Tra violenza e norma. Rudolf von Jhering e il diritto della società (original) (raw)
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Sittengesetz in Rudolf von Jhering
Sociologia del diritto
Nel 2021 la casa editrice Aragno ha pubblicato la traduzione italiana del secondo volume dello Scopo nel diritto (1883, 1886) di Rudolf von Jhering a cura di Mario G. Losano. Il presente contributo nasce dalla volontà di mettere in evidenza i punti salienti del suddetto testo, mettendo in risalto le ragioni che hanno portato alla genesi del secondo volume e il metodo sociologico ante litteram jheringhiano. Dopo aver sottolineato le innovazioni concettuali del secondo volume rispetto al primo, il contributo proporrà un’analisi dettagliata della teoria del costume di Jhering attraverso una quadruplice lettura, ossia il costume come azione sociale, il costume come norma vincolante, il costume come un’istituzione sociale e il costume come un dovere sociale in rapporto alla morale e al diritto. Quantunque Jhering sia reputato come uno degli autori che hanno anticipato alcuni dei temi della sociologia del diritto, il presente contributo argomenterà come alcune intuizioni – in particola...
Dialog Campus Publishing, 2010
Vediamo più da vicino come si sono sviluppate storicamente le azioni compulsive accompagnate da emozioni e i comportamenti che richiedono una condotta puramente esteriore. Come punto di partenza per questa analisi, possiamo utilizzare la teoria morale e della moralità di Rudoph von Jhering, che, come abbiamo visto, ha visto l'emergere di norme differenziate nei secoli successivi da una moralità uniforme iniziata all'inizio dell'era moderna e legata principalmente al comportamento esterno (Jhering 1898). Jhering descrive questo sviluppo come l'inizio di una differenziazione di un mondo morale precedentemente indifferenziato e in gran parte incentrato sul comportamento esterno e l'emergere di una differenziazione di legge, morale e norme abituali di comportamento esterno (decenza, educazione) nello sviluppo europeo moderno. Jhering descrive anche la differenziazione storica dell'ordine morale un tempo unificato nelle culture europee e la separazione della morale e del diritto da una morale abituale ridotta al comportamento esterno. La dicotomia di Jhering nei concetti di etica convenzionale e di morale interiore merita un confronto con le distinzioni concettuali che prevalgono oggi. Come già notato, la distinzione generalmente accettata è che l'etica convenzionale si riferisce alle norme morali, ai valori e agli ideali che esistono nella società, mentre la morale si riferisce alla moralità intrinseca dell'individuo in seguito alla sua socializzazione da parte dell'individuo stesso. In altre parole, in questa formulazione l'etica convenzionale e la morale (interiore) sono due facce della stessa cosa. Tuttavia, ciò trascura la caratteristica sottolineata da Jhering secondo cui per alcune norme classificate come morali l'accompagnamento da parte del sentimento intrinseco è scarso o nullo, mentre per altre è fondamentale. La formulazione prevalente della morale e della teoria morale oggi tende a basarsi esclusivamente sull'analisi delle azioni accompagnate dal sentimento interiore, sia nell'etica convenzionale che nella morale, e a considerare la scomparsa degli atti insensibili del dovere, l'analisi del pudore e della cortesia, come semplici consuetudini, anche alla luce dello sviluppo storico. L'analisi di Jhering di questi ultimi, tuttavia, mostra che non sono scomparsi, né possono scomparire, ma che la misura in cui, ad esempio, le norme di decenza e cortesia obbligatorie erano state raggiunte nei circoli superiori delle società europee alla fine del XVIII secolo è ora in gran parte diminuita, e che alcuni comportamenti nei contatti sono più liberamente modellati dalla scelta individuale. Il culmine di questo travisamento, come abbiamo visto, è la teoria morale di Habermas, che esagera questo sviluppo storico sostenendo che l'etica convenzionale è oggi scomparsa e che la moralità esiste solo a livello di ideali e valori che gli individui "negoziano" esplicitamente nelle loro interazioni e agiscono in base a una consapevole accettazione.
Franco Cordero, filosofo del diritto
Lo Stato, 2021
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La norma e la libertà: la sfida etica di Paul Ricoeur
2015
This paper deals with the relation between freedom and norm in the practical philosophy of Paul Ricoeur, taking into account especially the “Little Ethics” that covers Studies VII, VIII, IX of Oneself as Another . Although Ricoeur states the priority of ethics over moral, playing the quest for good and happiness off against deontological morality of duty, it soon appears clear that the norm is necessarily implied by the development of ethics itself. No actual freedom can exist without norm; but, on the other and, no normative system is absolute, because the quest for good, in which freedom consists, cannot be fulfilled by any norm. This is the reason why it is always possible, and in some cases necessary, to act not following the established rules, but by improvisational conducts that can answer to the needs of the given situations. Aim of the article is to show the relevance of creativity for Ricoeur’s theory of action, but also to highlight the fact that creativity is not grounded...
