Beni comuni urbani e pratiche spontanee di riutilizzo di spazi “terzi”: riflessioni a margine di alcuni casi empirici (original) (raw)

Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria

Il contributo "Beni comuni, usi collettivi e comune: oltre la logica proprietaria" è pubblicato in "La rivolta della cooperazione. Sperimentazioni sociali e autonomia possibile", a cura di Andrea Fumagalli, Giovanni Giovannelli e Cristina Morini, Mimesis edizioni (2018). Sintesi del volume: Di quale bagaglio di antidoti analitici è necessario dotarsi per rendere materiale una rivolta della cooperazione capace di introdurre innovative forme del vivere in comune e di distribuzione della ricchezza sociale prodotta, contro la rapina del capitalismo biopolitico? Gli autori e le autrici i cui interventi si trovano raccolti in questo volume interrogano le esperienze di welfare dal basso che operano sui territori, rispondendo a istanze di solidarietà e mutualismo. Sintesi del contributo: Schematicamente viene raccontato in che modo a Napoli una serie di categorie quali Beni comuni, Usi collettivi e Comune si sono implicate reciprocamente. Se il Comune come modo di produzione racconta un altro modo di stare insieme, un altro modo di produrre relazioni sociali è anche vero che una diversa forma di relazione basata sulla cooperazione e la convivialità produce molto spesso un tipo nuovo di bene: i Beni comuni, per l’appunto. Questi a loro volta implicano, però, una diversa forma di relazione tra beni e soggetti. Ma è proprio qui che, dal punto di vista del diritto, sta il passaggio più insidioso: perché nei nostri ordinamenti l’unica forma di relazione possibile tra soggetti e beni pare essere lo schema proprietario esclusivo. Da qui la necessità, attraverso la nozione di Usi, di scardinare la nozione stessa di proprietà esclusiva dei beni.

Una nuova stagione del riuso e della (ri)funzionalizzazione degli spazi urbani: pratiche diffuse e minute in contesti a diverso grado di trasformazione

2020

Negli ultimi cinquant'anni, in molti paesi dell'area mediterranea le trasformazioni insediative e urbane si sono manifestate in luoghi differentemente connotati la cui distribuzione non è governata organicamente, e si svolgono secondo ritmi discontinui, con accelerazioni e improvvisi rallentamenti, da interpretare come esiti locali di congiunture globali. L'osservazione critica degli esiti di tali accelerazioni mostra come le forze della trasformazione risultino, sempre, mal distribuite: pochi episodi progettuali connotati da chiarezza di intenti e da buon design non possono compensare le grandi quantità delle trasformazioni insediative diffuse, motivate esclusivamente all'accumulo delle risorse economiche liberate da particolari congiunture, trasformazioni insediative che per lo più si materializzano in prodotti mal funzionanti e nati obsoleti. È possibile immaginare invece una nuova stagione del riuso e di reale funzionalizzazione degli spazi trasformati, solo entro una capacità dell'attore pubblico di accompagnare una serie di pratiche diffuse e minute. Una nuova visione dello spazio pubblico che si allontani dalla concezione tradizionale di dotazione pubblica legata a elementi meramente quantitativi, e dalla rappresentatività politica funzionale alle più o meno efficaci rappresentazioni del potere, potrebbe svolgere un ruolo rilevante in questa direzione. Questo tema è indagato anche alla luce di studi e osservazioni di alcuni contesti mediterranei, proponendo un quadro disciplinare orientato alla migliore definizione di approcci e pratiche diffuse e localmente calibrate.

Negli spazi vuoti della metropoli: esperienze di riuso collettivo tra temporaneità e permanenze

2018

This article analysis and compares two experiences of reuse of public property unused spaces, promoted by associations and groups of citizens in two important Italian cities (Milan and Naples). Through innovative processes, carried out with an energetic, provocative and incremental approach these subjects have given a new identity and form to some “suspended spaces”. The communities reached an urban and social regeneration by strengthening the sense of belonging of the inhabitants, influencing the work of the local public institutions and changing the functional and physical nature of these spaces.

