La lucha por el trigo en el Mediterráneo catalano-aragonés. La piratería como obstáculo de los intercambios y método de aprovisionamiento ciudadano a principios del siglo XV (original) (raw)
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L'affare del grano a Massa Marittima (seconda metà del XV secolo)
Rivista di Storia dell'Agricoltura, anno LX, n. 1, giugno 2020, pp. 51-66, 2020
Disponibile online: https://www.storiaagricoltura.it/articoli/l-affare-del-grano-a-massa-marittima-seconda-met-del-xv-secolo/1698 Il saggio analizza le istituzioni annonarie del comune di Massa Marittima nella seconda metà del XV secolo, attraverso i "libretti" redatti dagli ufficiali dello stesso comune, incaricati di gestire gli approvvigionamenti e le elargizioni di grano alla popolazione urbana. Dalla documentazione emerge un sistema complesso, volto da un lato a regolamentare il prezzo del cereale e a fornirlo periodicamente ad alcune persone che svolgono incarichi specifici, sia nelle istituzioni comunali sia attraverso professionalità al servizio della comunità, e dall'altro lato a prestarlo affinché sia seminato. Proprio quest'ultima funzione consente di approfondire i rapporti tra gli abitanti di Massa, tramite l'esame delle fideiussioni per i prestiti di grano, evidenziando l'affermazione e il consolidamento delle reti clientelari e delle relazioni tra pari.
Il Mediterraneo catalano-aragonese nel XIV secolo
Il Mediterraneo è stato storicamente uno spazio di confronto e anche di scontro fra le civiltà che vi si sono affacciate. In esso tante di loro hanno fondato i propri traffici, le ricchezze, lo sviluppo economico come quello culturale. Il mare nostrum ha visto sorgere e morire regni, imperi, dinastie e le sue acque, solcate da tempi immemorabili, l’avvicendarsi di imbarcazioni sempre nuove e competitive, vuoi che avessero scopi commerciali o/e, al contrario, bellici. Fernand Braudel lo descrive come «non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà, accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle piramidi d’Egitto…» . Il pensiero di Braudel suscitò diverse reazioni da parte di storici che pure studiarono a fondo la storia di questo mare, rilevandone incongruenze, inesattenze e, cosa ancor più grave, evidenti errori metodologici. David Abulafia, in The Mediterranean in History , interviene sul tema per sottolineare il contributo umano dato alla storia di questo mare diversamente da come fece la storiografia precedente, di cui Braudel è illustre rappresentante, che concentrò la propria attenzione prevalentemente sugli aspetti di geografia fisica del mare nostrum quasi che questi fossero gli unici aspetti a determinarne le civiltà e non l’azione dell’uomo. L’autore non si limita alla descrizione, stile catalogo, delle società che si sono sviluppate nella regione, ma spiega come questi gruppi abbiano interagito tra di loro attraverso il mare, godendo di legami commerciali e politici, nonché di condivisione di idee e di credenze religiose. Anche Horden e Purcell sono dello stesso avviso, evidenziando in maniera notevole la visione determinista, di stampo vidaliano , di Braudel in riferimento ai fatti geografici e sottolinea come addirittura nel suo colossale lavoro dedichi un volume intero alle specificità geografiche del mare Mediterraneo. A lui, Horden e Purcel riservano un posto speciale tra i quattro storici che prendono in esame, i famosi «Four man in a boat» e di lui parla rimarcando la mediteerranea visione della longue durée come «a history of man in relationship to his environment, a history in which all change is slow, a history of constant repetition, ever-recurring . cycles» .
The social and comercial value of metallic vessels during the protohistory in the central and occidental Mediterranean Contents: Prima del “simposio”: vasi in bronzo e contesto sociale nell’ Etruria meridionale protostorica (Cristiano Iaia); Vasos de bronce de momentos precoloniales en la Península Ibérica: algunas reflexiones (Xosé-Lois Armada Pita); La circolazione dei doni nell’aristocrazia tirrenica: esempi dall’archeologia (Ferdinando Sciacca); Los prótomos de caldero de tipo oriental en la Península Ibérica: aproximación al problema y valoración (Raimon Graells i Fabregat); La vajilla de bronce en la edad del hierro del Mediterráneo occidental: procesos económicos e ideológicos (Javier Jiménez Ávila); Importazioni greche ed élites indigene: presenza e funzione del vasellame in bronzo arcaico in area apula (Chiara Tarditi); La vida social de la vajilla de bronce etrusca en el este de la Península Ibérica Notas para un debate (Jaime Vives-Ferrándiz Sánchez).
