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LA VERA CROCE E LA GUERRA DEI MONDI
Medioevo, 2013
Nell'anno 614 si verifica un evento di proporzioni inaudite per la storia dell'impero bizantino. La Persia aveva già oltrepassato un confine all'apparenza inviolabile. Presa la fortezza di Dara, nel 605, aveva dato inizio a un'invasione senza precedenti. Dopo aver debellato le ultime resistenze nei pressi di Antiochia, nel 611, l'esercito nemico era avanzato senza trovare ostacoli ed era così dilagato nei territori costieri del Mediterraneo orientale, nelle antiche province romane della Siria e della Palestina. Il 5 maggio 614, secondo la cronologia di Antioco lo Stratega, le truppe al comando del generale Shahrbaraz, dopo venti giorni di assedio, penetrano entro le mura di Gerusalemme, la Città Santa, e la mettono a ferro e a fuoco. L'eccidio degli abitanti, stando alle fonti bizantine, giunge a cifre da capogiro: 57 o 65 mila vittime. Ebrei stanchi di sottostare al potere dei cristiani e masnade di beduini, richiamate dalla possibilità di un facile bottino, si affiancano alle truppe persiane. Molte chiese vengono profanate, saccheggiate e date alle fiamme. 35 mila abitanti, tra cui lo stesso patriarca Zaccaria, vengono deportati in Persia. Viene finanche trafugata la veneratissima reliquia della Vera Croce, gelosamente conservata nella basilica costantiniana del Santo Sepolcro. Lo scrittore greco Sofronio (570 ca. -638), testimone della strage (diventerà patriarca di Gerusalemme nel 634), è sgomento: «L'ondata di lacrime che sgorga dai miei occhi non basta di fronte a un funerale di tale enormità. Il gemito del mio cuore è troppo flebile di fronte a un dolore così crudele».
IL REVIVAL DEI VECCHI SUCCESSI
TEATRO AUTORI, ATTORI E PUBBLICO NELL’ANTICA ROMA a cur a di Salvatore Monda Orietta Rossini Lucia Spagnuolo, 2024
A critical look at the stage performances of archaic Latin theatre from Plautus to the imperial age
2020
Pubblicato su "Filosofia e nuovi sentieri" - ISSN 2282-5711. Link: https://filosofiaenuovisentieri.com/2020/11/15/i-vecchi-e-i-giovani/
CIELO VS UNIVERSO. VECCHI E NUOVI MITI.pdf
COMUNICARE FISICA.07 TRIESTE, 2007
Con il crescente distacco dell’astrofisica dalla percezione del pubblico riguardo ai suoi obiettivi e ai suoi oggetti di ricerca, diventa necessario trovare nuove metafore per descrivere l’universo e la scienza che se ne occupa. Occorre costruire un nuovo mito intorno al cielo, tenendo presente che la scelta incide fortemente sul modello narrativo possibile e sull’efficacia della comunicazione scientifica. Per non perdere contatto col pubblico serve saper coniugare l’evoluzione tecnologica e concettuale della scienza con l’antico fascino del cielo stellato.
Prof. Riccardo Francovich (Università di Siena) Innanzitutto ringrazio tutti gli intervenuti a nome della Commissione Culturale del Circolo Ricreativo dell'Antella e volevo fare alcune brevissime osservazioni a proposito della mostra che si propone come prima momento concreto di un processo di socializzazione di una nuova conoscenza del territorio e dello sue culture. Questa mostra ha in sè tutte le possibilità di un'operazione corretta di ricomposizione tra ricerca e politica in un ambito locale accademico o divulgativo. Sotto diversi aspetti ha le caratteristiche di un prima e spontanea esperienza di base necessariamente quindi con i limiti delle prime esperienze. E qui potrei ricordare l'impostazione della cultura contadina come archetipo metastorico ma anche con tutti i vantaggi per lo sviluppo del lavoro derivati da un'impostazione aperta e dalla scelta di un ben definito strumento di lavoro che è costituito dalla sistematica, schedatura di materiali di aree omogenee e dall'analisi delle fonti Costituite dalla cultura materiale delle classi rurali. L'indagine sulla cultura materiale e il modo con cui è stata condotta in questo caso rappresenta effettivamente una delle vie migliori perché la comunità locale possa pervenire ad una riappropriazione culturale, politica del suo territorio e della sua storia, che è storia dei mezzi di produzione o di consumo, espressione e base delle diverse forme sociali territoriali che si sono qui stratificate e che costituiscono le testimonianze più immediate di quei processi storici. Si tratta in sostanza con operazioni del genere di operare un recupero