P. Gualtieri, Discipline nazionali favorevoli e diritti dell'uomo
Il costituzionalismo internazionale dei diritti dell’uomo sta portando un diverso modo di qualificare il reato e la pena per come il giurista italiano è stato da sempre abituato ad intenderli. Una trasformazione che, lungi dal presentarsi come un cambiamento solo semantico, implica una serie di corollari che trova spinta e fondamento negli obblighi positivi di tutela e di effettiva punizione i quali, tuttavia, incontrano limiti significativi nella riserva assoluta di legge statale e, per quanto riguarda la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nell’art. 53 C.E.D.U.
2024
Il contributo intende fornire un quadro del pensiero di Franz Wieacker con riguardo alle caratteristiche della giurisprudenza romana, alla sua ‘classicità’ e al suo valore nella tradizione giuridica europea. Autenticamente storicista, il metodo di studio del diritto romano dello studioso tedesco è completamente estraneo ad attualizzazioni e dogmatizzazioni. Particolarmente interessante è la teoria secondo la quale nel diritto giurisprudenziale romano sarebbero rinvenibili non uno, ma due diritti classici, uno preletterario e l’altro letterario. Quanto al valore dello studio del diritto romano nel presente, il metodo di Franz Wieacker si rivela estremamente prezioso in quanto rappresenta una straordinaria opportunità di confronto diacronico tra noi stessi e una realtà ‘altra’, dalla quale possiamo trarre molti insegnamenti.
L’abuso di diritto è una categoria giuridica che attraversa più o meno visibilmente gran parte delle codificazioni moderne mirando a correggere quelle situazioni in cui un comportamento formalmente conforme al diritto è in realtà sostanzialmente contrario ad esso ovvero agli obiettivi per cui esso è posto e dunque abusivo . Nonostante l’abuso di diritto appartenga alla storia del diritto europeo, trovi riconoscimento espresso in numerosi ordinamenti e sia oggetto di una norma della Convenzione europea dei diritti dell’uomo , la sua esistenza come categoria giuridica autonoma non può dirsi del tutto pacifica. Ben si comprende dunque la difficoltà in cui si è trovata la Corte di Giustizia delle Comunità europee allorché sono state sollevate innanzi ad essa eccezioni relative all’uso abusivo di diritti comunitari. La vasta giurisprudenza in cui la Corte di Giustizia ha toccato, sfiorato o volutamente eluso la questione è una chiara dimostrazione di tale difficoltà; essa non ha riconosciuto un principio generale comunitario che vieta l’abuso di diritto e non ne ha dichiaratamente negato l’esistenza, nonostante più tentativi di indurla ad esprimersi in un senso o nell’altro. La giurisprudenza offre tuttavia una serie di elementi interessanti ai fini della ricostruzione del significato che ha, per la Corte, l’espressione “abuso di diritto”. Riconoscendo o negando valore a questo o a quell’elemento della fattispecie, indirettamente, essa ha comunicato una propria concezione di cosa possa essere definito esercizio abusivo di diritti comunitari, la cui ricostruzione è l’oggetto del presente scritto. Per gli estremi di pubblicazione si rinvia al CV.
L'Italia di Julius von Schlosser, Roma 2018
L'Italia di Julius von Schlosser, 2018
Tra gli studiosi più influenti del Novecento, Julius von Schlosser (1866-1938) fu un profondo conoscitore dell’arte italiana e autore della monumentale Die Kunstliteratur (La letteratura artistica), strumento ancora oggi indispensabile per la conoscenza delle fonti della storia dell’arte. Il volume, curato da Loredana Lorizzo, sonda attraverso le autorevoli voci di studiosi italiani e stranieri il profondo legame del viennese con l’Italia e con intellettuali di punta come Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Emmanuel Löwy, Giovanni Poggi, Igino Benvenuto Supino. Si propongono così al lettore nuove riflessioni scaturite da inediti carteggi e dai testi fondamentali di Schlosser, che hanno fornito un originale approccio alla cultura storico-artistica, aprendo campi di ricerca allora ancora inesplorati - dalle Wunderkammern alla ceroplastica, dall’analisi testuale delle fonti alla museologia - e approfondito temi specifici dalla storia della miniatura alla scultura rinascimentale, dagli allestimenti delle collezioni imperiali alla letteratura odeporica, in un continuo dialogo tra presente e passato.