‘Ulamâ'/sufi tra modernità e tradizione nell'Egitto di fine XIX, inizio XX secolo (original) (raw)
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La collana muove dalla volontà di dare risposta e accoglienza a istanze sempre più evident e cogent nei setori di ricerca e di prassi che, in varia misura, sono riconducibili al territorio della performance: un insieme di saperi plurali ma fortemente connessi che si rispecchiano, inoltre, nelle nuove artcolazioni del nuovo Dipartmento delle Art cui, la collana, aerisce soto il pro lo editoriale. Le diverse prospetve che la animano, nel loro intreccio e mutuo dialogo, creano orizzont di rifessione comuni e apert alle culture che nutrono e informano, in un circolo virtuoso, le art della performance. Poliche editoriali: Referaggio double blind (CC BY-NC 3.0 IT) htps://creatvecommons.org/licenses/by-nc/3.0/it/ 2018 n. 9 DANZARE L'AFRICA OGGI. Eredità culturali, trasformazioni, nuovi immaginari Giovanni Azzaroni, Laura Budriesi, Crisana Natali (a cura di) ISBN 9788898010820 a cura di DANZARE L'AFRICA OGGI. Eredità culturali, trasformazioni, nuovi immaginari Assistenza redazionale di Cinzia Toscano Ar della performance: orizzon e culture n. 9
La trasmissione della tradizione nell’“epoca della modernità” lo shaykh muhammad amin al–kurdi e la naqshbandiyya in egitto a cavallo tra xix e xx secolo, 2020
La trasmissione della tradizione nell’“epoca della modernità”. Cosa può fornire alla comprensione dell’Egitto di fine Ottocento lo studio della vita e delle opere dello shaykh Muhammad Amin al–Kurdi (m. 1914)? Erudita e sufi kurdo, ignorato dalla storiografia che lo considerava un “‘âlim tradizionale” nell’epoca della nahda, riuscì a impiantare attraverso un’intensa opera di proselitismo un ramo autonomo della tarîqa Naqshbandiyya contraddistinto per l’essere una mescolanza di azhariti e classi subalterne. La sua abbondante e variegata produzione letteraria prende in considerazione le più importanti questioni dottrinali e politiche dell’epoca (taqlîd e ijtihâd, critica alle scuole giuridiche, donna e velo, santità e pratiche sufi) trattate con uno sguardo antitetico rispetto a quello delle correnti riformiste e moderniste.
Poesia Araba e Sufismo nell'Etiopia Contemporanea: fra pratica e dottrina
Poesia Araba e Sufismo nell'Etiopia Contemporanea: fra pratica e dottrina, 2020
In questa presentazione vorrei proporre parte di un lavoro che, nelle sue intenzioni di fondo, vorrebbe raccogliere lo spunto offerto dal prof. Ventura, volto a donare uno sguardo più profondo alla letteratura del sufismo che rientra nelle pratiche dei sufi, spesso considerata "semplicemente" devozionale e priva di reali spinte verso le profondità dello spirito e della contemplazione. Il sufismo ha avuto un ruolo essenziale nella diffusione dell'Islam nel Corno d'Africa e nella sua stabilizzazione come tradizione religiosa locale. Questo passaggio, così come in altri contesti, ha richiesto alcune forme di adattamento, senza però negare, ed anzi cercando di riaffermare, un legame profondo con la tradizione Islamica più antica e diffusa. L'Etiopia non è un paese arabofono e l'Islam si è diffuso attraverso popolazioni di lingue e tradizioni religiose diverse. Non c'è tempo in questo contesto di seguire tutte le traiettorie di questa diffusione, che hanno spesso visto l'Islam arretrare per poi riaffiorare, secoli dopo riprendendo le sue radici passate. I testi di cui ci occuperemo oggi sono in arabo, diffusi fra popolazioni di lingua Oromo. L'oromo è una lingua cuscitica che, prima dell'800 non ha conosciuto una forma scritta. Gli Oromo sono una popolazione la cui economia è ancora legata alla pastorizia. Questo li ha portati a frequenti migrazioni ed a scontri anche violenti con le popolazioni limitrofe ai territori da loro occupati. La loro fama di guerrieri temerari li accompagna ancora oggi, nel quadro delle proteste per una maggiore autonomia dallo stato etiopico. Molti hanno abbracciato il cristianesimo, nella sua versione etiopica. Altri hanno mantenuto la loro religione tradizionale, apparentemente animista, ma profondamente legata al culto di un unico dio celeste, Waqaa. Oggi la maggioranza delle zone oromo è a chiara maggioranza islamica. In queste aree l'Islam si è diffuso a partire dal XIV sec., per poi rinchiudersi in enclave minoritarie, da cui è poi partita una nuova spinta alla riaffermazione, sia in senso politico che spirituale, a partire dalla seconda metà dell'800.