di una dimensione che la visione aristocratica della storiografia fino ad ora aveva relegato ad una posizione marginale, dimensione che i geografi e gli etnografi avevano ereditato dal positivismo come campo astorico su cui impiantare le proprie ricerche. In sostanza cioè la cultura contadina, gli amici del gruppo della Stadura la chiamano la civiltà contadina, il mondo contadino e il suo complesso, e la sua storicizzazione ha trovato sostanzialmente nella scienza tradizionale una copertura culturale. In una ricerca come questa prospettata dagli amici dell'Antella sulla cultura materiale contadina non si richiedono esperti carismatici e non esistono ricerche miracolistiche per la salvaguardia di questo patrimonio culturale. C'è un'esperienza di base collettiva che è e mira ad essere un processo di riappropriazione della propria cultura, della propria storia e del proprio territorio. E che tipo di risposta possiamo dare a questa esigenza? Quali strutture ci possono servire? Beh, sono strutture ancora da inventare ma evidentemente non da improvvisare. Questo nuovo atteggiamento cioè necessita che unitariamente dei collegamenti con le comunità locali ma anche con la scuola e con i centri di ricerca, centri di ricerca che possono essere centri universitari di ricerca. In questo caso direi che la presenza fra noi di Pazzagli può servirà a superare alcuni dei limiti che io avevo indicato essere presenti così in modo abbastanza così leggero anche nella mostra che andiamo inaugurando. Però certo questi rapporti con il mondo accademico non devono far riprodurre quelle piccole, quelle forme di accademismo deteriore che talvolta le sono proprie. Forse gli strumenti per fare queste operazioni sono, come hanno prospettato gli amici Caselli e Guerrini nel loro, nel saggio che stiamo distribuendo, quelle unità museali sub regionali con la principale funzione di promuovere, coordinare iniziative nella ricerca, conservazione e utilizzazione politica del patrimonio culturale e ambientale locale e in questo senso la testimonianza degli amici del gruppo della Stadura, qui rappresentati dall'amico Tigrari che ha promosso quella formidabile iniziativa costituita dal museo di San Marino di Bentivoglio e realizzata, in collaborazione con il gruppo di ricercatori guidati da Poni, può essere veramente di grande aiuto. Beh, io ho chiuso così e volevo passare la parola al Sindaco di Bagno a Ripoli Riccardo Degl'Innocenti per una parola di saluto. ……………………………
Introduzione a I fiori del Male
Introduzione a I fiori del Male Nella gabbia del lessico Non è vastissimo il lessico poetico di Baudelaire, ma, come dice Calasso,"La sua parola è carica, qualsiasi cosa dica. C'è un ingorgo di linfa, un addensamento di energia, una pressione dall'ignoto che la sostengonoe alla fine la abbattono". Si tratta quindi di un lessico "poetico"per eccellenza, fatto di poche parole pesanti, ma spesso vaghe. Le occorrenze dei singoli termini infatti superano spesso i confini del campo semantico loro assegnato. In certi casi, piuttosto che addentrarsi nella scelta di nuovi vocaboli, il poeta costringe quelli da lui prediletti a "significare oltre"; per questo una torcia, una fiaccola, una fiamma possono essere "vaste", perché l'aggettivo vasteha un suo utilizzo ottimale nel verso di B. In altri casi l'aggettivo lourd (pesante) viene usato anche per indicare la durevolezza di un ricordo (Et mes chers souvenirs sont plus lourds que des rocs!Cfr. Il Cigno). Certe occorrenze per esempio del termine monotone sono un po' stupefacenti per estensività, in quanto si applicano a inverno, sole, neve, paesaggio, suono, universo. In altre parole ciò significa che il poeta possiede una sorta di scrigno "limitato"di vocaboli molto pregiati e accuratamente coltivati, che stanno insieme, si cercano, si rispondono, si ritrovano, alla fine.
11. Il Volto Santo nell’iconografia dell’Oriente cristiano, in Icone. Mistero del Volto di Cristo, Biblos Edizioni Cittadella (PD) 2007, pp. 49-188
CHECK-LIST DEGLI UCCELLI DEL VENETO (MAGGIO 2010)
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Riassunto. Dopo dieci anni viene aggiornata la lista degli Uccelli del Veneto che, pur mantenendo la metodologia e le categorizzazioni adottate nella precedente versione (ottobre 2000), tiene conto del continuo e crescente flusso d'informazioni, relative non ...