Beni comuni ad uso civico. Alcune implicazioni di carattere teorpratico

"Beni comuni ad uso civico. Alcune implicazioni di carattere teorpratico" di Nicola Capone è presente nel volume di Stefano Rodotà "I beni comuni e l’inaspettata riscoperta degli usi collettivi", a cura di Geminello Preterossi e Nicola Capone, La scuola di Pitagora editrice, Napoli 2018. Il volume riporta una delle ultime lezioni pubbliche tenute da Stefano Rodotà nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli alla presenza partecipata di ricercatori, amministratori e centinaia di cittadini. Il testo, corredato dai cinque contributi che animarono la tavola rotonda prevista per quell’occasione, mette al centro la tematica dei beni comuni in connessione con la più recente ripresa degli usi civici e collettivi in area urbana. In un dialogo vivo e ricco di spunti di riflessione Rodotà rilancia la sfida dei beni comuni nel vasto orizzonte del costituzionalismo dei diritti e dei bisogni, mettendo in evidenza la loro virtù trasformativa, la loro capacità di mettere in discussione categorie, come la sovranità e la proprietà, che appaiono consolidate e inesorabilmente orientate dall’ordoliberismo e dalla finanziarizzazione della società. Hanno partecipato al volume con contributi attinenti al tema Massimiliano Marotta, Luigi De Magistris, Geminello Preterossi, Anna Fava, Nicola Capone, Giuseppe Micciarelli, Fabio Pascapè, Carmine Piscopo, Gabriella Riccio, Pierluigi Vattimo.

Riciclare l'Abbandonato. Pratiche spontanee e politiche pubbliche per il riuso di spazi dismessi

[...] Si è deciso consapevolmente di investigare un mondo spesso semi-sommerso, quasi sempre costretto a nascondersi in quanto frequentemente in bilico fra legalità ed illegalità, poiché comunque offre una moltitudine di soluzioni innovative, a basso costo e ricche di socialità, che ritengo sia interessante esplorare, conoscere, capire, e dalle quali, all’estero, sono nate interessanti politiche pubbliche, che possono essere analizzate anche nell’ottica di una loro possibile compatibilità con la struttura normativa italiana. [...] Il risultato presenta una visione critica di numerosi casi italiani ed europei, dei quali ho cercato di cogliere sia gli aspetti critici e conflittuali, sia i vantaggi e le cosiddette “buone pratiche” insieme un’analisi di due importanti politiche pubbliche nord-europee, il tutto corredato da uno studio della legislazione italiana ed infine da una riflessione complessiva volta a far emergere quali siano i valori e quali invece i limiti dell’uso spontaneo per poi cercare di ipotizzare in che modo sarebbe possibile sfruttare questo tipo di iniziative in Italia.

Territori abbandonati: da occasioni per ripensare la città a luoghi del non progetto

Biografie sospese. Un’esplorazione dei luoghi densamente disabitati della Lombardia, 2018

Nel corso degli ultimi quarant'anni si è assistito a una profonda mutazione dell'approccio progettuale ai territori abbandonati. Un progressivo riposizionamento di una parte significativa della cultura architettonica rispetto al tema del progetto urbano e ai modi di interpretare la trasformazione a grande scala solo in parte dovuto ai cambiamenti epocali della struttura economica e produttiva.

A. Camiz, Annotazioni sull’origine e sulla continuazione degli usi civici, "Territori. Strumenti interdisciplinari per la valutazione, la programmazione e la gestione delle risorse ambientali", n. 18, anno IV, dicembre 2013, pp. 30-34.

A diachronic perspective shows commons as an immaterial documental series testifying the institution of public land property at a distance of millennia. In front of a widespread generically collectivist conception, it is intended here to outline the history of commons, using the regressive method, so to identify the juridical system that sanctioned their birth, focusing on the economic, technical and political details of their continuation. Following the hypothesis of a Roman origin of commons, it is possible to outline the dynamics of their continuation to this day, through the evolution of property rights. The full understanding of the origin and evolution of the phenomenon is the base for a new approach in developing commons in the future.