Dal faraone al mercante: la lunga vita di un testo religioso dell'antico Egitto
Dal faraone al mercante: la lunga vita di un testo religioso dell'antico Egitto. STUDI DI EGITTOLOGIA E DI PAPIROLOGIA, vol. 1, pp.43-48, 2004
Il dibattito sulla natura dei papiri magici greci e la loro collocazione socio-culturale nell'ambiente dell'Egitto tardo ha ricevuto nuovo impulso e rinnovato interesse negli anni recenti a seguito di una serie di studi fondamentali: nel 1986 usciva la prima edizione di The Greek Magical Papyri in translation, a cura di Hans Dieter Betz, 1 che per la prima volta includeva e reinseriva nella posizione originaria le formule demotiche arbitrariamente espunte da Preisendanz nella sua edizione dei papiri magici. 2 Fino a quel momento, l'arti-Wciosa separazione di queste parti operata da Preisendanz impediva una comprensione eVettiva del contenuto stesso dei testi: in molti casi, infatti, in origine testi demotici e greci erano copiati gli uni di seguito agli altri su uno stesso papiro, quando addirittura formule greche non erano inglobate all'interno di incantesimi demotici. Nell'introduzione ai papiri demotici, Janet H. Johnson, che aveva curato nella stessa raccolta anche le traduzioni e il commento alle formule demotiche, sottolineava come i testi scritti in greco fossero parte di un più ampio corpus che derivava in larghissima misura da credenze e pratiche egiziane religiose e magiche anteriori, una constatazione tanto più signiWcativa se si considerava che perWno nelle formule scritte in greco lo sfondo mitologico o religioso e le prescrizioni magiche erano puramente egiziane. 3 La ricostruzione della storia del ritrovamento dei papiri magici fatta da Betz 4 avanzava l'ipotesi che una buona parte dei papiri venduti a vari musei da Giovanni d'Anastasi intorno al 1828 -e quindi alcuni tra i più consistenti e meglio conservati testi magici -provenisse dallo stesso luogo, probabilmente una tomba o la biblioteca di un tempio a Tebe, e appartenesse ad un unico proprietario, uno studioso, biblioWlo e archivista. In quello stesso anno, il suggestivo lavoro di Garth Fowden, The Egyptian Hermes, 5 evidenziava per la prima volta il sostrato culturale comune ai papiri magici della cache tebana acquistata dall'Anastasi e ai testi della biblioteca di Nag Hammadi, ambedue appartenenti allo stesso periodo del iv secolo, alla stessa area ge-ograWca e con gli stessi fenomeni di interazione tra lingua greca ed egiziana, e suggeriva la possibilità che gli uni e gli altri potessero preservare tracce di ermetismo. 6 Il lavoro di Robert K. Ritner nel 1995 7 sulle pratiche magiche egiziane in età romana, riprendendo la questione dei rapporti tra papiri demotici e Papyri Graecae Magicae (PGM), ha deWnitivamente chiarito il problema di quanto greci debbano considerarsi questi ultimi testi, mostrando con solidi argomenti che probabilmente i cosiddetti papiri Anastasi provenivano da un tempio tebano 8 e, dato ancora più signiWcativo, che tutti, demotici e greci, furono scritti da redattori egiziani colti per un pubblico innanzitutto egiziano, in un'epoca in cui «even Egyptians were more likely to be able to write Greek than the complex Demotic script». 9 Se la lingua di quei
Ad Usum Delphini: Salomone, Bilqīs e l'upupa nella letteratura egiziana per l'infanzia.
Prodotto da IL TORCOLIERE -Officine Grafico-Editoriali di Ateneo Finito di stampare nel mese di dicembre 2016 LA REGINA DI SABA UN MITO FRA ORIENTE E OCCIDENTE SOMMARIO RICCARDO CONTINI Premessa 9-11 Il testo di 1Re 10:1-13 // 2Cr 9:1-12 12-15 ALESSANDRO DE MAIGRET Saba senza la Regina di Saba. Un profilo archeologico dei Sabei nella prima metà del I millennio a.C. 17-54 GIANCARLO LACERENZA Salomone e Saba: una relazione difficile 55-66 DOROTA HARTMAN La Regina di Saba dalla versione dei LXX ai vangeli 67-90 ALESSANDRO BAUSI La leggenda della Regina di Saba nella tradizione etiopica 91-162 DOROTA HARTMAN Salomone e la strega. La Regina di Saba nel Testamento di Salomone 163-178 VALERIO MASSIMO MINALE La Regina di Saba e la Sibilla: divagazioni su legge, diritto e giustizia nel Tardoantico e in Età Bizantina 179-208 GIOVANNI CANOVA Storia di Salomone e Bilqīs nella tradizione arabo-islamica 209-238 GIUSEPPE STABILE La Regina di Saba nella letteratura rumena antica: una tradizione solo slavo-bizantina? 239-286 LARA FORTUNATO La Regina di Saba in Boemia nel tardo Quattrocento 287-329 ANTONIO PETROSSI La Regina di Saba nell'immaginario della letteratura francese 331-344 LUCIA RAGGETTI Ad usum Delphini: Salomone, Bilqīs e l'upupa nella letteratura egiziana per l'infanzia 345-361 DONATELLA IZZO La Regina di Saba sbarca in America: episodi di viaggio 363-390 LUCIA RAGGETTI Ad usum Delphini: Salomone, Bilqīs e l'upupa nella letteratura egiziana per l'infanzia*
Toponomastica sacra e profana nell'Egitto greco-romano
Name and Naming. Proceedings of the Fourth International Conference on Onomastics "Sacred and Profane in Onomastics" (Baia Mare, September 5-7, 2017), edited by Oliviu Felecan, Cluj Napoca: Editura Mega / Editura Argonaut, 2017
The papyri from Graeco-Roman Egypt provide, among numerous historical and social data, invaluable information about the linguistic context of a deeply multilingual society, where especially Egyptian (Demotic) and Greek (Hellenistic Koine of everyday use) intertwine to each other in a dialectic relationship rich of interesting causes for reflection. Papyrological sources offer indeed an interesting bulk of information related to local place names, which show sacred (connected to the Egyptian gods) and profane elements, often varying according to the Greek or Egyptian utterance of the same name. The paper outlines some general trends by presenting a selection of relevant cases.