IL POTERE ESECUTIVO NELL'UNIONE EUROPEA: OLTRE IL FEDERALISMO DI ESECUZIONE (original) (raw)
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LE «LIBERTÀ FONDAMENTALI» DELL'UNIONE EUROPEA E IL DIRITTO PRIVATO
La collana Studies in Law and Social Sciences intercetta nuove frontiere nello studio del diritto italiano, del diritto di matrice europea e poi del diritto comparato e transnazionale. In questa prospettiva, ospita lavori che propongono una nuova lettura delle fonti del diritto, dei fenomeni giuridici, dei rapporti fra diritto e società, osservati sia con i tradizionali strumenti ermeneutici e sistematici del giurista, sia attraverso il prisma conoscitivo delle scienze sociali. La collana, aperta a lavori redatti anche in lingue straniere, è pubblicata su una piattaforma editoriale digitale open access.
IL DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA
Brevi note sulle "missioni" dell'Unione europea per la gestione di crisi internazionali Gaspare Fiengo SOMMARIO I. Introduzione. -II. La gestione delle crisi internazionali. -III. I mezzi civili e militari. -IV. Considerazioni conclusive.
PIU' POTERI FISCALI ALL'UNIONE EUROPEA? UNA RIFLESSIONE CRITICA
in Mondoperaio – luglio 2017 come " Il governo del fiscal compact " Il concretizzarsi pressoché simultaneo di tre dinamiche politiche ritenute assai improbabili fino a pochi mesi fa ha reso improvvisamente realistica la prospettiva di un forte rilancio del processo di integrazione europea. A determinare le condizioni di questo rilancio, come è noto, sono stati: 1) il crescente isolazionismo della politica di Trump, che lascia presagire un significativo ridimensionamento dell'incisività della presenza americana negli scenari internazionali; 2) l'avvio del processo di Brexit, che rappresenterà tra le altre cose, l'esclusione dai tavoli della discussione europea di uno dei paesi storicamente più refrattari all'integrazione; 3) l'argine posto al populismo antieuropeista ed alla sua spinta disgregatrice dall'affermazione in recenti e prossime elezioni di forze nettamente europeiste in Francia, Germania, Olanda e in altri paesi appartenenti al nucleo fondativo e trainante dell'Unione Europea. Il dibattito politico sui contenuti di questa possibile nuova fase dell'integrazione europea è già cominciato. Da molte voci, anche autorevoli sul piano teorico e accademico, arriva la richiesta di accrescere l'integrazione dell'EU attraverso l'esplicita attribuzione di maggiori poteri fiscali e redistributivi alle sue istituzioni. Si tratta di una proposta che, se realizzata, avrebbe un impatto enorme sull'evoluzione e sulla coesione economico-sociale della comunità europea e, pertanto, merita di essere meditata con grande attenzione. Vediamo, in particolare, quali potrebbero essere le sue criticità dal punto di vista di alcuni risultati fondamentali della moderna teoria della democrazia. Il processo di integrazione europea è stato molto condizionato nel suo sviluppo da un preciso problema teorico riguardante il funzionamento delle democrazie moderne. Qualsiasi forma di governo democratico ha tra le sue caratteristiche essenziali quella di essere pro tempore. I limiti temporali che la democrazia impone all'esercizio del potere pubblico impediscono a chi vince le elezioni di usare tale potere in modo arbitrario e sono un incentivo per chi le perde a esercitare attivamente il proprio ruolo di opposizione, avendo davanti a sé la possibilità di riproporsi in una nuova competizione. Se, tuttavia, la legittimazione di qualsiasi sistema democratico richiede crucialmente elezioni a scadenze regolari, la segmentazione del processo decisionale in intervalli relativamente brevi rende la democrazia strutturalmente inefficiente nell'affrontare quei problemi che richiedono soluzioni di lungo periodo. Come è stato spesso osservato, i politici dei paesi democratici hanno scarsi incentivi a implementare soluzioni i cui risultati si rendano visibili dopo le successive elezioni. Poiché qualsiasi decisione assunta dai governi pro tempore può essere sovvertita in piena legittimità e senza alcuna compensazione da altri governi, è estremamente difficile per il sistema sviluppare un adeguato impegno a portare avanti politiche di lungo termine. In generale, il processo decisionale democratico è per definizione sempre a rischio di essere time-inconsistent. Cionondimeno, il problema della credibilità nel lungo periodo è assolutamente centrale per tutte le politiche pubbliche e pertanto assai riflettuto dalla teoria. Nella letteratura economica, ad esempio, la questione della time-inconsistency delle decisioni è stata ben sviluppata. In base ai risultati più accettati, è noto che in presenza di agenti con aspettative razionali, le regole fisse e prestabilite sono da preferirsi alla possibilità di scelte discrezionali, quando si tratta di assumere decisioni in materia di politica monetaria. Se un'autorità può discrezionalmente cambiare le decisioni già assunte in base a ciò che sembra più opportuno o comodo al momento, tutti i soggetti interessati da tali scelte anticiperanno questi cambiamenti, comportandosi in modo tale da indurre i decisori a farlo.
LA DIMENSIONE COSTITUZIONALE DEL DIRITTO PENALE DELL’UE DOPO IL TRATTATO DI LISBONA
Diritto Penale Contemporaneo - penalecontemporaneo.it
Il diritto penale, sostanziale e processuale 2 , è stato per lungo tempo escluso dalle cessioni di sovranità contemplate dai Trattati. Ancora alla fine degli anni novanta, sfogliando un qualsiasi manuale italiano di diritto penale o di procedura penale, sotto la rubrica delle fonti si leggeva (del tutto correttamente) che la (allora) Comunità europea non aveva alcuna competenza in materia e che, al più, la legislazione comunitaria poteva integrare norme penali in bianco, la cui emanazione restava comunque di esclusiva competenza statale.
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