Megallanica 5/9, 2018
From the mid-eighteenth century until the twentieth century, the Thaler of Maria Theresa of Hapsburg, or Levantiner Thaler, was one of the most important silver commercial or trade dollar coin. It was used in the Ottoman Empire, in the Levant, in Africa and in Asia up to China. It is estimated that at least 390 million thalers of Maria Theresa were produced from 1741 to today and of these at least three quarters were coined in Hapsburg mints. The idea of minting a commodity coin was born around the mid-eighteenth century within the Court of Vienna, the great imperial bureaucracy and of the 'international' financial circuits connected to them and became densely intertwined with the development of Trieste and its trades. In all this two men appear to be sure protagonists. One was a Bohemian, Count Rudolf Chotek, and the other was the Alsatian banker Johann Fries. According to the contemporaries, the superiority of Maria Teresa's thalers more than on the intrinsic, was based on the liking that met with the taste of the consumers "Ottoman subjects". In the Mediterranean circuits the thalers played a fundamental role in the mechanisms of trade with the Levant. In addition to allowing the movement of goods and people in the areas where they were used, the thalers, supporting commercial traffic, made possible the mobility of women and men along the sea routes and their settling in the junctions that linked these routes to each other. Some judicial disputes and some cases of 'black crime', which take on the appearance of international intrigues and real criminal actions, allow us to unveil the actors of this trade and some fragments of the 'cosmopolitan' chains which, through Trieste, they managed the traffic of the thalers. Dalla metà del Settecento fino al XX secolo il tallero di Maria Teresa d’Asburgo, o Levantiner Thaler, fu una delle più importanti monete commerciali o ‘trade dollar’ d’argento, utilizzata nell’Impero Ottomano, in Levante, in Africa e in Asia fino in Cina. Si calcola che dal 1741 a oggi siano stati prodotti almeno 390 milioni di talleri di Maria Teresa. Di questi almeno tre quarti furono coniati nelle zecche asburgiche. L’idea di coniare una moneta merce nacque attorno alla metà del ‘700 all’interno della Corte di Vienna, della grande burocrazia imperiale e dei circuiti finanziari ‘internazionali’ a esse connessi e si intrecciò densamente con lo sviluppo di Trieste e dei suoi traffici. In tutto questo due uomini appaiono sicuri protagonisti. Uno fu un boemo, il conte Rudolf Chotek, e l’altro il banchiere alsaziano Johann Fries. Secondo i contemporanei, la superiorità del tallero di Maria Teresa, più che sull’intrinseco, si basava sul gradimento che incontrava presso il gusto dei consumatori “sudditi ottomani”. Nei circuiti mediterranei i talleri ebbero un ruolo fondamentale nei meccanismi dei commerci con il Levante. Inoltre, consentendo il movimento delle merci e delle persone nell’aree in cui erano utilizzati, i talleri resero possibile la mobilità di donne e uomini lungo le rotte del mare e il loro insediarsi negli snodi che collegavano le varie rotte le une con le altre. Alcune vicende giudiziarie e alcuni ‘casi criminali’, che assunsero anche la dimensione di intrighi ‘internazionali’, ci consentono di svelare gli attori del traffico dei talleri e alcuni frammenti delle catene cosmopolite che attraverso Trieste ne gestivano il commercio.
Tra il Tirreno e Gibilterra. Un Mediterraneo iberico?, a cura di Luciano Gallinari e Flocel Sabaté i Curull, vol. I, 2015
El artículo pretende demostrar que la identidad marítima de las sociedades mediterráneas es, tanto en el pasado como en la actualidad, una construcción histórica que se justifica por razones determinadas. A partir de la definición del concepto “identidad” y de la percepción del Mediterráneo como “espacio de identidades”, el texto aborda el caso de la Corona de Aragón en la Baja Edad Media y, particularmente, el ejemplo de la ciudad y el reino de Valencia. Sobre estos territorios se exponen datos y reflexiones relativos a distintos sectores socioeconómicos, sobre todo vinculados al comercio y la pesca, que indican que la proyección hacia el mar no fue siempre la dinámica escogida por sus habitantes.
Mercanti di ultima istanza? Ebrei e commercio del grano in Adriatico (XVIII secolo)
Mediterranea - ricerche storiche, 2022
L’articolo analizza il ruolo dei mercanti ebrei nel commercio del grano nello spazio mediterraneo del XVIII secolo, con un approfondimento sul caso dello Stato della Chiesa e del medio Adriatico. L’interrogativo di partenza è il seguente: è possibile individuare (se vi siano) degli elementi peculiari, connessi alle caratteristiche di una minoranza discriminata, che mettano in collegamento la rete mercantile ebraica e il commercio dei cereali e dei prodotti alimentari in generale? La capacità di far circolare informazioni e merci costituisce un fattore determinante, non solo per i mercanti ebrei; altrettanto centrale appare la capacità di intessere rapporti con le autorità locali, indispensabili per poter ottenere licenze, concessioni, commesse. Specifico del mondo ebraico, invece, è il contesto di limitazioni e di discriminazione politica e religiosa esercitata dalle autorità dei rispettivi territori. Appare piuttosto l’arrivo di condizioni di emergenza, dettate da carestie o eventi bellici, come passaggi di truppe, a costituire un terreno in cui alcuni tra i principali mercanti ebrei dello Stato riuscivano ad attivare le risorse relazionali ed economiche necessarie per rifornire le città dei cereali necessari alla sopravvivenza delle popolazioni.