feudale nel granducato. L'indipendenza che i feudatari toscani mantengono nell'amministrazione della giustizia e nel governo dei sudditi costituisce una cifra specifica della loro integrazione nello Stato mediceo. Sul piano delle ricadute sociali, almeno nei casi studiati, l'amministrazione del feudo arreca evidenti vantaggi alle società interessate, soprattutto in virtù della semplificazione burocratica, dell'accentramento delle funzioni giudiziarie, della presenza di giudici sul territorio che soddisfano una domanda di giustizia e governo avanzata dalla comunità. Alla luce di un sistema di relazioni di potere attraversato da forti specificità, si avvalora l'importanza della coscienza signorile negli obblighi di governo, mentre sfuma l'interpretazione di alcune tradizionali categorie distintive della feudalità.
Feudalesimi nella Toscana moderna - Il caso di Camporsevoli.pdf
This paper deals with the category of ‘benevolent’ feudalism, especially interesting for going deeply in when the feudal lord was the grand duke, as for camporsevoli between 1608 and 1630. The aim is also to show, through the analysis of a series of petitions, how life in the feud and his government should take into account that camporsevoli stood at the border with the Papal State, far from the center of power represented by Siena, the New State capital and, at the same, its jurisdiction was at the center of a dispute between the Medici and the Papacy. In the paper a particular attention is paid to the pleas of women, for whom the community of camporsevoli tried to get the inheritance’s right.
Prefazione a M.N. Ciarleglio, I Feudi nel Contado di Molise, 2013
Prefazione a M. CIARLEGLIO, I Feudi nel Contado di Molise. Inventario analitico dei relevi molisani nell’Archivio di Stato di Napoli (XV-XVIII sec.), IRESMO, Campobasso 2013, ISBN 978-88-8460-235-0, pp. 7-15
Si tratta della presentazione del lavoro di M. CIARLEGLIO, I Feudi nel Contado di Molise. Inventario analitico dei relevi molisani nell’Archivio di Stato di Napoli (XV-XVIII sec.), IRESMO, Campobasso 2013. Vengono analizzate due "peticiones relevii" (richieste di successione feudale con dichiarazione della rendita feudale) del 1457 al fine di presentare la potenzialità informativa della serie archivistica del "Sommaria, Relevi" (Archivio di Stato di Napoli). La dichiarazione di Matteo di Sanframondo (1457) contiene informazioni sul terribile terremoto del 1456. Quella di Fabrizio della Lagonessa consente alcune osservazioni sulle scritture amministrative nel regno di Napoli.
Il primo aprile del 1626 bindaccio Ricasoli scriveva una lettera di licenziamento al vicario della sua piccola "baronia" sospesa sui contrafforti del Pratomagno aretino: La Trappola, Rocca Ricciarda e Sagona 1 . Il vicario rimosso è messer deo dei di Loro (oggi Loro ciuffenna), uno fra i numerosi notai, o più rari dottori in legge, del borgo prossimo alla Trappola, che nell'esercizio della giurisdizione feudale avevano trovato per generazioni un fortunato bacino d'impiego. La destituzione, avvenuta a ridosso della nomina e dell'invito a prendere possesso del feudo, è decisa e seccamente motivata:
Il rapporto con i signori di Spilimbergo Nei primi giorni di agosto del 1274 il nuovo patriarca di Aquileia Raimondo della Torre (1273-1299) 1 raggiunse il Friuli. Tra gli esponenti della nobiltà locale che accolsero il presule vi fu anche Walterpertoldo di Spilimbergo. 2 Al seguito del potente feudatario raggiunsero prima Udine e poi Cividale anche alcuni dei suoi alleati del Friuli occidentale, tra cui Sibello di Montereale. 3 La famiglia di Montereale non apparteneva alla grande nobiltà friulana, ma era rappresentata in Parlamento 4 e deteneva in feudo dal patriarcato il castello di Montereale e l'avvocazia sulla villa di Malnisio. 5 Sibello, contrariamente ad altri suoi consanguinei, non risiedeva stabilmente presso il proprio maniero, ma a Spilimbergo e per questo motivo nella documentazione è indicato anche come Sibellus de Spinigbergo. 6 La sua presenza presso il castello di Walterpertoldo è giustificata dal rapporto di stima e di collaborazione che lo univa al nobile friulano, un rapporto che nel corso degli anni si sviluppò in amicizia, o forse in parentela, quanto meno spirituale, dato che Sibello decise di dare al suo primogenito il nome, alquanto desueto in Friuli, del signore spilimberghese. In questi anni, nei momenti importanti, Sibello di Montereale fu sempre al fianco di Walterpertoldo. Nel 1281 partecipò alle iniziative messe in atto dallo Spilimbergo, che all'epoca non aveva eredi diretti, per garantire la successione nei feudi patriarcali al nipote Giovanni di Zuccola, figlio della
Ricerche Storiche, 2014
This essay examine question of granting feudal honour by Florentine Medici’s court in the late XVI century. Honour, distinction and raising social degree linked to feudal nobility were very desired by Florentine urban elitès, as the case of the Niccolini’s family. In particular is not examined the final conclusion of their rise to the status of nobility in mid XVII century (when Filippo di Giovanni Niccolini was appointed Marquis of Ponsacco and Camugliano) but rather the family’s stages of approach, the long period strategies and patronages they used in the shadow of Medici’s rule for succeeding in get a rank of nobility (the Marquisate) enrolled forever in their own family tree. The case study of Giovanni di Agnolo Niccolini is limited to a short term historical perspective (the end of XVI century) but anyway very interesting to explore. He belonged to the Florentine urban patriciate and by grand duke Ferdinando I was named resident ambassador at the Papal court in Rome for a long time. The essay utilises extensive primary sources (from Niccolini’s own Archive and Public Records) to examine the efforts of Niccolini ambassador to obtain a rank of feudal nobility as personal reward i.e. as prize to Niccolini family’s long time services and loyalty to Medici ruling house.
