La primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana del 1848 (original) (raw)

Con la legge dell’8 dicembre 1816, resa nota in Sicilia la vigilia di Natale, Ferdinando I diede vita al Regno delle Due Sicilie. Il nuovo re, in precedenza Ferdinando IV di Napoli e Ferdinando III di Sicilia, pubblicò immediatamente una nuova legge – la n.567 – che confermava ai «carissimi Siciliani» i privilegi goduti previa osservanza delle istituzioni politiche che avrebbero formato il diritto pubblico del regno. Al tempo, in Sicilia, vi era una opposizione strisciante incapace, però, di sfociare in un’aperta rivolta. Per circa dieci anni - dal 1838 sino alla rivoluzione del ’48 - si susseguirono decreti a favore dell’isola, quasi a voler compensare la dura reazione borbonica e la perdita di qualsiasi parvenza d’autonomia. Nel 1847, tramite decreto del 13 agosto, venne ridotta ulteriormente la tassa sul macino e il dazio sui vini siciliani sia all’interno dell’isola sia per l’esportazione a Napoli, uguali misure vennero adottate riguardo l’estrazione degli zolfi. A questi provvedimenti generali fecero seguito particolari attenzioni verso alcune città come Messina - fedelissima -, Siracusa e Augusta, nel 1838 venne elevata a Università l’Accademia Carolina con l’istituzione delle facoltà di Giurisprudenza, Filosofia, Scienze matematiche, Teologia e Letteratura, riabilitando così Messina quale maggiore organo di cultura, soppresso dalla Spagna nel Seicento. La primavera arrivò presto in Europa, il 1848 si aprì con i moti rivoluzionari borghesi che sconvolsero il continente, scopo delle sommosse fu abbattere i governi della “restaurazione”. La prima agitazione si ebbe in Italia, la rivoluzione siciliana esplose nel gennaio di quell’anno e rappresentò l’inizio della serie di rivolte tese a sovvertire l’ordine stabilito a Vienna. L’insurrezione siciliana portò, in un primo tempo, i Borboni a concedere una Costituzione all’isola e successivamente a proclamarne l’indipendenza, tenuta fino al maggio 1849. La linea borbonica fu intrapresa da Carlo Alberto di Savoia, da papa Pio IX e da Leopoldo II, i quali concessero una Costituzione, ancora prima che scoppiasse la guerra a Parigi. La rivoluzione siciliana si inserisce nel solco di queste contraddizioni sociali, politiche e culturali e il suo precoce inizio (12 gennaio 1848) la rende la prima rivolta dei moti europei, in realtà ultima di quattro grandi rivolte che ebbero luogo in Sicilia tra il 1800 e il 1849 contro i Borbone di Napoli. Organizzata a Palermo fu appoggiata e sostenuta da Francia e Inghilterra, sotto la guida di Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa. Messina e Palermo furono le città che più coinvolte, luogo di feroci combattimenti. L’assedio di Messina durò nove mesi, un interminabile sequenza di azioni militari e scontri di diversa portata, episodio clou dell’intera rivoluzione, che si concluse con un bombardamento indiscriminato e prolungato sulla città dello Stretto che susciterà stupore nell’opinione pubblica europea e statunitense. Illustratori, romanzieri, critici, storici, hanno scritto e scriveran largamente, con documenti, invenzioni, bile, o verità, i fasti e le rovine dell’eroica e sventurata Messina nella straordinaria rivoluzione del 1848. Così scriveva uno dei capi della rivoluzione siciliana Ignazio Calona, nel 1851 in Cenni storici e militari sulla rivoluzione e caduta di Messina del 1848 dove vengono riportati i fatti principali, le operazioni militari più salienti e gli ordini di esecuzioni che ferirono la società siciliana e messinese. L’aspetto - forse - tra i più interessanti è il riemergere di una città che non vi è più, una società, un paesaggio e un patrimonio architettonico che Messina vedrà poi sgretolarsi definitivamente durante il terremoto del 1908. Una città un tempo capitale del Mediterraneo, snodo fondamentale dei traffici commerciali dal Medio Oriente all’Europa, che assapora l’amara sentenza di un destino che le cambierà per sempre i connotati. L’obiettivo del saggio è proprio quello di marcare le differenze storiche, politiche, sociali e architettoniche (con studio approfondito di piante e monumenti pre-rivoluzione e post) nel corso del segmento rivoluzionario che coinvolse la Sicilia e la città di Messina. La corposa ricerca in archivio arricchisce di documenti inediti il lavoro.