"Migrazioni di immagini. Echi della Commedia in alcune miniature dell'Eneide", Congresso Dantesco Internazionale Alma Dante, Ravenna, 24-26 maggio 2017 (original) (raw)
Nel XIV secolo i diversi tentativi di trasporre in immagini la Commedia dantesca diedero origine a manoscritti miniati estremamente vari per caratteristiche codicologiche, mise en page e figurazione. Con la sua molteplicità di soluzioni per rispondere al problema di visualizzare un testo nuovo e pertanto privo di una tradizione figurativa consolidata, l’illustrazione della Commedia divenne un’incubatrice di nuove immagini, destinate a travalicare il limite delle pagine ove videro la luce per offrire forma e colore ad altri testi. Uno di questi è proprio una delle maggiori fonti dantesche: l’Eneide. Il Medioevo latino fu avaro d’immagini per l’inarrivabile capolavoro: scorrendo i manoscritti virgiliani miniati da dopo la tarda Antichità, epoca cui risalgono i celeberrimi Virgilio Vaticano e Virgilio Romano, troviamo un nucleo di una certa consistenza non prima del periodo che va dal X al XIII secolo, quando in Italia meridionale, Germania, Francia e Inghilterra vennero esemplati alcuni manoscritti recanti un’illustrazione di pennello, codici però parcamente miniati e le cui scelte iconografiche non conobbero un seguito. I secoli esaminati non seppero dunque consegnare al tardo Medioevo e al primo Rinascimento un’iconografia canonica dell’Eneide: i miniatori che volessero illustrare il poema furono pertanto costretti ad attingere ad altre tradizioni. Tra queste, forte è l’influenza dei romanzi, ma non solo: come propongo nel mio intervento, nella loro ricerca di modelli per visualizzare l’epopea dell’eroe troiano, i miniatori guardarono a volte proprio alla Commedia, opera dalla genesi ancora recente ma già d’indiscussa autorevolezza.