CERAMICA, FAMIGLIA E COMUNITÀ. I COCCAPANI E LA MANIFATTURA CERAMICA DI CALCINAIA NEL VALDARNO PISANO (XVII-XIX SECOLO) (original) (raw)

PRODUZIONE E CIRCOLAZIONE DELLA CERAMICA DA CUCINA NELLA CAMPANIA ROMANA. Tradizioni formali e contesti a confronto.

The study aims to compare the old and new data on the Roman kitchen ware evident in the contexts from the middle republican to imperial age (III B.C.-III century) in Campania by comparing the different areas of production and circulation. Particular attention will be paid to any differences between the patterns of production and distribution of the coastal cities and inland towns. The new data come from the available quantitative and typological context recently excavated and studied from Phlegreans fields area (Puteoli, Liternum, Baiae) and inland Campania (Compsa and Allifae) where local workshops have been discovered. It’s interesting to note that these workshops produces utilitarian pottery connected with local tradition, even in Imperial times. The second part will focus instead on long-range imports certified in Campania, primarily from Africa, from the end of the first century and then by Greece from the East, etc.. The study also proposes to create a specific typologies for each production documented in the studied area.

Associazioni e consumo di ceramica a Pisa e nel contado nel XVIII secolo

FERRI M., MOINE C., SABBIONESI L. (a cura di), In&Around. Ceramiche e comunità, Secondo convegno tematico dell’AIECM3. Faenza, 2016

Lo studio dei contesti chiusi è fondamentale per reperire informazioni archeologiche non inquinate da altri fattori e ben collocabili a livello cronologico, permettendo di cogliere appieno la cultura materiale di una precisa epoca e di una specifica comunità o società. Tali contesti, infatti, permettono sia di effettuare una più agevole ricostruzione crono-tipologica dei reperti e delle classi ceramiche rinvenute, sia di determinare in modo abbastanza preciso la condizione socio-economica della popolazione che le ha prodotte, utilizzate e smaltite. Ma quali indicazioni possono darci, effettivamente, contesti cronologicamente molto recenti come quelli di XVIII secolo? Quali confronti si possono effettuare rispetto a materiali provenienti da differenti contesti o cronologie? A queste domande cerca di dare una risposta il presente studio che prende in esame il vasellame rinvenuto in diversi contesti chiusi cittadini quali quello della cantina di Via Toselli o del pozzo scoperto durante i lavori di rifacimento di Piazza San Giorgio a Pisa. Allo stesso modo sono stati studiati i materiali provenienti dal riempimento del pozzo portato alla luce durante le indagini archeologiche nella Badia di Santa Maria a Montescudaio nella provincia pisana. Tali siti, benché molto diversi tra loro per posizione, struttura e modalità di rinvenimento, hanno restituito numerosi manufatti quasi completamente ricostruibili tutti ascrivibili prevalentemente al XVIII secolo. Essi sono riferibili a classi ceramiche molto differenti sia per tecnologia che per funzioni e ci offrono uno spaccato sociale ed economico molto particolare, e forse poco conosciuto, della società postmedievale toscana. Il contesto più antico, quello di Piazza San Giorgio, è collocabile nella prima metà del XVIII secolo, quello di Montescudaio alla metà circa del secolo stesso, infine quello di via Toselli è attribuibile agli ultimi anni del Settecento: si costituisce così una linea cronologica che permette di cogliere le tipologie e le caratteristiche del vasellame ceramico in uso nella società cittadina e rurale pisana durante il periodo. Il presente intervento tenterà dunque di delineare un quadro esaustivo del vasellame rinvenuto al fine di trarne informazioni storiche, cronologiche, socio-economiche e commerciali.

LA CERAMICA DIPINTA FENICIA E PUNICA A MOZIA Le produzioni e i motivi decorativi (VIII-IV secolo a.C.), ROMA 2019 MISSIONE ARCHEOLOGICA A MOZIA

Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica VIII, 2019

L’isola di Mozia nello Stagnone di Marsala costituisce un osservatorio privilegiato per lo studio della cultura fenicia d’Occidente e un bacino di informazioni di grande valore per l’importanza che questa città fenicia rivestì fin dai primi decenni dalla sua fondazione nello scacchiere mediterraneo. Occupata da un insediamento indigeno nel secondo millennio a.C. , l’isola ospitò dall’inizio dell’VIII secolo a.C. una città fenicia. L’originario fondaco, localizzato dalla Missione archeologica a Mozia della Sapienza nel quadrante meridionale dell’isola nei pressi della Porta Sud, diventò in poco più di un secolo una vera e propria città commerciale . Grazie alla sua posizione centrale lungo la rotta che dal Levante, percorrendo la via delle piccole isole (Malta, isole Pelagie, isole Egadi), portava in Sardegna, alle Baleari e infine in Spagna, Mozia divenne uno degli snodi strategici e fondamentali per i commerci mediterranei . Questa condizione privilegiata, tuttavia, la rese oggetto delle ambizioni imperialistiche di Cartagine che, alla metà del VI secolo a.C., mirò al controllo territoriale e politico di alcune zone chiave del Mediterraneo occidentale e centrale, tra cui le Baleari, la Sardegna e la Sicilia occidentale. Mozia fu, dunque, coinvolta nello scontro tra Cartagine e Siracusa, che difendeva gli interessi delle città greche della Sicilia occidentale. Come conseguenza della politica aggressiva di Cartagine nei confronti di queste ultime, Mozia subì la reazione dei siracusani che, guidati da Dionigi I, la conquistarono e distrussero nel 397/6 a.C. Identificata dal viaggiatore e studioso olandese Cluverius con l’Isola di San Pantaleo, Mozia vide le prime esplorazioni archeologiche alla fine del ‘700 . Le prime indagini sistematiche a Mozia cominciarono all’inizio del XX secolo grazie a Joseph Whitaker , all’epoca proprietario dell’isola, e all’archeologo Antonio Salinas, che portarono alla luce alcune delle testimonianze fenicie più importanti, come alcuni tratti della cinta muraria e le porte urbiche, il Kothon, il Tofet, la Necropoli e il santuario del Cappiddazzu . Le indagini archeologiche proseguirono anche dopo che l’isola fu acquisita dallo stato italiano dopo la morte di Lady Delia, ultima erede degli Whitaker. Negli anni ’60 la missione delle Università di Leeds e Fairleigh Dickinson diretta da Benedikt S.J. Isserlin concentrò gli scavi nel settore meridionale della cinta muraria e al Kothon (Quartiere di Porta Sud) , e a Porta Nord (scavo dei due sacelli esterni alle mura) , ed effettuando dei sondaggi esplorativi lungo la cinta muraria nei pressi della Necropoli . Seguirono, dalla fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘90 le missioni della Sapienza e della Soprintendenza di Palermo dirette da Antonia Ciasca e Vicenzo Tusa , e delle Università di Palermo e Bologna ; grazie a queste sono state portate alla luce ampie porzioni della città antica e un notevole repertorio di materiali e di ceramica. Dopo quasi un decennio di interruzione, nel 2002 La Sapienza, in collaborazione con la Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani, ha inaugurato una nuova stagione di scavi, tuttora in corso, incentrati su alcuni punti nevralgici dell’isola: l’Area Sacra del Kothon nel settore meridionale, la zona residenziale alle pendici dell’Acropoli , il Tofet e la cinta muraria . L’indagine archeologica ha portato alla scoperta di uno dei più grandi complessi sacri fenici del Mediterraneo, di un edificio militare con sacello annesso presso la Porta Ovest e all’approfondimento della conoscenza di alcuni settori solo parzialmente noti come il Tofet e le mura. La ricerca, inoltre, ha prodotto una sequenza stratigrafica degli eventi dell’isola dalla fondazione dell’emporion fenicio all’ultima distruzione della metà del IV secolo a.C. , la divisione in periodi in concordanza con gli eventi storici documentati dalle fonti e i dati archeologici, e una quantità considerevole di materiali provenienti da contesti documentati e stratigraficamente affidabili. Questo ha costituito la necessaria premessa per lo studio dei materiali ceramici dipinti oggetto della ricerca.

Ceramica e società a Pisa nel Medioevo

Si presenta una sintesi sul complesso rapporto tra ceramiche rivestite (e non) e ricostruzione socio-economica della società pisana medievale tra XI e XV secolo, tramite il confronto dei dati degli scavi eseguiti nel centro storico di Pisa negli ultimi 15/20 anni. Si fa riferimento a dati editi e inediti (o solo parzialmente editi), riallacciandosi alla lunga tradizione di studi in materia e considerando sia siti dalla spiccata vocazione artigianale che altri più agiati (case-torri).