Modernità nelle Americhe a cura di Pravadelli
L’origine di questo saggio sorge dalla domanda se le città siano mai state moderne; e in particolare, che tipo di modernità le riguardi. In modo simile al noto saggio di Latour, la risposta viene cercata in due dimensioni: nel rapporto tra spazio e natura, e in quello tra cittadinanza e società. Lo sfondo di questo interrogativo riguarda la critica al programma di ‘purificazione’ che il modernismo – sia in urbanistica che in architettura – ha interpretato con convinzione, quasi con ferocia, nei riguardi appunto della natura e della società. Questa domanda è trattata esaminando Buenos Aires, città moderna spesso presa ad esempio di come il modello moderno della città europea sia stato capace di riprodursi in altre condizioni. L’angolatura che si utilizza, a fronte della vastità del tema, è invece volutamente ristretta al ruolo che la ‘forma’ della città esercita sulle condizioni sociali; ancora in modo più ristretto, alla forma della pianta urbana disegnata dalle strade che fonda la distinzione tra spazio pubblico e privato, un’ulteriore ma non arbitraria semplificazione. Inutile ricordare quanto la forma della città sia di interesse per chi si occupa di storia urbana. La preoccupazione qui è più limitata e riguarda quali effetti politici risultino dalle diverse forme assunte dall’organizzazione dello spazio3. Anche questo, non sorprende, è un costante interrogativo dell’urbanistica e delle scienze sociali, al quale sono state date nel tempo risposte molto diverse. Apparentemente, come molte altre città, Buenos Aires è organizzata in modo regolare, razionale, intorno ad una griglia ortogonale. Particolarità della città è che questo elemento formale e spaziale sembra attraversare quasi indenne fasi molto diverse della storia urbana, tutte caratterizzate da richiami al modernismo probabilmente tra loro inconciliabili. Ammesso che sia mai stato possibile, Buenos Aires non ha di certo costruito un ordine funzionale su questa nitida organizzazione spaziale: il formalismo apparente si coniuga con una gran varietà di forme sociali. In altre parole, l’organizzazione spaziale della città ha resistito alla zonizzazione funzionale che avrebbe dovuto far corrispondere spazi, luoghi e comportamenti. Anzi, la griglia ha operato come elemento di connessione, se non come meccanismo generativo, che ha consentito il radicamento di tante forme di urbanità diverse, soprattutto nello spazio della strada. Questo processo è conseguenza della particolare marginalità della città rispetto al solco della modernità; e della compresenza tra ibridi assemblage di attori e forme culturali. Quest’ultimo aspetto sembra costituire un elemento di riflessione più vasta e offrire uno spunto di risposta alla domanda di apertura. Buenos Aires illustra bene due casi diversi di processi di ibridazione, separatamente elaborati da Latour e Canclini ma ambedue cruciali nel comprendere la nozione di modernità: la tenace contaminazione di natura e società nelle reti concrete che organizzano gli spazi; la commistione delle diverse temporalità culturali.
N. Conati, Féodalité, società feudale e nuovi approcci. Il feudalesimo secondo François - Louis Ganshof, Marc Bloch e Julia M. H. Smith, 2013.
In questo mio elaborato scritto cercherò di presentare alcune riflessioni sul feudalesimo e la società feudale, ragionando sui testi di François - Louis Ganshof, Marc Bloch e Julia Smith, per evidenziare le linee di continuità e di rottura rintracciabili tra le diverse concezioni proposte. Innanzitutto, presenterò l’impostazione storico – giuridica elaborata da Ganshof, raffrontandola con la visione più “aperta” di Bloch, fondata su un’analisi del feudalesimo come società. In secondo luogo, esporrò le novità e l’evoluzione nell’approccio a questo periodo storico proposte da Smith, soffermandomi anche su aspetti apparentemente secondari, come l’utilizzo del lessico o l’analisi dell’ambiente e del clima. Infine, la riflessione sarà arricchita da due approfondimenti, incentrati rispettivamente sulla questione dell’Edictum de beneficiis, e sul ruolo svolto dalle donne nel periodo altomedievale.